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Truffa Ssn: sequestrati 7,3 milioni euro a 3 cliniche romane

Medlex Redazione DottNet | 20/11/2017 20:05

Il reato contestato a quattro amministratori di tre cliniche "Hospice" in carica tra il 2011 ed il 2015

Per quattro anni avrebbero ottenuto dal Servizio sanitario regionale il tetto massimo di rimborsi consentito per prestazioni domiciliari sanitarie e parasanitarie a malati terminali, anche senza aver raggiunto lo stesso tetto di visite necessarie per usufruire dell'intero ammontare. Un "surplus" di sette milioni e 300 mila euro che ora la procura di Roma ha recuperato con un sequestro per equivalente da conti correnti eseguito dai carabinieri del Nas. Un servizio, quello dell'Hospice, offerto dalle cliniche private a malati terminali: quando non ci sono posti a disposizione l'assistenza sanitaria e parasanitaria si svolge nelle abitazioni dei pazienti.

Al centro dell'inchiesta del pm Alberto Pioletti tre cliniche della capitale: Villa speranza, Fondazione Roma e Sant'Antonio da Padova. Quattro gli indagati per truffa: si tratta di amministratori delle tre strutture in carica nel periodo 2011-2015. L'inchiesta ha preso le mosse dall'esposto di un medico di una delle tre cliniche. In particolare, i Nas, dopo aver accertato che il servizio sanitario aveva provveduto a rimborsare un numero di servizi domiciliari superiore a quelli effettivamente eseguiti, hanno sequestrato 2 milioni e 800 mila euro dai conti di Villa Speranza, 1 milione 800 mila euro da quelli di Fondazione Roma e 2 milioni e 600 mila euro presso i conti della casa di cura Sant'Antonio da Padova. Coinvolti nelle attività di sequestro anche conti personali dei quattro indagati. Due di questi si sono avvicendati, nell'arco di tempo preso in esame dalla procura, a Villa Speranza.

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Non sono rare le inchieste della magistratura capitolina su rimborsi chiesti illecitamente da strutture private sanitarie. Il caso più roboante, se non altro per la dimensione del danno, decine di milioni di euro, a carico del Servizio Sanitario, rimane certamente quello di Anna Iannuzzi, al secolo "Lady Asl". In quel caso emerse non solo l'erogazione di rimborsi percepiti indebitamente dalle strutture riconducibili alla donna ed al marito Andrea Cappelli, ma anche un sistema di corruzione che coinvolse funzionari pubblici. Più recentemente il caso dell'ospedale israelitico dove, per attraverso la produzione di false attestazioni sarebbero state gonfiate richieste di rimborso per 7,5 milioni di euro.

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