Lo Snami lancia la sua proposta per il rinnovo della convenzione per la medicina generale. E anche Federfarma scende in campo dichiarandosi pronta ad affiancare i medici di famiglia nell'assistenza territoriale
Lo Snami, come anticipato, ha preparato una bozza (clicca qui per leggere il documento completo) da portare alla Sisac in sede di trattativa per la medicina convenzionata. Punti principali sono il compenso delle attività in aggregazione e il rapporto medico-paziente che deve mantenere i suoi caratteri di familiarità. Primo punto irrinunciabile è la possibilità per il cittadino di potersi scegliere il proprio medico di famiglia. Inoltre, lo Snami ritiene “inadeguata, senza gli indispensabili finanziamenti”, la realizzazione di AFT e UCC. Per quanto riguarda la negoziazione il Sindacato rimanda al mittente (Sisac) ogni decisione presa unilateralmente e senza alcuna contrattazione. Ma se su questi punti si basa la premessa la bozza Snami va oltre ed entra nel vivo delle questioni. A partire dalla definizione del ruolo giuridico del Mmg che risulta “indispensabile”. Inoltre, il documento ribadisce come il passaggio alle AFT e UCCP debba avvenire con “gradualità” e l’incentivo per il personale di studio “dovrà continuare ad essere percepito fino a quando il personale non verrà fornito dalle stesse AFT e UCCP”. Sempre sul punto incentivi e indennità il sindacato autonomo precisa come “è basilare che l’adesione alle nuove forme organizzative non comporti sperequazioni ai fini giuridici ed economici tra i medici con la stessa funzione”. Per quanto riguarda il trattamento economico e il ruolo unico lo Snami “ritiene che all’interno del ruolo unico sia arduo integrare il compenso a quota capitaria e variabile, legata al meccanismo di scelta/revoca con quello a quota oraria a meno che non si definiscano compiti e funzioni ben distinti”.
Un'altra novità arriva dalla Gran Bretagna: I medici generici visiteranno anche in collegamento via Skype quei pazienti che hanno difficoltà a muoversi. E' una delle novità introdotte dal ministero della Salute in una 'rivoluzione' per gli ambulatori del Regno che avranno orari di apertura estesi alla sera e al fine settimana per permettere anche a chi lavora fino a tardi, come ad esempio i dipendenti della City di Londra, di vedere il proprio dottore. Come ha annunciato il premier David Cameron uno su otto dottori di famiglia prenderanno parte al progetto pilota, offrendo un'apertura sette giorni su sette e le visite via Skype ai loro pazienti. Al il piano, che riguarderà 7 milioni di pazienti, sono stati destinati 50 milioni di sterline. ''E' un passo molto importante per la nostra sanità'', ha detto il premier. Critico invece il Labour, secondo cui sotto Cameron si sono allungati i tempi d'attesa per vedere un medico e questa sperimentazione non risolverà il problema.
Intanto Federfarma parla d'integrazione tra farmacia e medicina di famiglia: "Finalmente si comincia a parlare di assistenza territoriale non come cenerentola dell’ospedale, ma come luogo di cura in cui ridare centralità ai bisogni del paziente anche attraverso la costruzione di reti tra i professionisti delle Cure primarie, a partire dai medici di famiglia e dalle farmacie".
La presidente di Federfarma, appena riconfermata, Annarosa Racca, non ha dubbi nel tracciare un bilancio degli Stati generali della Salute, la due giorni di dibattiti e incontri sulla riorganizzazione del Ssn promossa a Roma dal ministero della Salute.
Presidente, all’evento si è sentito spesso parlare di reti, soprattutto al convegno di martedì pomeriggio sull’assistenza territoriale, cui lei ha partecipato. E’ un segnale importante…
E’ vero, si stanno gettando le basi per un rilancio del servizio farmaceutico. Raccogliamo quello che abbiamo saputo seminare, anche grazie a una rete di rapporti con le istituzioni nazionali e regionali e con gli altri professionisti della Sanità. Penso alle sinergie costruite in questi anni con i medici di famiglia, altro pilastro delle cure primarie insieme alla farmacia, e con le associazioni dei consumatori. Particolarmente costruttivo il rapporto consolidato con l’industria farmaceutica sia come associazione di categoria sia come singola impresa. Parlare di reti del territorio significa spianare il terreno alla farmacia dei servizi, che di recente – con il riparto del Fondo sanitario 2013 – ha ottenuto anche l’imprimatur della Conferenza Stato-Regioni.
Il Def e le prospettive del Fondo sanitario 2014 hanno tenuto banco…
Sì ma ho notato che finalmente, nei dibattiti che hanno caratterizzato l’evento, si è cominciato a mettere al centro delle scelte politiche la salute dei cittadini, dopo che troppo spesso la sanità è stata presa in esame solo per discutere di tagli. Tagli che si sono concentrati sui settori con i conti più trasparenti, nei quali è più facile quantificare i risparmi, e quindi, soprattutto sulla farmaceutica convenzionata. È necessario cambiare registro e per questo apprezziamo e appoggiamo il ministro Lorenzin nelle sue battaglie, affinché non vengano apportati ulteriori tagli al settore ma si razionalizzi la spesa, si eliminino gli sprechi, si reinvestano nel settore i risparmi ottenuti, come hanno chiesto anche le Regioni. Da parte nostra c’è piena disponibilità a collaborare con il Ministero e con le Regioni in questa logica e a offrire tutto il know-how, la professionalità, le potenzialità della rete delle farmacie, per migliorare il servizio e contenere i costi.
Nel convegno di martedì sulle cure territoriali è parsa evidente una vicinanza strettissima tra voi e medici di famiglia…
E’ vero. Farmacie e medici di medicina generale sono i primi presidi territoriali del Ssn, quelli sui quali si deve puntare se si vuole portare la sanità vicino al cittadino e costruire una rete di assistenza che possa realmente consentire di curare i malati cronici a casa, evitando inutili ricoveri ospedalieri. Siamo pienamente d’accordo sul fatto che la parola d’ordine deve essere “deospedalizzare”. Ma deospedalizzare non deve significare spostare l’assistenza dai grandi ospedali a dei “fac-simile” più piccoli, perché questo rischia di avere un impatto negativo su qualità e capillarità dei servizi e privare il cittadino dei punti di riferimento indispensabili sul territorio: il suo medico di famiglia, la sua farmacia. E’, quindi, necessario fare un ragionamento diverso e coinvolgere nel dibattito sul riassetto delle cure primarie tutti i soggetti interessati, comprese le farmacie, con l’obiettivo di valorizzare le strutture e le professionalità esistenti, senza creare sovrapposizioni di funzioni e di ruoli che disorientano il cittadino e rischiano di produrre disagi e sprechi di risorse.
Farmacie protagoniste del territorio in rete con mmg e altre figure delle cure primarie. Lei come lo tradurrebbe ai titolari?
Vedo un sistema di collegamenti informatizzati tra le strutture e i professionisti del territorio per agevolare e semplificare l’accesso alle prestazioni, ridurre il ricorso al pronto soccorso, garantire un’assistenza personalizzata ai malati. Per arrivarci è però necessario rinnovare la Convenzione farmaceutica, scaduta nel 1998: è questo, infatti, lo strumento che deve definire le modalità di erogazione dei nuovi servizi in regime di Ssn. La convenzione va rinnovata subito, contestualmente al riassetto delle cure primarie, in modo che tale revisione consenta una piena e coerente integrazione delle farmacie nel sistema. Un altro punto fondamentale è quello della revisione della classificazione dei farmaci, a partire dal Pht, che va assolutamente aggiornato e reso più flessibile, come previsto dalla Legge di stabilità. Bisogna riportare in farmacia i medicinali che, sulla base di normative ormai superate, vengono distribuiti direttamente dalle Asl con motivazioni di carattere puramente contabile e non sanitario, con scarsi risparmi per il sistema e molti disagi per i cittadini. Per creare un sistema di servizi territoriali in rete e vicino ai cittadini, con i conti a posto, i passaggi sono chiari: va sviluppata la rete territoriale incentrata sui medici di medicina generale e sulle farmacie, senza bisogno di inventare soluzioni complesse e costose. In questa direzione si dovrà continuare a muovere Federfarma nel prossimo triennio.
fonte: filodiretto; Federfarma
"Chiediamo il sostegno del Presidente Mattarella, per richiamare la cittadinanza. Sarebbe paradossale che le organizzazioni sindacali dovessero trovarsi a ragionare su un possibile sciopero contro i cittadini nella veste di pazienti"
"Per molti presidenti di Regione i medici di medicina generale dovrebbero diventare dipendenti del Servizio sanitario nazionale". "Mancano 4500 medici e 10mila infermieri"
Rea (Simg Lazio): “Tra le principali esigenze, è fondamentale l’inserimento di personale infermieristico e amministrativo. Come le farmacie dei servizi ricevono investimenti anche la Medicina Generale può moltiplicare le sue funzioni”
Questo codice, attualmente in vigore, limita fortemente la possibilità di dar seguito a uno sciopero vero ed efficace, ostacolando di fatto qualsiasi iniziativa
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