Responsabile della rete Umbria, è importante la diagnosi precoce
Bulimia e anoressia colpiscono sempre prima. Negli ultimi anni la media è passata da 15-17 anni a soli 10 anni. E' quanto emerge da una ricerca condotta in ambito nazionale dal ministero della salute della quale è stata capofila la rete delle strutture dell'Usl Umbria 1 dedicate ai disturbi dell'alimentazione, diretta da Laura Dalla Ragione che sottolinea l'importanza di riconoscere precocemente i sintomi dopo il suicidio di una undicenne nei giorni scorsi a Torino. In Umbria la rete per Dca è articolata sul territorio. A Palazzo Francisci di Todi si trova il centro, anche residenziale dedicato ad anoressia e bulimia, a Città della Pieve quello che si occupa di obesità e ad Umbertide la struttura specializzata per i disturbi dell'età infantile.
La responsabile dei centri umbri, psichiatra e psicoterapeuta, sottolinea poi come i disturbi alimentari "si associno sempre più spesso a quelli psichiatrici, come depressione, ossessioni e ansia". "Ci sono poi - aggiunge - i gesti di autolesionismo e un elevato rischio di suicidi". Dagli studi è anche emerso come "l'insorgenza precoce dei disturbi alimentari abbia una prognosi più severa". "Con una maggiore lentezza nella guarigione - afferma la dottoressa Dalla Ragione - e con frequenti ricadute nell'età adulta". Da anoressia, bulimia e più in generale dai disturbi alimentari "si può comunque uscire" e un numero verde sos Disturbi alimentari 800180969 è stato istituito della Presidenza del Consiglio dei Ministri. "Ci sono oggi - spiega ancora la responsabile della rete umbra - terapie molto specializzate. Mancano invece in ambito nazionale strutture riabilitative specializzate ma in questo settore - conclude la dottoressa Laura Dalla Ragione - l'Umbria è una regione d'eccellenza".
La correlazione emerge per la prima volta da uno studio condotto presso l'Università della California, a Riverside, e pubblicato sul Journal of Clinical Investigation Insight
I ricercatori del Labanof dell’Università Statale di Milano hanno esaminato due scheletri di donne e dei loro feti, con deformità attribuibili all'osteomalacia, una patologia legata alla fragilità ossea e associata alla carenza di vitamina D
Lo rivela uno studio effettuato su 1771 studenti di 48 scuole elementari pubbliche di Madrid
La pratica potrebbe salvare 820.000 vite l'anno
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