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Aids: Oms, il 10% di chi si ammala ha un ceppo resistente ai farmaci

Infettivologia Redazione DottNet | 21/07/2017 18:23

Se non si corre ai ripari, in 5 anni 135.000 morti in più

I progressi fatti negli ultimi anni nella lotta all'AIDS, rischiano di esser messi in crisi da una crescente diffusione della resistenza ai farmaci. Una persona su 10 con HIV che inizia la terapia antiretrovirale presenta, infatti, un ceppo resistente. A lanciare l'allarme è l'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) che, nella relazione 'Resistenza ai farmaci da HIV 2017', sottolinea come questa "crescente minaccia" potrebbe "minare i progressi globali" fatti e che hanno portato a dimezzare il numero di morti in 10 anni, passati da 1,9 milioni nel 2005 al milione del 2016.

La relazione mostra che in 6 degli 11 paesi presi in esame in Africa, Asia e America Latina, oltre il 10% delle persone che hanno iniziato la terapia presenta resistenza ai farmaci, problema che si sviluppa quando non si aderisce al piano di trattamento prescritto. La conseguenze non è solo il fallimento della terapia ma anche la probabilità di trasmettere ad altre persone virus resistenti: ulteriori 135.000 morti e 105.000 nuove infezioni potrebbero verificarsi nei prossimi 5 anni se non verrà intrapresa alcuna azione e i costi dell'HIV potrebbero aumentare di 650 milioni di dollari.

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L'Oms sta pertanto per emanare nuove linee guida per aiutare i paesi a risolvere il problema; tra le indicazioni, quella di controllare la qualità dei programmi di trattamento e di intervenire non appena viene rilevato un problema nella risposta. "Dobbiamo affrontare in modo proattivo i livelli crescenti di resistenza ai farmaci se vogliamo raggiungere l'obiettivo globale di porre fine all'AIDS entro il 2030", commenta Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale Oms. Intanto, secondo i dati del Programma delle Nazioni Unite per la lotta contro l'Aids (Unaids), nel 2016, su un totale di 36,7 milioni di persone che vivono con l'Hiv nel mondo, 19,5 milioni avevano accesso al trattamento antiretrovirale (pari al 53%). L'obiettivo è giungere a 30 milioni di persone in trattamento entro il 2020.

Grazie a questi farmaci infatti, la malattia è uscita dalla classifica Oms delle dieci principali cause di morte al mondo. La regione che ha registrato maggiori progressi è l'Africa orientale e meridionale: dal 2010, i decessi sono diminuiti del 42% e le nuove infezioni del 29%. Al contrario nell'Est Europa e nell'Asia centrale, "dati allarmanti" che certificano l'aumento di nuove infezioni e decessi. Dall'inizio dell'epidemia, sono circa 35 milioni le persone morte nel mondo a causa di malattie legate all'Aids.fonte: ansa

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