I trucchi e le creme dovranno essere sostenibili. Stop ai certificati 'fai da te'
Niente "trucchi" contro l'ambiente. O meglio, "trucchi" sì ma con un marchio di eco-sostenibilità. La Camera ha avviato il confronto su due diversi progetti per arrivare alle messa a punto di una legge che regolamenti le normative sui cosmetici.
Il tema è all'ordine del giorno dei lavori di due commissioni - la commissione Ambiente e la Lavori pubblici - e presto potrebbe arrivare una norma che introdurrà un eco-marchio. Gli europei consumano due milioni di tonnellate l'anno di cosmetici. Trucchi, creme, tinture per capelli, shampoo e bagnoschiuma che insieme ai flaconi e alle scatolette che li contengono finiscono direttamente nell'ambiente.
Nonostante queste enormi quantità, nel nostro Paese non esiste una normativa che prevede di 'misurare' cosa e quanto di questi prodotti effettivamente finisce nell'aria, sotto terra, in acqua. Presto qualcosa potrebbe cambiare. Per colmare questa lacuna infatti è nata una proposta di legge sulla cosmesi sostenibile che, introducendo un 'marchio italiano di qualità ecologica', va nella direzione "di una maggiore tutela dell'ambiente e della salute, e mette l'Italia al passo con i paesi più avanzati dall'Ue".
Così lo spiega il presidente della commissione Ambiente della Camera, Ermete Realacci (Pd) che è anche il primo firmatario del provvedimento. Questa proposta mira anche a "far crescere una filiera virtuosa, che puntando su ricerca, innovazione e nuove professionalità potrebbe diventare uno dei nuovi campi di azione della green economy e della chimica verde". Gli obiettivi sono quelli di istituire un marchio italiano sulla qualità ecologica dei cosmetici, di prescrivere che per ogni prodotto sia specificata la composizione, le sostanze non biodegradabili o con potenziale impatto sull'ambiente e sulla pelle eventualmente presenti e di catalogare quelle dannose che non possono rientrare in un prodotto a certificazione ecologica.
Il fatto che ci sia un'esigenza di mercato è documentato dalla attuale esistenza di molti marchi privati. Purtroppo però - si legge nella relazione al testo di legge - queste certificazioni "fai da te" sono adattabili a qualsiasi esigenza e spesso sono molto diverse le une dalle altre, finendo così per creare una confusione insostenibile da parte dei consumatori. Oltre a questi marchi ecologici ce ne sono poi molti altri che non seguono alcuna regola, si tratta di veri e propri loghi di fantasia che il produttore appone sull'etichetta allo scopo di attirare la clientela attenta all'etica, ma da cui è meglio non farsi ammaliare.
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