Il fenomeno della resistenza agli antibiotici delinea in Italia un ''quadro preoccupante'', con un consumo di tali farmaci ''record e in aumento'' mentre ''sono stimati 5000-7000 decessi annui riconducibili ad infezioni ospedaliere'' da germi multiresistenti, con un costo annuo superiore a 100 milioni di euro''.
A sottolinearlo, dopo l'allarme lanciato dal governo inglese sulla pericolosità del fenomeno, è la Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali (Simit). Il fenomeno dell'antibioticoresistenza, avverte la Simit, ''ha carattere universale, ma in Italia il quadro è decisamente più preoccupante. Il consumo di antibiotici in ambito umano è uno dei più alti in Europa ed anche il consumo di antibiotici in ambito veterinario è fra i più elevati; il consumo di soluzioni idroalcoliche per l'igienizzazione delle mani, aspetto centrale della prevenzione della diffusione dei batteri antibioticoresistenti, è invece fra i più bassi in Europa; la diffusione di numerosi germi multiresistenti è un problema rilevante in molti ospedali, ma le multiresistenze si stanno rapidamente diffondendo anche al di fuori delle strutture sanitarie''. Nei Paesi Ue, circa 25.
Potrebbe mettere a rischio i successi ottenuti negli ultimi decenni con la medicina moderna: il fenomeno della resistenza agli antibiotici da parte di 'super batteri' causa di gravi infezioni, dinanzi ai quali la scienza si trova sempre di più ad avere delle armi spuntate, rappresenta un allarme globale. A dirlo è l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ed il ministero della Salute, assicura il ministro Beatrice Lorenzin dopo l'allarme rilanciato dal governo inglese, considera il contrasto a tale emergenza ''una priorità''. ''Sono contenta che oggi se ne parli - ha affermato Lorenzin - noi stiamo affrontando il tema come primo punto della nostra agenda insieme ai vaccini da quando faccio il ministro, ne stiamo parlando da almeno un anno e mezzo. La resistenza agli antibiotici è un problema mondiale e una causa di morte''. Due i fronti su cui si sta lavorando, ha chiarito quindi il ministro: ''Da una parte c'è l'assunzione da parte degli esseri umani'', dall'altra l'assunzione da parte degli animali di allevamento. Il dato sull'uso degli antibiotici è alto nei nostri allevamenti, ha aggiunto, ''ma dentro gli alimenti che mangiamo gli antibiotici sono pochi, perchè nel momento in cui la carne viene macellata si è atteso un tempo sufficiente per smaltirli''.
E se pochi sono i nuovi antibiotici allo studio, ''qualunque nuovo farmaco dovrà tuttavia essere sempre utilizzato in maniera appropriata e la chiave della lotta alla multiresistenza risiede proprio nell'uso prudente degli antibiotici stessi'', ricorda Marta Ciofi degli Atti, responsabile di Epidemiologia Clinica dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, dove numerose sono le azioni messe in atto per controllare la diffusione di germi multiresistenti, a partire dalla condivisione di rigorosi protocolli clinici per la limitazione dell'uso inappropriato degli antibiotici, sino all'identificazione di portatori di germi multiresistenti. Eppure, ricorda il direttore generale dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) Luca Pani, è sufficiente osservare poche, ma chiare regole, per evitare che gli antibiotici non funzionino più: ''usarli solo quando necessario, dietro prescrizione, seguendo dosi e durata della terapia e mai per virus, influenza e raffreddore. Proprio come indica - conclude - la recente campagna di comunicazione dell'Aifa, giunta alla sua quinta edizione, che promuove 'le regole del club (dei virtuosi)' degli antibiotici''.
fonte: ansa
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