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Apolattoferrina vs Lattoferrina in ostetricia

Ginecologia Fiammetta Trallo | 19/05/2015 10:53

La Lattoferrina è una proteina multifunzionale con un efficace ed ampio spettro antimicrobico.

È un fattore essenziale della regolazione e modulazione del sistema immunitario, in particolare, dell’attività delle cellule killer naturali.

L’interesse dei ricercatori negli ultimi anni per la Lattoferrina è determinato dalla poliedricità d’azione di questa proteina che risulta interessata in numerosi meccanismi biologici.

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Nell'organismo è contenuta nei granulociti neutrofili di latte, lacrime, sudore, bile, liquido seminale e succo pancreatico e, nella specie umana, il gene che codifica per la Lattoferrina è situato sul cromosoma 3 con localizzazione 3q21-q23.

La Lattoferrina appartiene al gruppo delle transferrine e possiede due siti di legame per lo ione ferrico (Fe3+). La potente azione di chelante si verifica perché in presenza del ferro si comporta come una calamita legandolo a sè a PH neutro o alcalino per rilasciarlo a PH acido.

In pratica la Lattoferrina non è mai satura di ferro e la sua affinità per questo metallo è talmente forte che riesce a sottrarre il ferro libero all’ambiente circostante privando i microbi di un nutriente prezioso per la loro sopravvivenza. I batteri, privati del ferro, sono costretti ad abbandonare le colonie diventando così più vulnerabili alle terapie farmacologiche. I biofilm di ceppi batterici patogeni hanno infatti una massa batterica tale che può rendere inefficaci anche i più potenti antibiotici. La Lattoferinna inibisce questo biofilm svolgendo da sola un’importante azione battericida; se associata con antibiotici ne potenzia l’attività farmacologica.

La Lattoferrina possiede inoltre un'attività battericida ferro-indipendente in grado di attaccare e lisare la membrana batterica tramite la rimozione della componente lipopolisaccaridica. In combinazione con il lisozima, che a sua volta è in grado di scindere i legami β1-4 glicosidici del peptidoglicano, induce la morte del batterio per citolisi.

Queste capacità derivano dalla sua struttura molecolare che è di tipo tridimensionale ed è costituita da una singola catena polipeptidica di 692 aminoacidi, strutturata in due lobi globulari, lobo N-terminale e lobo C-terminale, uniti da una struttura ad alfa-elica. I due lobi possono assumere una conformazione aperta o chiusa, e passare da una forma all’altra. Il lobo N-terminale o Apolattoferrina assume una conformazione aperta, mentre il lobo C-terminale o Ololattoferrina resta chiuso.

La conformazione aperta della Apolattoferrina consente un più agevole accesso agli ioni Fe3+ liberi o complessati e di conseguenza, questa sua superiore attività chelante il Fe3+ vs Lattoferrina le conferisce una maggiore efficacia clinica come agente anti- microbico rispetto alla molecola originaria.

In Ostetricia la Lattoferrina, già da alcuni anni, viene efficacemente impiegata per il controllo dell’anemia gravidica. La capacità della Lattoferrina di legare il ferro alimentare e trasportarlo al sangue fino ai tessuti è due volte superiore alla Transferrina e la sua attività viene mantenuta anche negli ambienti acidi come lo stomaco. Inoltre, svolge un ruolo determinante nel riequilibrare la quantità di ferro nel sangue eliminando l’eventuale sovraccarico nei tessuti.

Somministrata sotto forma di capsule vaginali in gravidanza ha dimostrato di combattere e prevenire efficacemente alcune patologie ostetriche e, in misura maggiore, quando è impiegata come Apolattoferrina.

Tra i meccanismi che provocano aborto spontaneo, parto pretermine e rottura prematura delle membrane vi è anche una compartecipazione dell’ambiente microbico vaginale. L’Apolattoferrina, assunta in capsule vaginali per una decina di giorni al mese può svolgere un’azione preventiva importante. Nei casi di raccorciamento della cervice viene impiegata fino al termine della gravidanza: le infezioni, anche opportuniste, della vagina contribuiscono a far  raccorciare prematuramente il collo dell’utero.

L’Apolattoferrina promuove anche i fattori che condizionano l’impianto e la formazione dell’interfaccia materno-fetale ed in particolare incrementa la differenziazione del trofoblasto favorendo l’endocitosi tramite clatrina e il trasporto di vescicole dall’apparato di Golgi agli endosomi delle cellule del trofoblasto.

Questa importante proprietà della apolattoferrina è meno sfruttabile nella ricerca della gravidanza spontanea ma potrebbe invece trovare un’applicazione nelle gravidanze assistite nei centri di PMA.

Bibliografia:

Lopez V et al. Lactoferrin receptor mediates apo- but not holo-lactoferrin internalization via clathrin-mediated endocytosis in trophoblasts Biochem. J. 2008 411, 271–278 (Printed in Great Britain) Doi:10.1042/BJ20070393.

Red-Horse K. et al. Trophoblast differentiation during embryo implantation and formation of the maternal-fetal interface The Journal of Clinicai Investigatin 2004 114, 744–754.

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