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Il peso economico del cancro. Spesi 350 milioni per false cure

Oncologia Redazione DottNet | 09/06/2017 13:03

Un paziente su 5 rischia il default economico a causa del tumore e delle sue cure.

Almeno il 15% degli esami oncologici - in particolare radiologici e strumentali - è improprio, e vi sono terapie di non comprovata efficacia che costano ogni anno al sistema circa 350 milioni di euro, mentre il peso delle sole visite di controllo è pari a 400 milioni. I dati arrivano dall'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) che, dal Congresso della Società americana di oncologia clinica (Asco) apertosi a Chicago e incentrato anche sul tema della sostenibilità economica delle cure anticancro, avverte come sia "necessario far fronte a tali criticità urgenti che rischiano di compromettere la qualità dell'assistenza".

"Nel 2016 nel nostro Paese - afferma il presidente Aiom Carmine Pinto - sono stati registrati 365.800 nuovi casi di tumore, circa 1.000 ogni giorno: il 63% delle donne e il 54% degli uomini sconfiggono la malattia. Queste percentuali collocano l'Italia fra i primi Paesi in Europa per numero di guarigioni, e questo perché il nostro sistema, basato sul principio di universalità, è efficiente grazie alle eccellenze ospedaliere". Tuttavia, avverte, "è necessario far fronte a criticità urgenti: infatti, almeno il 15% degli esami è improprio". Per questo, spiega, "uno degli obiettivi principali e non più procrastinabili è la realizzazione delle Reti oncologiche regionali, che potranno permettere ai pazienti l'accesso guidato secondo Percorsi diagnostico terapeutici assistenziali (PDTA) alle migliori cure, con conseguente riduzione delle aree di inappropriatezza e collegamento organico tra ospedale e territorio". Oggi inoltre sono disponibili terapie sempre più efficaci:

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"Si tratta di molecole immuno-oncologiche e di farmaci a bersaglio molecolare a cui il Fondo istituito per i farmaci oncologici innovativi garantirà l'accesso in tutte le Regioni. Perché questo avvenga facilmente, però - conclude Pinto - è importante che i farmaci siano inseriti nel Fondo in aderenza ai criteri di innovatività elaborati recentemente dall'Agenzia Italiana del Farmaco.    Inoltre la gestione del Fondo dovrebbe essere attribuita all'agenzia regolatoria e vi potranno accedere a fine anno le Regioni sulla base dei volumi di spesa per farmaco. Meccanismi semplici, ma soprattutto univoci e trasparenti".

In Italia un paziente oncologico su 5 rischia il 'default', cioè il tracollo economico: per la prima volta si comincia infatti a parlare di 'tossicità finanziaria', ovvero della crisi economica individuale conseguente al cancro e alle sue cure, ma anche alla precarietà o perdita del lavoro che in vari casi segue alla malattia. A lanciare l'allarme relativo al crescente peso economico del cancro sul portafoglio degli Stati ma anche dei singoli malati è l'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom).   

L'attenzione dei clinici, non solo italiani ma a livello mondiale, è dunque focalizzata sul tema della sostenibilità: da un lato, infatti, oggi le terapie innovative permettono di migliorare la sopravvivenza dei pazienti, di cronicizzare o, in alcuni casi, di sconfiggere la malattia, dall'altro pongono i Servizi Sanitari di fronte alla sfida della copertura economica necessaria. Un dato su tutti: oltre 20 tipi di tumori sono stati trattati con uno o più dei 70 nuovi trattamenti lanciati negli ultimi 6 anni, portando la spesa mondiale per il cancro a 107 miliardi di dollari nel 2015. Ed è previsto un aumento fino a 150 miliardi di dollari nel 2020. Fino a pochi anni fa, sottolinea il presidente Aiom Carmine Pinto, "era un problema confinato agli Stati Uniti, oggi interessa anche il nostro Paese.

Un'analisi di 16 sperimentazioni condotte tra il 1999 e il 2015, a cui hanno partecipato 3.760 pazienti italiani colpiti da tumore del polmone, mammella o ovaio, ha infatti evidenziato che il 22,5% presentava 'tossicità finanziaria' e un rischio di morte nei mesi e anni successivi del 20% più alto rispetto ai malati senza problemi economici. L'analisi è stata condotta dall'Istituto Nazionale Tumori 'Pascale' di Napoli, e si tratta di dati preoccupanti perché evidenziano come il contraccolpo finanziario dovuto alla malattia si riverberi in un peggioramento della prognosi". Ma il problema è anche per i bilanci degli Stati e la spesa sanitaria pubblica italiana non riesce a tenere il passo con quella dell'Europa occidentale: nel 2015, la spesa sanitaria totale ha assorbito in Italia circa il 9,0% del Pil, contro il 10,4% dell'Europa occidentale.

E sempre nel 2015, in Italia la spesa per i farmaci anticancro è stata pari a 4 miliardi e 175 milioni, con un incremento del 7,1% rispetto al 2014. Lo scorso ottobre però, ricorda Stefania Gori, presidente eletto Aiom, "è stato introdotto per la prima volta da parte del governo un Fondo di 500 milioni di euro destinato ai farmaci oncologici innovativi. Una decisione importante che rappresenta il punto di partenza per un 'Patto contro il cancro', che veda insieme Istituzioni e clinici". Una soluzione per la razionalizzazione e migliore gestione della spesa, sottolineano gli oncologi, è ad esempio rappresentata dalle Reti oncologiche regionali, mirate alla gestione globale del paziente con una riduzione degli sprechi e dell'inappropriatezza. Ad oggi, però, ricordano, le Reti sono attive solo in sei regioni.

Fonte: Atti Congressuali dell'American Society of Clinical Oncology (ASCO)

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