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Arriva un libro bianco dai dietisti

Nutrizione Redazione DottNet | 16/01/2014 13:44

Nutrizionisti, esperti in nutrizione, coach della nutrizione: molti nomi e poche competenze. Dietro qualifiche sempre più spesso presenti sui media si nasconde il rischio di imbattersi in 'professionisti' non competenti. Molti, infatti, i laureati provenienti da aree disparate, da biologia ad economia, passando per scienze motorie, grazie master o corsi di perfezionamento, che si fregiano del titolo di 'esperti di diete', senza avere una formazione adeguata.

 

Un business redditizio che promette facili sbocchi occupazionali e segue la mania degli italiani di buttar giù i chili di troppo, soprattutto dopo le feste o prima dell'estate. Il risultato è un cittadino disorientato che fatica a districarsi in una giungla di titoli che spesso non offrono quel che promettono. Si parla di questo oggi in al convegno 'Formazione e bisogni di salute', organizzato presso il Ministero della Salute dall'Associazione Nazionale Dietisti (Andid), in collaborazione con il Coordinamento Nazionale delle Professioni Sanitarie. "Il corretto iter formativo prevede due strade: la laurea in medicina con specializzazione in scienza dell'alimentazione e la laurea in dietistica. L'alimentazione ha a che fare con molte discipline ed è dunque importante che diverse professioni prevedano una formazione anche su questo, ma ciò non significa che basti qualche ora di formazione per potersi dire competente", spiega la presidente dell'Andid Giovanna Cecchetto.

Di qui l'idea di per mettere in evidenza le criticità di un mondo che negli ultimi anni ha avuto sviluppo enorme senza una precisa regolamentazione, attraverso i dati contenuti in un 'Libro bianco sull'offerta formativa universitaria nel campo della nutrizione umana' presentato oggi al convegno. Dieta dissociata, Duncan dell'acqua, del digiuno: ogni settimana periodici femminili ne sfornano una, l'ultima, la dieta delle 500 calorie al giorno con l'ormone Hcg della gravidanza per aumentare il metabolismo. "Questo contrasta con cultura corretta dell'alimentazione - prosegue Cecchetto - perché lascia intendere che bastino pochi giorni per perdere peso, e che l'importante sia perderlo, a prescindere dal 'come'. Queste diete spesso sono all'origine dell'obesità, mettono l'organismo sotto stress con facili dimagrimenti seguiti da altrettanto facili aumenti di peso. E oltretutto non sono individualizzate in base alla persona.

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Dal libro bianco emerge l’eterogeneità e l’enormità degli accessi ai master, aperti contemporaneamente a laureati con provenienze formative e ambiti professionali molto diversi tra loro e molti dei quali senza alcuna competenza di base in ambito nutrizionale e sanitario. Ad esempio, lauree in Biotecnologie, Scienze biologiche, Scienze motorie, Chimica, Agraria, Scienze forestali, Scienze della comunicazione, Scienze dell’educazione, Scienze farmacologiche, cui sono anche associate, in vari corsi, contemporaneamente ed indifferentemente, tutte o alcune delle Professioni sanitarie. Da tale eterogeneità discende presumibilmente il gran numero di obiettivi formativi, spesso accorpati in modo disomogeneo all’interno di uno stesso corso, in relazione alla disomogeneità della tipologia di laureati iscritti.
 
Paradossalmente inoltre, l’accesso alle Professioni Sanitarie sembra determinare, all’interno degli obiettivi formativi comuni a tutti gli iscritti, l’inserimento di competenze di natura clinico/assistenziale inerenti la nutrizione, non sostenute da pertinenti competenze di base dei discenti e spesso sovrapposte al profilo professionale del dietista stesso. Queste carenze formative di base, peraltro, non possono essere colmate dall’esiguo numero di crediti formativi universitari (CFU) attribuiti dai piani formativi ai relativi insegnamenti, e quanto alle sovrapposizioni al profilo del Dietista, sottolineiamo che esiste una fondamentale differenza tra i corsi analizzati e i corsi di laurea in Dietistica, relativamente a ordinamento, insegnamenti, numero di CFU ed attività pratiche e di tirocinio, in quanto questi ultimi hanno finalità professionalizzanti, tant’e che l’esame finale consiste in un esame abilitante alla professione, mentre le altre tipologie di corsi non hanno alcuna valenza abilitante. “L’impressione complessiva che se ne ricava – ha aggiunto Cecchetto – è che la scelta che sottende all’insieme di offerte presenti nel panorama formativo italiano di ambito nutrizionale sia poco orientata a rispondere in modo selettivo e mirato ai bisogni formativi dei vari professionisti, differenziandone i livelli di approfondimento e di specificità. La carenza più significativa in questo senso riguarda le opzioni rivolte alle professioni sanitarie e in particolare ai laureati in dietistica, specialmente per quanto riguarda i Master di 2° livello”.
 
I rischi della carenza selettiva secondo l’Andid:
•  vanno a scapito della qualità e dell’efficienza formativa raccomandata dal Consiglio di Europa (Documento “On a strategic framework for European cooperation in education and training” 12 maggio 2009);
•  rischiano di fornire messaggi confondenti (specie nei confronti di chi esercita la propria attività fuori dall’area sanitaria), circa le potenzialità e i limiti dei corsi universitari post-base (in particolare Master di 1° e 2° Livello), facilmente interpretabili come opportunità di acquisizione di nuove competenze – che non vi sono – rispetto ai profili di base;
• rischiano di trasmettere ed alimentare una visione, purtroppo ancora molto diffusa, di stampo semplicistico e scientificamente inappropriato, dell’approccio applicativo della dietetica nelle situazioni fisiologiche e nella prevenzione e trattamento nutrizionale delle principali patologie connesse all’alimentazione;
• non favoriscono l’implementazione della cultura dell’interdisciplinarietà e della gestione della complessità delle connessioni tra nutrizione e salute;
• favoriscono il proliferare di qualifiche e titoli impropri, affatto rispondenti agli ordinamenti vigenti, dall’utilizzo indifferenziato del termine “nutrizionista”, ad altri esempi compresi nel Libro Bianco (Esperto AES, Master in Alimentazione e Educazione alla Salute, Bologna; Educatore alimentare eco consapevole, Master per educatore alimentare eco-consapevole di Bari; Laureato ECOCAL, economia e cultura dell’alimentazione, Perugia).
• creano rischi per la sicurezza dei cittadini contravvenendo in taluni casi al diritto alla trasparenza e alla correttezza delle informazioni. 

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Fonte: andid, ansa, qs

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