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Farmaco anticancro risveglia le cellule dei malati di Hiv. Meno casi

Infettivologia Redazione DottNet | 22/07/2014 19:29

Un medicinale anticancro ha dimostrato di poter 'risvegliare' sacche di Hiv nascoste nelle cellule di pazienti che assumono farmaci anti-Hiv, esponendo il virus al sistema immunitario e rendendolo vulnerabile al suo attacco. La ricerca sull'azione del farmaco romidepsin, presentata oggi da scienziati danesi alla Conferenza Internazionale sull'Aids a Melbourne, è stata accolta fra i delegati come una delle maggiori scoperte scientifiche nel settore.

Grazie agli antiretrovirali sempre più potenti e accessibili ad un numero crescente di persone l'epidemia sta dando segni di rallentamento, con un calo dei decessi, e ora è il momento di dare il 'colpo di grazia' al virus, cercando un modo per 'stanarlo' dai suoi nascondigli all'interno delle cellule.

 

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L'argomento è stato dibattuto al congresso mondiale sull'Aids in corso a Melbourne, dove sono stati presentati i primi risultati di uno studio ancora preliminare ma molto promettente. L'Hiv, hanno spiegato gli esperti danesi dell'università di Aarhus alla presentazione, si nasconde in uno stato di ibernazione nelle cellule CD4, che sono parte essenziale del sistema immunitario. Per 'stanarlo' hanno somministrato il romidepsin, un farmaco antitumorale, a sei pazienti con Hiv e hanno scoperto che questo può identificare il virus in ibernazione e 'spingerlo fuori' dai suoi nascondigli, incrementando fra due e quattro volte più del normale la produzione del virus nelle cellule infettate dall'Hiv e rendendo così possibile rintracciarlo. "Abbiamo dimostrato che con il romidepsin possiamo attivare il virus in ibernazione, e che il virus attivato circola nel flusso sanguigno in grandi quantità - ha spiegato Ole Schmeltz Soegard, uno dei ricercatori -. La speranza è che una volta attivate le cellule in sonno sia possibile sradicarle''. La ricerca proseguirà su un numero maggiore di pazienti utilizzando il farmaco in associazione a un vaccino sperimentale che potenzia le cellule T del sistema immunitario, ma ci vorranno ancora diversi anni prima di capire se questa è effettivamente una cura. Nel frattempo, hanno affermato i ricercatori alla conferenza, bisogna 'spingere' sull'accesso agli antiretrovirali, che sono ormai in grado di trasformare l'Aids in una malattia cronica.

 

Il loro successo è stato confermato dai dati dell'Institute for Health Metrics and Evaluation (IHME) della Washington University di Seattle, pubblicati su Lancet e presentati a Melbourne. Secondo l'istituto, che ha fatto il punto sulla lotta a Hiv, tubercolosi e malaria, l'epidemia di HIV risulta meno diffusa di quanto stimato in precedenza. I decessi sono passati da 1,7 milioni nel 2007 a 1,3 nel 2013, e lo scorso anno si sono avuti 1,8 milioni di nuovi casi l'anno contro i 2,8 del 1997, con cifre incoraggianti anche per gli altri due 'big killer'. ''Abbiamo visto un grande aumento dei fondi e dell'attenzione data a Aids, tubercolosi e malaria negli ultimi 13 anni, e questo ha avuto un vero impatto - spiega Christopher Murray, uno degli estensori del rapporto -. Tuttavia molto rimane da fare''.

fonte: ansa

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