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Formazione medica, Lorenzin firma il decreto per 6.105 contratti

Professione Redazione DottNet | 28/07/2017 10:04

Il provvedimento si riferisce all'anno accademico 2016-2017

Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha firmato  il decreto che determina il numero complessivo di contratti di formazione medica specialistica a carico dello Stato per l'anno accademico 2016/2017. I contratti finanziati saranno 6.105.    Il numero di contratti, come ogni anno, è stato determinato tenendo conto del tasso del turnover dei dirigenti medici del Servizio sanitario nazionale, del fabbisogno regionale e della percentuale di copertura di tale fabbisogno con i contratti di formazione già attribuiti.    I 6.105 contratti vengono così ripartiti tra le tre aree funzionali: l'area funzionale di chirurgia conta 1.510 contratti; l'area funzionale dei servizi 1.891 contratti; l'area funzionale di medicina 2.704 contratti.    Il decreto dovrà essere firmato anche dal ministro dell'Istruzione, università e ricerca e dal ministro dell'Economia e delle finanze.

Ma l'Anaao non ci sta: «Se i numeri sono questi - sottolinea il responsabile nazionale di Anaao giovani Domenico Montemurro - ancora una volta i ministeri competenti e il Mef non hanno accolto le richieste dei sindacati di categoria e della Fnomceo in quanto più volte è stata evidenziata la necessità, dopo calcoli sui fabbisogni, di almeno 7-8mila contratti di specializzazione. Fermarsi a 6.105 è una scelta sconsiderata, anche tenendo conto del fatto che già ora abbiamo una grave carenza di medici specialisti e un numero basso di contratti di specializzazione non potrà certo sopperire ai fabbisogni che si verranno a creare con l’ondata di pensionamenti dei prossimi tre o quattro anni».

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Siamo quindi ben lontani dalla soluzione dell’imbuto formativo. «Basta pensare che al test per la laurea in medicina - conclude Montemurro - si presenteranno in 66mila per 9mila posti. Questo significa che dopo il 2022 si incrementerà il numero dei disoccupati . Si auspica a questo punto che le regioni incrementino la loro quota parte e che riparta il confronto con le regioni stesse sui teaching hospital della rete formativa».

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