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Contraccezione, in Italia una donna su quattro usa metodi poco sicuri

Ginecologia Redazione DottNet | 26/09/2016 20:39

L'allarme arriva da alcuni dati citati dalla Sigo, Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia, in occasione della giornata mondiale della contraccezione

Contraccezione difficile in Italia: il 24,8% delle donne in età fertile, una su quattro, usa sistemi poco sicuri per evitare una gravidanza indesiderata. L'allarme arriva da alcuni dati citati dalla Sigo, Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia, in occasione della giornata mondiale della contraccezione. Ancora oggi il 17% ricorre alla pratica del coito interrotto, il 4,2% si affida ai metodi naturali e il 3,1% alla buona sorte o altri rimedi. "Questo quadro denota una scarsa consapevolezza e richiede interventi di educazione sessuale e all'affettività sin dalla scuola - spiega il professor Paolo Scollo, presidente Sigo -. Nel nostro Paese certi temi sono ancora considerati un tabù. Soprattutto servono programmi educazionali specifici per le categorie più propense a comportamenti scorretti e pericolosi come gli under 30 e le donne d'origine straniera".

Nel mondo la situazione risulta ancora più complessa e variegata: l'Oms, Organizzazione Mondiale della Sanità, stima che per 225 milioni di donne e ragazze, in particolare quelle nei Paesi in via di sviluppo, vi sia un bisogno insoddisfatto in termini di contraccezione. Oltre 200 milioni di donne e ragazze, in sostanza, vorrebbero ritardare o evitare una gravidanza ma non usano un metodo contraccettivo efficace. Le ragioni sono diverse da Paese a Paese - evidenzia l'Oms - ma sono legate essenzialmente alla mancanza di scorte, a barriere politiche e culturali e a scarsa qualità dei servizi. Tutto questo - evidenzia l'Organizzazione Mondiale della Sanità - nonostante negli ultimi 25 anni siano stati fatti molti progressi in termini di salute sessuale e riproduttiva delle donne. In occasione della giornata mondiale della contraccezione fanno sentire la propria voce anche alcune associazioni. Tra queste Amica (Associazione medici italiani contraccezione e aborto), che lancia l'allarme sul fatto che dal 26 luglio scorso non vi è alcuna pillola contraccettiva che si trovi in fascia A, gratuita e a carico dell'Ssn.

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Questo perché da quella data è entrata in vigore una determina Aifa (Agenzia italiana del farmaco) che inserisce in fascia C, a pagamento, i farmaci anticoncezionali prima in fascia A. La Consulta consultori Roma, insieme ad Amica, chiede la gratuità della contraccezione, già prevista per i consultori ma che non è pienamente attuata, almeno per le adolescenti e le donne in condizioni economiche precarie, l'allineamento del costo dei contraccettivi a quello medio dei paesi europei, più basso, oltre che la possibilità di aborto farmacologico in regime ambulatoriale e il potenziamento dei consultori. Secondo una denuncia proprio della Consulta di Roma la rete dei consultori è in diminuzione e incompleta: nella Capitale, ad esempio, ne esistono 48 a fronte dei 144 previsti in base al rapporto uno su 20mila abitanti individuato per legge. La situazione, sebbene con alcune differenze, è simile su tutto il territorio nazionale. Per informarsi e scegliere consapevolmente sulla contraccezione, le scelte sessuali e riproduttive la Sigo ricorda che sul sito www.sceglitu.it c'e' la pagina 'Parla con il Gine' dove 7 giorni su 7 due esperti rispondono on line alle domande.

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