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Indagine Doxa, un milione di partorienti maltrattate

Ginecologia Redazione DottNet | 21/09/2017 13:46

Ginecologi: è venuta meno la fiducia in senso generale tra medico e paziente a causa di un difetto di comunicazione

Il parto: il momento più delicato, rischioso, emozionante che sia concesso di vivere a una donna.    Un giorno di fragilità e dolore che culmina nella gioia della nascita. Tuttavia, l'idea romantica s'infrange spesso contro l'esperienza negativa in ospedale. Negli ultimi 14 anni un milione di madri italiane hanno vissuto un'esperienza di incomprensione o maltrattamento durante il travaglio o il parto.    A rivelarlo è la prima ricerca nazionale realizzata dalla Doxa per conto dell'Osservatorio sulla Violenza Ostetrica in Italia, in collaborazione con le associazioni La Goccia Magica e CiaoLapo Onlus, evoluzione della campagna d'informazione #BastaTacere: le madri hanno voce.

Il 21% delle madri, con figli di età da zero a 14 anni, dichiara di aver subito un maltrattamento fisico o verbale durante il primo parto e 4 su 10 raccontano di essere state vittime di azioni lesive della dignità personale. Esperienze traumatiche che, stando alle testimonianze, avrebbero spinto il 6% delle donne a non affrontare una seconda gravidanza, provocando la mancata nascita di 20.000 bambini ogni anno. Un numero che pesa ancor di più se si pensa al record negativo tutto italiano del calo delle nascite. La principale accusata è l'episiotomia, subita da oltre la metà, il 54%, delle donne intervistate. Un tempo considerata un aiuto per agevolare l'espulsione del bambino, oggi l'Oms la definisce una pratica dannosa poichè si tratta a tutti gli effetti di un intervento chirurgico.

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Tre partorienti su 10 negli ultimi 14 anni, vale a dire 1,6 milioni di donne (il 61% di quelle che hanno subito un'episiotomia) dichiarano di non aver dato il consenso informato. Tuttavia la pratica non sembra essere sparita: 1 donna su 2 l'ha subita, per il 15% delle donne che l'hanno vissuta, 400.000 madri, si è trattato di una menomazione degli organi genitali, il 13% delle mamme, pari a circa 350.000, ha detto di sentire tradita la fiducia nel personale ospedaliero. Il 27% delle madri lamenta una carenza di sostegno e informazioni sull'avvio dell'allattamento, il 19% la mancanza di riservatezza e il 12% non ha potuto avere vicino una persona cara durante il travaglio.

Al 13% non è stata concessa un'adeguata terapia per il dolore. E ancora: il 4% (14.000 donne all'anno) afferma di avere vissuto una trascuratezza nell'assistenza con insorgenza di complicazioni ed esposizione a pericolo di vita.    Dati che suggeriscono una riflessione, soprattutto sulla gestione del rapporto fra ginecologi e pazienti, rispondono assieme SIGO (Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia) AOGOI (Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani) e AGUI (Associazione Ginecologi Universitari Italiani). "Questi dati - dichiara il Professor Giovanni Scambia, Presidente SIGO - impongono anzitutto una verifica e una riflessione sulla gestione del nostro rapporto e dialogo con le pazienti''.

"E' vero, il rapporto sanitari-partorienti si è deteriorato, è venuta meno la fiducia in senso generale tra medico e paziente a causa di un difetto di comunicazione", commenta Vito Troiano (nella foto), vice presidente della Società italiana di ginecologia. Ma di "violenza ostetrica" non vuole sentir parlare, anzi spiega che la Società si batte per il parto indolore per tutte e in tutti i centri nascita. "Oggi le donne partoriscono più tardi, i tessuti sono meno elastici, il travaglio più lungo: l'alternativa non è il cesareo, è indispensabile affrontare la paura del parto offrendo un'assistenza che preveda l'epidurale in tutti gli ospedali pubblici e riqualificare il rapporto tra madri e personale ospedaliero".

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