Meno di una donna su tre assume acido folico prima della gravidanza per prevenire la spina bifida e altre malformazioni congeniti del cervello, della colonna vertebrale o del midollo spinale (difetti del tubo neurale).
Questo, nonostante la ricerca da più di vent'anni abbia dimostrato che queste condizioni potrebbero essere quasi sempre evitate aumentando l'assunzione dell'acido folico prima di rimanere incinte. E' quanto emerso da uno studio condotto da ricercatori della Queen Mary University di Londra e pubblicato sulla rivista PLoS ONE che ha preso in considerazione quasi mezzo milione di donne fotografando una preoccupante tendenza: la percentuale di donne che assumono integratori di acido folico prima della gravidanza è diminuita dal 35% nel periodo 1999-2001 al 31% nel 2011-2012 . Lo studio, condotto in Inghilterra, ha anche mostrato forti variazioni in base all’etnia e l'età. Solo il 17% delle donne afro-caraibiche, il 20% delle donne dell'Asia meridionale e il 25% delle donne dell'Asia orientale assumono supplementi di acido folico, rispetto al 35% delle donne caucasiche. Inoltre, assumeva acido folico solo il 6% delle donne che ha avuto una gravidanza prima dei 20 anni rispetto al 40% delle donne di età compresa tra 35 a 39 anni. Positivo, invece, il dato su quante assumono l’acido folico appena saputo di essere incinte: la percentuale è passata dal 45% al 62%. «Ogni anno in Gran Bretagna ci sono circa 1.000 gravidanze in cui il feto è affetto da spina bifida o altri difetti del tubo neurale. Nella maggior parte dei casi si ha un’interruzione di gravidanza, una decisione molto dolorosa per le coppie che desiderano un bambino», ha detto una delle autrici dello studio, Joan Morris.
Fonte: ansa, healt, plosone
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