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Preoccupa l'epidemia di morbillo: più colpiti gli operatori sanitari

Infettivologia Redazione DottNet | 29/03/2017 19:20

Superati in meno di tre mesi i mille casi. Il Lazio guida la classifica

Erano stati facili profeti gli esperti, a partire da quelli del ministero della Salute, che avevano previsto un'annata record per il morbillo sulla base del picco di casi registrato a gennaio. Quest'anno, riporta il primo numero del bollettino settimanale istituito da Ministero della Salute e Istituto Superiore di Sanità (Iss), in meno di tre mesi si sono già superati i mille casi, mentre in tutto il 2016 erano stati meno di 850. Il documento, riportando in maniera dettagliata anche i casi sulle complicanze, sfata il mito per cui il morbillo è una malattia 'leggera'.

Nel 33% dei casi si è avuta almeno una complicazione, nel 41% un ricovero e nel 14% un accesso al Pronto Soccorso. Ci sono stati, aggiunge il bollettino, 113 casi tra gli operatori sanitari, e il 90% di tutti i colpiti non era vaccinato, a conferma delle preoccupazioni degli esperti sul calo delle coperture. "L'aumento dei casi di morbillo conferma l'allarme - ha scritto il ministro della Salute Beatrice Lorenzin -. Fondamentale e urgente l'applicazione del nuovo piano vaccini". Il sistema di sorveglianza dell'Iss ha censito esattamente 1010 casi fino al 26 marzo. L'età media dei pazienti è 27 anni, con il 57% dei casi che si è verificato nella fascia 15-39 anni, mentre il 6% si è avuto nei bimbi al di sotto di un anno, ancora troppo piccoli per il vaccino.

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Fra le complicanze le più frequenti sono risultate diarrea (21,1%) e stomatite (17,3%), mentre si sono avuti anche trombocitopenia, ovvero un calo delle piastrine nel sangue (5%), convulsioni (0,4%) ed encefaliti (0,1%). Per quanto riguarda le aree dove si sono avuti più casi, in testa c'è il Lazio con 277 seguito da Piemonte con 244 e Lombardia (che però ha una popolazione doppia rispetto alle altre due regioni) con 160. Un caso riportato a testa, invece, per Sardegna, Friuli Venezia Giulia e Basilicata.

Sul fronte del morbillo l'Italia è da diverso tempo fra le sorvegliate speciali da parte dell'Oms. Proprio ieri l'ufficio europeo dell'Organizzazione ha ricordato che "i due terzi dei 53 paesi della regione hanno già eliminato il morbillo, ma ne rimangono 14 in cui la malattia è endemica. In sette di questi, Romania, Italia, Francia, Germania, Polonia, Svizzera e Ucraina, si è verificata la maggior parte degli oltre 500 casi registrati a gennaio".

Anche nei bambini sotto l'anno di età l'epidemia di morbillo si sta rivelando molto pesante quest'anno. Il 6% dei 1010 casi registrati nel 2017, quindi oltre 60 - pari a due casi ogni tre giorni - si è verificato nella fascia più debole perchè ancora troppo piccola per essere vaccinata, quando in tutto il 2016 erano stati complessivamente 62 i casi in questa fascia di età. Per questi piccoli pazienti, sottolinea Giovanni Rezza, che dirige il dipartimento di malattie infettive dell'Istituto Superiore di Sanità (Iss), l'unica strategia di protezione è puntare all''immunità di gregge'.

"Il problema è che per il morbillo ci si vaccina a un anno - sottolinea Rezza - i casi sotto l'anno vengono evitati solo con l'immunità di gregge, altrimenti sono difficilmente evitabili". Sotto l'anno di età il rischio di ricovero e complicanze è molto alto, e secondo il sito dell'Iss le complicazioni dovute principalmente a superinfezioni batteriche, come otite media, laringite, diarrea, polmonite o encefaliti, si riscontrano più spesso nei neonati. La raccomandazione degli esperti è fare la prima dose del vaccino tra i 12 ed i 15 mesi di vita, con un richiamo intorno ai 5-6 anni.

"Se si ottenesse una alta copertura nei bambini che possono fare il vaccino - sottolinea Rezza - si limiterebbe molto la circolazione del virus, proteggendo anche le categorie 'inusuali' come appunto i bambini molto piccoli o che non possono vaccinarsi per altri motivi o gli adulti, che non avevao a disposizione il vaccino quando erano piccoli". Proprio tra gli adulti, appunto perchè non vaccinati, si è riscontrata la maggior percentuale di casi quest'anno, il 57% tra 15 e 39 anni e un ulteriore 17% sopra questa fascia di età. "Queste persone però - afferma l'esperto - potrebbero pensare da sole a vaccinarsi, anche se non ci sono programmi diretti a loro".

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