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Assunti due medici perché non obiettori: il caso divide la categoria

Ginecologia Redazione DottNet | 22/02/2017 20:24

Il concorso al San Camillo di Roma: per i cattolici c'è discriminazione, per i non obiettori è una garanzia per la Legge 194

E' polemica sull'assunzione di due ginecologi per L'Ospedale San Camillo di Roma con un concorso 'ad hoc' finalizzato al servizio di interruzione volontaria di gravidanza (ivg).

"Un concorso che esclude coloro che sono obiettori è di dubbia legittimità" dice il presidente emerito della Corte Costituzionale, Cesare Mirabelli. "L'obiezione di coscienza - afferma - è un diritto fondamentale riconosciuto alla persona e non può essere un requisito la rinuncia a questo diritto per partecipare a concorsi pubblici".

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Una formula 'difesa' invece dal presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti - e mirata a rendere difficile l'obiezione di coscienza garantendo l'attuazione della legge 194 sull'ivg - ma subito fortemente criticata dalla Conferenza episcopale italiana (Cei) secondo cui la 194 viene così "snaturata", mentre il ministro della Salute Beatrice Lorenzin afferma che la legge "non prevede questo tipo di selezione". Prende posizione anche il presidente emerito della Corte Costituzionale, Cesare Mirabelli, affermando che "un concorso che esclude coloro che sono obiettori è di dubbia legittimità".

Il punto, chiarisce Zingaretti, è che "dobbiamo affrontare il grande tema dell'attuazione vera della 194 anche sperimentando forme molto innovative di tutela di una legge che, altrimenti, verrebbe disattesa. Quindi è una sperimentazione, siamo i primi in Italia e penso che sia necessario garantire alle donne un diritto sancito dalla legge. Il bando per le assunzioni è concluso e tra qualche giorno le assunzioni entreranno in funzione". I due medici non obiettori assunti nella struttura per le ivg sono gli stessi che già da molti anni vi lavorano, con un contratto a tempo determinato. L'obiezione di coscienza, afferma inoltre, "è garantita al 100%. Chi legittimamente è obiettore non ha partecipato a questo bando e potrà portare le sue professionalità in altri campi".

Interpretazione del tutto differente è quella della Cei: tale decisione, affermano i vescovi, "snatura l'impianto della legge 194 che non aveva l'obiettivo di indurre all'aborto ma prevenirlo. Predisporre medici appositamente a questo ruolo è una indicazioni chiara: non si rispetta un diritto di natura costituzionale quale è l'obiezione di coscienza". E parla di "grave discriminazione" anche l'associazione dei medici cattolici. Ma è lo stesso ministro Lorenzin a 'bocciare' la decisione: "E' evidente che abbiamo una legge che non prevede questo tipo di selezione. Prevede invece la possibilità, qualora una struttura abbia problemi di fabbisogno, per quanto riguarda singoli specifici servizi, di poter chiedere alla regione di attingere anche in mobilità da altro personale". Secondo il ministro, infatti "non è possibile reclutare personale sanitario con contratti a tempo indeterminato chiedendo fra i requisiti l'essere non obiettore. Fermo restando che si tratterebbe di una modalità discriminatoria di reclutamento del personale, il diritto all'obiezione di coscienza, contemplato dalla 194 - rileva - prevede anche la possibilità di cambiare idea nel corso della carriera lavorativa, da non obiettore a obiettore e viceversa, anche per più volte".

Una decisione che divide anche il mondo politico, con il Pd che parla di "azione a tutela delle donne" e l'opposizione che definisce Zingaretti "illiberale". L'attuazione della legge 194 sull'ivg resta ad ogni modo un tema 'caldo', sul quale l'Italia è stata già 'bacchettata'. Proprio lo scorso anno, il Comitato europeo dei diritti sociali del Consiglio d'Europa ha rilevato difficoltà di accesso all'ivg per le donne italiane pronunciandosi su un ricorso presentato dalla Cgil. E le difficoltà delle italiane nell'accedere all'aborto, sempre nel 2016, sono finite anche sul New York Times: il quotidiano Usa ha infatti raccontato le storie di varie donne ed i loro problemi ad ottenere l'ivg.

Il caso dell'Ospedale San Camillo di Roma, dove è stato bandito un concorso che ha portato alla selezione di due medici non obiettori per garantire il servizio di interruzione volontaria di gravidanza (ivg), divide i medici italiani: l'associazione dei medici cattolici contesta la decisione, sostenuta dal presidente della regione Lazio Nicola Zingaretti, denunciando come si attui in tal modo una "grave discriminazione", mentre per la lega dei medici non obiettori si tratta di una modalità giusta per garantire la reale applicazione della legge 194 sull'ivg.

"In un panorama sanitario nazionale che va sempre piu' in frantumi, nella regione Lazio si indicono concorsi e si stipulano contratti a tempo indeterminato per il ruolo sanitario, ponendo tra i requisiti concorsuali la clausola 'non obiettori', distintivo discriminatorio aggiuntivo assolutamente inaccettabile", afferma Filippo Maria Boscia, presidente nazionale dell'Associazione Medici Cattolici Italiani, il quale esprime apprezzamento per il parere del ministro della Salute Beatrice Lorenzin che "ha affermato che 'non e' possibile reclutare personale sanitario con contratti a tempo indeterminato, ponendo il requisito 'non obiettore': modalita' discriminatoria di reclutamento del personale, atteso che la legge prevede di cambiare idea nel corso della carriera lavorativa'".

E' "assolutamente intollerabile - aggiunge - l'arroganza di politici e coordinatori sanitari e il pressapochismo violento con il quale irrompano nel mondo della salute". Una posizione del tutto divergente è quella espressa dalla presidente della Libera associazione italiana ginecologi per l'applicazione della legge 194 (Laiga), Silvana Agatone, che plaude alla decisione dell'Ospedale San Camillo definendola un "esempio per il resto dell'Italia". Il servizio di ivg, sottolinea, "deve essere presente in tutti gli enti ospedalieri, e questo secondo l'articolo 9 della Legge 194. Ma non è così: in Italia è infatti 'fuorilegge' oltre il 40% degli enti ospedalieri e il numero di ospedali che erogano il servizio è in continua diminuzione. Tanto che attualmente solo il 59% degli ospedali garantisce l'ivg".

Inoltre, precisa, "la legge 194 afferma che devono essere erogate entrambe le tipologie di ivg previste: l'interruzione volontaria di gravidanza nei primi 90 giorni, e quella nel periodo successivo della gravidanza nel caso di malformazione del feto o pericolo di vita per la donna.    In molti ospedali però - denuncia Agatone - l'interruzione volontaria di gravidanza oltre i 90 giorni non è presente".    Insomma, conclude, "il ministro della Salute dovrebbe prendere atto di quello che la legge 194 dice, considerando anche il carattere di urgenza che il servizio di ivg ha".

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