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I sindacati si appellano a Lorenzin: subito i fondi per l'Ssn e Lea

Sanità pubblica Redazione DottNet | 23/01/2017 19:28

La situazione è drammatica in tutti gli ospedali per i tagli. Ferma la chirurgia al Cardarelli di Napoli

Il Servizio sanitario nazionale (Ssn) è "alla deriva", per "l'emorragia" di medici e addetti che si trova a dover fronteggiare e per i "continui tagli" che mettono ora a rischio anche la realizzazione dei nuovi Livelli essenziali di assistenza. Dopo l'allarme lanciato nei giorni scorsi dalla Fp-Cgil, che ha calcolato come in 7 anni il comparto Salute abbia perso ben 50mila addetti, i sindacati tornano 'all'attacco' e ribadiscono al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, la richiesta di un incontro urgente.

Nella sanità, aveva avvertito la Funzione Pubblica Cgil in un report realizzato sulla base dei dati del Conto annuale dello Stato (clicca qui per scaricare il documento completo), "è in corso una vera e propria emorragia di personale, quasi 50 mila lavoratori in meno dal 2009 a oggi". Inoltre, a causa del blocco del turn over, "l'età media nel sistema sanitario sfonda quota 50,1 anni e le proiezioni la collocano a 54,3 nel 2020". In particolare, si calcolano 40.364 lavoratori persi dal 2009 al 2015: circa 8.000 medici, 10.300 infermieri, 2.200 Operatori di assistenza e 20.000 lavoratori tecnici. Una situazione ormai insostenibile secondo i sindacati medici.

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Per questo, "bisogna tornare a investire nel Ssn, e dunque nel personale. Questa è l'unica via per dare credibilità al provvedimento che definisce i nuovi Lea; il ministro Lorenzin ci incontri", afferma la segretaria confederale della Cgil Rossana Dettori. I "continui tagli - denuncia - hanno colpito il cuore del Sistema Sanitario: sono migliaia gli operatori in meno, e le conseguenze sono un sovraccarico di lavoro e una riduzione dei servizi". Questa situazione di "sofferenza, nonostante l'impegno del personale, si riflette negativamente sui servizi offerti ai cittadini. Gli effetti più eclatanti - spiega - si riscontrano negli ospedali o nei pronto soccorso, come le cronache ci segnalano".

Inoltre, "l'impoverimento dei servizi territoriali - avverte - si scarica sullo stesso ospedale e sul pronto soccorso in un corto circuito che va interrotto". E la "deriva della sanità regionalizzata non conosce freni né vincoli, con espedienti e opportunismi invece di salute", incalza anche il segretario nazionale del sindacato dei medici dirigenti Anaao-Assomed, Costantino Troise, evidenziando alcuni esempi da nord a sud. In Piemonte ad esempio, rileva, "un fantasioso commissario ha pensato di pagare le carriere degli infermieri con le risorse economiche rese disponibili dall'attività libero professionale dei medici. Alla faccia della legge che le ha destinate alla riduzione dei tempi di attesa dei cittadini", mentre in Basilicata "si continua a violare la direttiva Ue in materia di orario di lavoro, in attesa che la Corte Costituzionale trovi il tempo di discutere il ricorso promosso dal governo".

Una sanità "sempre più a pezzi che - denuncia Troise - frantuma i diritti di cittadini e professionisti". Parla di Ssn "al collasso" pure il Movimento 5 Stelle: "Ministro della Salute e governo cosa aspettano a stanziare le risorse necessarie? Con questo gioco perverso di mancati finanziamenti al pubblico e forte aumento dei cittadini che accedono alle cure viene svuotato di senso l'articolo 32 della Costituzione che sancisce il diritto alla salute. Un diritto che - conclude M5S - 'bypassa' gli obblighi di pareggio di bilancio".

La dimostrazione dei dubbi dei sindacati arriva da Napoli, dall'ospedale Cardarelli: "Siamo arrivati al pronto soccorso alle tre di domenica pomeriggio, ci hanno visitato abbastanza velocemente però da allora siamo qui, su una barella nel corridoio davanti all'osservazione breve, dentro non c'è più posto". E' una giovane donna, distesa su una barella con un'infezione renale, a descrivere la crisi dell'ospedale Cardarelli di Napoli dove sono ricomparse le barelle in tutta l'area del pronto soccorso e dove oggi si sono fermate le operazioni di neurochirurgia, perché nella sala operatoria i medici sono stati costretti a sistemare i pazienti che avevano bisogno di rianimazione e terapia intensiva, reparti però già pieni.

Una crisi infinita, quella dell'ospedale napoletano, che si è acuita nel week-end e in particolare nella notte tra domenica e lunedì, quando 138 persone si sono presentate al pronto soccorso: 90 nella gli accessi nella sola mattinata di oggi. Lo stop più grave è quella agli interventi di neurochirurgia che sono saltati perché per quattro pazienti non c'era più posto in rianimazione e terapia intensiva, dove sono in tutto 38 le postazioni attrezzate con le tecnologie necessarie. Poche. E infatti nel pomeriggio il direttore generale Ciro Verdoliva annuncia che saranno aggiunti altri quattro-sei letti nelle prossime 24 ore. "E' un momento difficile - spiega - inutile nasconderlo: tutti i posti sono occupati ma siamo riusciti ad individuare delle disponibilità di altre strutture per trasferire alcuni pazienti". Lo stop agli interventi è arrivato stamattina alle otto, quando si contavano quattro pazienti in più della capienza della rianimazione: due sono finiti nel complesso operatorio di neurochirurgia, uno nella sala operatoria di pronto soccorso e uno nella zona del codice rosso del pronto soccorso. Verdoliva cerca con il direttore del 118 Giuseppe Galano posti negli altri ospedali della Campania, grazie al monitoraggio che viene ora effettuato ogni due ore.

"La crisi - ricorda - nasce dal numero di accessi di pazienti complicati arrivati nei giorni scorsi e dal fatto che abbiamo pazienti in rianimazione da due mesi, anche da 115 giorni e non ci permettono di avere un ricambio del posto letto". I pazienti in eccesso sono stati trasferiti nel primo pomeriggio e, spiegherà poi Verdoliva, "gli interventi sono ripresi". Una risposta definitiva arriverà solo con l'apertura del pronto soccorso dell'Ospedale del Mare, che il governatore De Luca ha annunciato per la primavera, mentre oggi ha dato il via libera all'approvazione dei conti consuntivi delle strutture che erano sospesi dal 2012.

Intanto l'osservazione breve è stracolma: stamattina oltre alle sei barelle fuori dalla porta del reparto dentro ce n'erano altre sei nel piccolo corridoio di accesso alla sala vera e propria, con i medici costretti a visitare in spazi ridottissimi: "Il personale - conferma Verdoliva - sta mettendo in campo tutto quello che è necessario per garantire un'assistenza professionale e dignitosa al paziente. Nessuno si sta risparmiando". E intanto, al Cardarelli, arriva un'altra notte, con la conta dei pazienti che arrivano e l'equilibrio che resta precario.

fonte: mista

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