Aumentare e migliorare gli screening per conoscere il reale numero delle persone contagiate dal virus, questo uno dei primi obiettivi del Piano Nazionale per l'eradicazione delle epatiti virali B e C, messo a punto dal Ministero della Salute.
Atteso da tempo, sollecitato anche dall'Organizzazione Mondiale della Sanità e finalmente trasmesso dal Governo alla Conferenza Stato-Regioni, il testo (clicca qui per scaricare il testo completo) è al vaglio dei tecnici prima di esser discusso. Cinque le linee strategiche previste dal documento programmatico: rinforzare la sorveglianza per identificare i malati non ancora diagnosticati; aumentare la prevenzione per ridurre la trasmissione del virus; uniformare sul territorio gli standard di accesso alle cure; aumentare l'informazione del pubblico e la formazione del personale.
Mission del PNEV è assicurare un approccio omogeneo sul territorio nazionale a queste patologia, in linea con il principio universalistico del diritto alla salute sancito dalla Costituzione. Per questo il Piano punta a porre le basi per un accesso alle cure per le epatiti virali che sia uniforme su tutto il territorio nazionale, con equità e qualità delle cure, e che alla luce delle recenti terapie contro L’Hcv, ne assicuri l’accesso a tutti i pazienti.
Lo scenario italiano. Quello contenuto nel PNEV è un vero e proprio piano di battaglia per contenere il dilagare delle epatiti B e in particolare della C.
Il quadro epidemiologico delle epatiti B e C negli ultimi trent’anni è cambiato con una diminuzione sia delle nuove infezioni, sia della prevalenza dei markers di infezione dei due virus grazie alle vaccinazioni di massa anti HBV, ad una maggiore attenzione nelle precauzioni universali e ai test di screening sul sangue e al test molecolare per il virus C. Ma non si può abbassare la guardia. Negli ultimi dieci anni è stato registrato un incremento del numero di nuovi casi di infezioni HBV , perlopiù trasmesse da rapporti sessuali e non di rado con popolazioni immigrate da regioni endemiche per HBV.
In Italia il primato europeo per numero di persone HCV positive. Non solo. in Italia si stima che i pazienti cronici con HCV siano oltre un milione di cui 330mila con cirrosi. Soprattutto il nostro Paese ha il primato in Europa per numero di persone HCV positive e per mortalità di tumore primitivo del fegato. Oltre 20mila persone muoiono ogni anno per malattie croniche del fegato, due persone ogni ora, e nel 65% dei casi l’epatite C è la causa unica o concausa dei danni epatici. Le Regioni più colpite sono quelle del Sud Italia. In Campania, Puglia e Calabria la prevalenza dell’HCV supera il 20% nella popolazione over 70.
Sono cinque i grandi capitoli del documento, cinque linee di indirizzo da seguire, per assolvere alla sua mission: epidemiologia; prevenzione; sensibilizzazione, informazione e formazione; cura, trattamento e accesso; impatto sociale.
Tre invece gli elementi portanti su cui si basa il modello di gestione per assicurare un pieno successo del Piano: l’individuazione delle aree prioritarie di intervento, definendo anche tempistiche e responsabilità; una collaborazione massima con la Conferenza Stato Regioni; un’azione di centralizzazione di coordinamento e monitoraggio da parte del ministero della Salute che vedrà coinvolte l’Aifa l’Iss, la Conferenza Sato Regioni, le società scientifiche gli esperti e le Associazioni dei pazienti.
Progetti pilota regionali di screening su HCV. Uno degli atout del PNEV è lo screening per HCV nela popolazione generale, un intervento considerato fino a poco tempo fa non appropriato e costo efficace a causa della limitata efficacia delle terapie disponibili. Uno scenario oggi cambiato grazie alle nuove terapie che mostrano tassi di guarigione superiori rispetto alle precedenti, e agli studi che hanno dimostrato come la malattia epatica avanzata produca costi molto più elevati rispetto ad una infezione rilevata e guarita con una terapia duale.
Insomma, come si legge nel documento, ci sono evidenze solide e clinicamente validate sull’appropriatezza dell’offerta di screening per HCV nella popolazione a rischio.
Le attività chiave dei progetti pilota saranno quindi: disegno e valutazione aspetti etici ed economici; individuazione dei gruppi di popolazione a rischio e luoghi di offerta dei test; definizione del percorso per i positivi allo screening, predisposizione del protocollo per attori offerta test e la predisposizione del materiale informativo.
Nell’ambito del progetto pilota, sarà condotto uno studio per valutare l’accuratezza diagnostica di un test rapido per la ricerca degli anticorpi HCv su campioni di saliva. Gli attori coinvolti in questa fase che durerà 24 mesi più tre mesi di analisi sono il ministero della Salute, Iss, Aifa, Regioni, Asl; Aisf, Fire; Simg/Fimmg, Fimp, SItI, Sim, e associazioni dei pazienti.
Promozione di studi di costo efficacia. Altro tassello del Piano è poi costituito dagli studi di costo efficacia. Un obiettivo che dovrà realizzarsi nell'arco di 18 mesi. In Italia la triplice terapia per HCV (PEG + ribavirina e Pl di prima generazione) costa intorno ai 30-35mila per trattamento. E i costi per le nuove terapie potrebbero presentare costi per paziente anche superiori a quelli dei farmaci già disponibili. Ma, sottolinea il Piano, l’Italia ha un numero di pazienti con HCV superiore al resto d’Europa. Diventa quindi indispensabile fare un uso razionale delle risorse.
Inoltre alcuni studi hanno dimostrato che i nuovi trattamenti sono costo efficaci nel lungo periodo, mancano tuttavia analisi di impatto a causa delle scarse informazione aggiornate di prevalenza. E, ricorda il documento, la costo efficacia ha motivato negli Usa la scelta di una massiccia campagna di screening anti HCV nei baby boomers. Da qui la necessità di attivare gli studi di HTA per pazienti con HCV e HBV che tengano conto dei costi diretti e indiretti in particolare della perdita di produttività che hanno impatto ad esempio sull’Inps. Servono anche attività di budget impact per quantificare le risorse necessarie e sostenere campagne di screening su popolazione e rischio e il trattamento di un numero crescente di pazienti.
Gli attori che saranno coinvolti in questa fase sono il ministero delle Salute, Aifa, Siha, gruppo Wef. Associazioni di pazienti, Aisf, Fire, Agenas, Simit e Sim.
fonte: ansa, QS
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