Canali Minisiti ECM

Alzheimer. Una rassegna dei metodi diagnostici

Neurologia Medical Information Dottnet | 28/04/2017 12:07

Confronto tra diverse metodiche per individuare il migliore strumento diagnostico per l’Alzheimer.

L’ippocampo è una struttura plastica e vulnerabile, situata nel lobo temporale e coperta dall’area corticale. Questa regione cerebrale è una delle prime a subire gli effetti deleteri della malattia di Alzheimer al punto che in molti pazienti affetti da tale disordine è stata riscontrata un’atrofia bilaterale dell’ippocampo.

Il calcolo del volume ippocampale può essere molto utile per evidenziare queste lesioni e viene effettuato con diversi metodi a partire da immagini ottenute con la risonanza magnetica (MRI) del cervello. Il ruolo della volumetria ippocampale sta acquisendo sempre più valore diagnostico e capacità predittive in riferimento ad una conversione da danno cognitivo medio (MCI) a AD. Tale strumento è utile per discriminare non solo soggetti affetti da demenza e quelli senza danni cognitivi ma anche differenziare MCI da altri tipi di demenze.

pubblicità

Per le valutazioni dei lobi temporali si può ricorrere invece ad alcune scale di riferimento come Scheltens Visual Rating Scale utilizzata per l’atrofia del lobo temporale mediale (MLT); la scala è composta da valori da 0 (normale) a 4 (atrofia severa) in grado di caratterizzare rapidamente i lobi temporali mediali. Il metodo è stato validato sia come misurazioni lineari che volumetriche usando come riferimento diverse sequenze di immagini  ottenute con MRI.

Finora nessun lavoro scientifico ha comparato accuratamente la volumetria ippocampale e gli score della scala di valutazione visual rating del lobo temporale mediale per esaminare il grado di corrispondenza tra le due tecniche e/o individuare il metodo migliore per la diagnosi di AD.

Che correlazione c’è tra il volume ippocampale e gli score del metodo Sheltens?

Sono stati analizzati 84 pazienti e 40 di essi rispondevano a specifici criteri di malattia legati a AD; i pazienti selezionati sono stati sottoposti a MRI cerebrale ottenendo delle immagini in un piano perpendicolare all’asse principale ippocampale. É stato poi calcolato manualmente il volume dell’ippocampo utilizzando protocolli standard e correlato al Scheltens Visual Rating Method per analizzare MTL, individuando la sensibilità e la specificità. Circa 32 soggetti che presentavano normali funzioni cognitive sono state comunque analizzate per comparare le due metodiche.

I risultati hanno mostrato una bassa correlazione, non significativa, tra i volumi ippocampali e gli score di MTL in soggetti anziani con funzioni cognitive non compromesse. Nel gruppo AD, invece, è stata osservata una forte correlazione tra i volumi ippocampali misurati e il rating MTL, oltre ad una moderata corrispondenza tra il volume dell’ippocampo e l’esame dello status MiniMental, un test che valuta i disturbi dell'efficienza intellettiva ed il deterioramento cognitivo.

Un dato molto interessante è che la descrizione manuale sembra essere superiore rispetto al metodo Scheltens Visual. Ad ogni modo quest’ultimo potrebbe essere usato su pazienti ambulatoriali per valutare AD laddove non sia possibile effettuare delle misurazioni volumetriche dettagliate dell’ippocampo.

In conclusione, lo studio ha evidenziato una buona correlazione tra le misurazioni manuali del volume ippocampale e lo score MTL. Inoltre è emerso che la sensibilità e la specificità del metodo manuale è maggiore dell’utilizzo degli score per MTL nei pazienti con AD.

Fonte:

Vikas Dhikav, Sharmila Duraiswamy, and Kuljeet Singh Anand. Correlation between hippocampal volumes and medial temporal lobe atrophy in patients with Alzheimer's disease. Ann Indian Acad Neurol. 2017; 20(1): 29–35.

Commenti

I Correlati

Lo indica una ricerca della Monash University di Melbourne, pubblicata su Preventive Medicine Report

Alessandro Padovani: “Per l’Alzheimer si riduce l’incidenza e aumenta la prevalenza. Gli ottantenni di oggi sono meno colpiti, ma l’invecchiamento della popolazione porta in assoluto a un incremento di pazienti”

La variante protettiva identificata dallo studio si trova in un gene che produce fibronectina

Lo rivela uno studio condotto da un gruppo di ricercatori della Case Western Reserve University School of Medicine, pubblicato su Nature Neuroscience

Ti potrebbero interessare

Lo indica una ricerca della Monash University di Melbourne, pubblicata su Preventive Medicine Report

Alessandro Padovani: “Per l’Alzheimer si riduce l’incidenza e aumenta la prevalenza. Gli ottantenni di oggi sono meno colpiti, ma l’invecchiamento della popolazione porta in assoluto a un incremento di pazienti”

La variante protettiva identificata dallo studio si trova in un gene che produce fibronectina

Lo rivela uno studio condotto da un gruppo di ricercatori della Case Western Reserve University School of Medicine, pubblicato su Nature Neuroscience

Ultime News

Negli ultimi anni il trattamento delle neoplasie urologiche ha avuto una grande evoluzione in positivo, grazie all’uso di cure già esistenti per stadi di malattia sempre più precoci

"Tenere alti livelli di biosicurezza anche dopo la vaccinazione"

Efficacia prossima all'80%, buona protezione anche negli anziani

“Le sfide riguardanti il sistema sanitario italiano, in particolare la medicina di famiglia, sono complesse e richiedono un'ampia trattazione non riassumibili in articoli generici o comunicati stampa"