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Il sapere medico corre in rete

Professione Martino Massimiliano Trapani | 11/11/2014 11:54

La telemedicina attraverso diversi strumenti informatici consente al medico di assistere meglio i malati, di emettere diagnosi e praticare terapie anche a distanza.

«Tuttavia la visita medica tradizionale non potrà mai essere soppiantata da questi ausili, utili, ma non sufficienti a realizzare l’atto medico nella sua completezza. … Attraverso particolari "applicazioni" oggi è possibile monitorare a distanza i parametri vitali di un malato, se è diabetico indicargli la quantità di insulina di cui ha bisogno, informando al tempo stesso, attraverso un sms, il diabetologo sullo stato di salute del malato. Sono tutti strumenti nuovi di cui la medicina si serve, ma non devono mai essere confusi con il cuore del rapporto medico-paziente che è ancora e resterà sempre la visita medica tradizionale».

È proprio da queste parole di Roberto Carlo Rossi, Presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Milano (proposte all’interno del Focus dedicato alla telemedicina pubblicato sul numero 2 del Bollettino) che vogliamo ripartire per una lettura più approfondita in merito a questo tema e alle relative Linee di indirizzo nazionali promulgate lo scorso febbraio dalla Conferenza Stato-Regioni.

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«Condivido appieno quanto affermato dal presidente Rossi» esordisce il dottor Martino Trapani, Vice-Direttore Medico del Presidio Ospedaliero di Rho dell’Azienda Ospedaliera Guido Salvini «ed è basilare per la riuscita di questo progetto che sia ben chiaro che l’obiettivo che ci si vuole prefiggere con questa innovazione non è andare a sostituire il rapporto medico-paziente, che è il fulcro del nostro sistema sanitario, ma bensì avere l’opportunità di essere più vicini ai malati e assisterli con maggiore efficacia, garantendo così la migliore continuità ospedale-territorio. Infatti sarà sempre necessario sottoporre il paziente a un atto medico reale, ma una volta raggiunta una diagnosi certa si potranno gestire a distanza, per esempio, le fasi di monitoraggio, prescrizione di farmaci, verifica dei parametri vitali».

Le numerose iniziative in questa direzione - che coinvolgono tutto il panorama europeo che vede esperienze già attive e regolamentate in Francia e soprattutto nei Paesi del Nord come Norvegia, Svezia, Danimarca, Finlandia - testimoniano un’attenzione crescente verso la telemedicina, attraverso la quale modellare una risposta all’altezza delle mutate esigenze assistenziali. Infatti, ci troviamo di fronte a una società caratterizzata da una popolazione sempre più anziana, con soggetti quindi in gran parte affetti da patologie croniche e che richiedono risposte terapeutiche sempre maggiori.

Questa situazione impone una revisione strutturale e organizzativa delle reti di assistenza volte sia a garantire la sostenibilità del sistema sanitario - attraverso un opportuno bilanciamento delle risorse disponibili, spostandone le basi dall’ospedale al territorio - sia un sistema più efficace ed efficiente.

«Noi abbiamo uno dei sistemi sanitari tra i migliori al mondo» prosegue il dottor Trapani «perché fondato sul concetto di universalità nella gratuità delle cure. È però ormai chiaro che per poter garantire a tutti i cittadini un equo accesso agli interventi sanitari mantenendoci all’interno degli stessi parametri di spesa dobbiamo intraprendere una strada obbligata, cambiare cioè modello e strumenti di supporto per raggiungere i nostri obiettivi».

I vantaggi derivanti da un’introduzione strutturata a livello nazionale (dove alcuni progetti sono peraltro già in atto in diverse realtà) dell’utilizzo della telemedicina potrebbero essere innumerevoli: riduzione del sovraffollamento di ambulatori e ospedali e, di conseguenza, riduzione dei tempi medi di attesa per le prestazioni, trasmissione delle informazione cliniche con una conseguente limitazione degli spostamenti per i malati, equità di accesso e continuità all’assistenza sanitaria indipendentemente dalla propria residenza, per esempio paesi molto isolati, o poco collegati con centri di riferimento specializzati.

Ma altrettanti aspetti positivi riguardano anche la qualità delle cure, perché il medico potrà in tempo reale consultare nozioni cliniche costantemente aggiornate e avvalersi, per esempio, del consulto in diretta con uno specialista o avere informazioni sulle differenti terapie possibili grazie all’utilizzo di strumenti operativi semplici e immediati che gli permetteranno di avere a disposizione una marea di dati informatici, testuali, video. Potrà, in sintesi, offrire un’assistenza ancora più precisa e puntuale e questo è un vantaggio assoluto per il paziente. Si tratta altresì di un supporto importantissimo per il medico che potrà contare sulle conoscenze condivise e così operare con una maggiore sicurezza diagnostica e terapeutica.

Ovviamente, al fianco dei vantaggi inevitabilmente troviamo aspetti di criticità connessi ad aspetti normativi o regolamentari, quali per esempio la privacy e la riservatezza, ai possibili aspetti medico-legali, scenari insomma che andranno a delinearsi in maniera chiara ed esplicita in corso d’opera e verso i quali sarà necessario individuare le migliori soluzioni possibili. A tal fine, le Linee di indirizzo nazionali prevedono la composizione di una Commissione tecnica paritetica composta da sei membri, tre di nomina ministeriale e tre indicati dalle regioni.

Tempi maturi anche per gli operatori

Presupposto fondamentale affinché il progetto decolli, saranno i processi di formazione/informazione di medici e pazienti.

«A mio avviso il sistema è pronto e maturo per affrontare il cambiamento» prosegue Martino Trapani. «La maggior parte dei medici utilizza con estrema confidenza sistemi informatici quali pc, smartphone, tablet. Per quanto riguarda i pazienti, invece, il discorso è un po’ diverso perché trattandosi in gran parte di soggetti anziani la loro accessibilità a strumenti innovativi, quali per esempio Skype, rappresenta attualmente il limite maggiore che ci troviamo di fronte.

Un secondo problema è di tipo culturale: è indispensabile cioè far comprendere ai malati che questa innovazione si tradurrà in un’assistenza migliore e ancora più efficiente e aiutarli così a vincere una naturale sensazione di diffidenza e sfiducia iniziale. Rimangono, in questa fase, ancora da definire gli strumenti adatti e l’identificazione del soggetto che dovrà metterli in atto».

Ma esiste anche un “capitolo” investimenti che è necessario affrontare:

«Nel documento emanato dalla Conferenza Stato-Regioni non è contemplata nessuna voce legata a risorse aggiuntive da destinare alla telemedicina» fa notare il dottor Trapani. «Il problema è che nel caso, per esempio, delle strutture pubbliche, queste non sono assolutamente nelle condizioni di fare fronte autonomamente agli investimenti necessari per avviare una fase di start up del progetto che si tradurrà solo in un secondo tempo in un effettivo risparmio. Sarà quindi indispensabile prevedere dei finanziamenti o almeno pensare alla possibilità di andare a vincolare alcune risorse delle Unità ospedaliere destinandole a un investimento in tal senso. Discorso simile per i medici di famiglia, che dovrebbero essere stimolati a sposare questa importante innovazione anche attraverso degli incentivi economici».

«Vorrei fare anche un breve cenno» conclude il dottor Trapani «al ruolo della formazione universitaria: premesso che gli standard qualitativi delle nostre facoltà sono elevati, è auspicabile che i corsi di laurea in Medicina mostrino maggiore interesse verso le innovazioni, come la telemedicina, che coinvolgono la realtà sanitaria del nostro paese, come anche il ruolo sempre più centrale assunto dalla tecnologia, termine che si riferisce sia agli interventi terapeutici e riabilitativi sia a strumenti, apparecchiature, protocolli, applicazioni informatiche, come per esempio la cartella clinica elettronica. Abbiamo bisogno, in sintesi, di una formazione che pur salvaguardando i principi e gli insegnamenti alla base della professione sanitaria siano maggiormente in sintonia con la realtà della nostra società 2.0».

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