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Tumori e cellulari: Lorenzin, l'albo periti darà certezze

Sanità pubblica Redazione DottNet | 21/04/2017 21:22

Inail, scienza non unanime; otorini, nessun nesso certo ma occorre prudenza

Un albo di periti scientifici accreditati, ai quali giornalisti o magistrati possano rivolgersi per richiedere chiarimenti o spiegazioni in merito alle spesso complesse problematiche scientifiche. A questo sta lavorando il ministero della Salute. A spiegare la necessità di un tale Registro è lo stesso ministro della Salute Beatrice Lorenzin, all'indomani della sentenza del tribunale di Ivrea che ha condannato l'Inail al pagamento di una rendita vitalizia ad un dipendente di una grande azienda a cui è stato diagnosticato un tumore per l'uso eccessivo del telefono cellulare.     Il punto è che affrontare questioni scientifiche richiede particolari competenze: "Abbiamo lavorato perchè ci sia un albo di periti accreditati dal punto di vista scientifico - ha spiegato Lorenzin - ai quali i magistrati ma anche i giornalisti possano liberamente fare riferimento".

L'Istituto superiore di sanità, ha aggiunto, "può sicuramente svolgere un ruolo molto positivo in questo senso ed è un tema su cui possiamo lavorare tutti insieme, con gli organi di informazione ed altri, per affrontare la questione della validazione scientifica".     Intanto, in merito alla sentenza del tribunale di Ivrea, il direttore generale dell'Inail, Giuseppe Lucibello, afferma che l'istituto non ha "alcun interesse a discostarsi dagli orientamenti scientifici, che in questo caso non sono unanimi, però a tutela dei 700 mila titolari di rendita deve assicurare la massima omogeneità e la massima univocità di orientamenti.     Vedremo le carte, vedremo il da farsi, ma non c'è nessun interesse - precisa - a negare la realtà quando questa viene consolidata".

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A questo proposito, ha aggiunto, "abbiamo addirittura triplicato gli stanziamenti in materia di salute e sicurezza, che abbiamo incorporato nel 2010". Restano dubbi, comunque, sulla validità scientifica che ha portato alla sentenza del tribunale di Ivrea: "Si tratta di evidenze scientifiche non ancora consolidate e di opinioni mediche che vanno ancora indagate - osserva Lucibello -. Indubbiamente l'uso di ogni dispositivo tecnologico necessita di accorgimenti, in quanto il fatto che si tratti comunque di elementi che possono causare rischi non è indubbio". "I progressi della scienza dovrebbero andare di pari passo con quelli della giurisdizione, ma non è così - ha rilevato Giuseppe Remuzzi, direttore dell' Istituto Mario Negri di Bergamo - perché la conoscenza scientifica va avanti a velocità vertiginosa e la legge fatica a tenere il passo". Le sentenze che hanno sofferto maggiormente di questo distacco dalla scienza sono state, secondo Remuzzi, quelle relative al caso Stamina.
  

"In quella vicenda ci eravamo trovati di fronte a giudici che prescrivevano, che imponevano dei trattamenti". In generale, ha proseguito, "un giudice dovrebbe verificare che un trattamento sia prescrivibile".    Chiara la posizione della Società di Otorinolaringoiatria e Chirurgia cervico facciale (Sio): "Non esiste evidenza scientifica di correlazione certa tra esposizione ad onde elettromagnetiche a radiofrequenza (cellulare) e il neurinoma del nervo acustico", ma "in ogni caso, gli studi in corso per esposizioni molto prolungate (oltre i 20 anni) inducono alla prudenza, all'uso moderato del cellulare e possibilmente con gli auricolari".

fonte: ministero salute

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