Canali Minisiti ECM

Incontinenza femminile, si apre la strada alla cura genetica

Urologia Redazione DottNet | 29/05/2017 17:53

Geni coinvolti in altre malattie, si punta a riadattare farmaci

Scoperti geni che aprono alla possibilità di nuove cure per l'incontinenza femminile, un disturbo diffusissimo (fino a una donna su due può farne esperienza a vari livelli di gravità nel corso della propria vita) che oggi si tratta soprattutto con esercizi per rinforzare i muscoli del pavimento pelvico o con l'accortezza di bere meno fluidi e perdere peso se necessario. Condotto da Rufus Cartwright dell'Imperial College London, lo studio è stato presentato in occasione della conferenza della European Society of Human Genetics che si tiene fino a domani a Copenaghen.

L'aspetto più interessante della scoperta è che vi sono già in uso dei farmaci (per altre malattie del tutto scorrelate all'incontinenza) che hanno come 'bersaglio' gli stessi geni isolati in questo studio. L'incontinenza urinaria colpisce una donna su 4 ad un livello tale da comprometterne la qualità di vita e sempre una su quattro può soffrire a vari livelli di incontinenza cosiddetta da sforzo, quando cioè basta un colpo di tosse o uno starnuto o il sollevamento delle buste della spesa a provocare una perdita involontaria. In molti casi si tratta anche di un disturbo che compare dopo il parto. Gli esperti hanno studiato qualcosa come 9000 donne finlandesi e britanniche ed isolato dei geni potenzialmente coinvolti nel disturbo che in oltre la metà dei casi potrebbe essere un problema ereditabile.

pubblicità

Secondo gli esperti i geni isolati sono già coinvolti nella cura di malattie per le quali esistono già e sono già in uso dei farmaci, per cui un riadattamento di questi farmaci potrebbe aprire a nuove possibilità di cura per questo fastidioso problema.

Commenti

I Correlati

Negli ultimi anni il trattamento delle neoplasie urologiche ha avuto una grande evoluzione in positivo, grazie all’uso di cure già esistenti per stadi di malattia sempre più precoci

Porpiglia: “Una tecnologia che permette di conservare l’organo in oltre il 75% dei casi di tumore al rene e di recuperare la funzione sessuale in oltre il 50% dei pazienti con tumore della prostata già un mese dopo l’intervento”

La concentrazione media di spermatozoi era significativamente più alta nel gruppo di uomini che non usavano il telefono più di una volta alla settimana rispetto a quelli che lo usavano più di 20 volte al giorno

Dal congresso, "un ritardo diagnostico nel 20% dei casi"

Ti potrebbero interessare

Negli ultimi anni il trattamento delle neoplasie urologiche ha avuto una grande evoluzione in positivo, grazie all’uso di cure già esistenti per stadi di malattia sempre più precoci

Porpiglia: “Una tecnologia che permette di conservare l’organo in oltre il 75% dei casi di tumore al rene e di recuperare la funzione sessuale in oltre il 50% dei pazienti con tumore della prostata già un mese dopo l’intervento”

La concentrazione media di spermatozoi era significativamente più alta nel gruppo di uomini che non usavano il telefono più di una volta alla settimana rispetto a quelli che lo usavano più di 20 volte al giorno

Mirone: "È il carcinoma più diffuso nella popolazione maschile, ma molti non lo sanno: serve tanta prevenzione in più"

Ultime News

Sin dal momento della diagnosi di neoplasia, la presa in carico nutrizionale rappresenta uno degli snodi cruciali del percorso di cura: più di un paziente su due (51%), alla prima visita oncologica, riporta infatti dei deficit nutrizionali e quasi un

"Nello specifico riteniamo che sia utile emettere solo il certificato che documenta l’inizio dell’infortunio, ritendo pertanto non necessario né appropriato il rilascio di altre certificazioni successive"

Di Silverio: "Questa riforma rappresenta a nostro avviso un tentativo di ulteriore parcellizzazione basata sulla spesa storica nella logica del povero sempre più povero e ricco sempre più ricco"

Il punteggio medio (in una scala da 0 a 10) per i medici è passato da 7,3 nel 2021 a 6,9 nel 2023 e, analogamente, per il personale sanitario non medico da 7,2 a 6,8