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Diabete gestazionale: istruzioni per l'uso

Ginecologia Redazione DottNet | 24/01/2018 12:13

Nuovi criteri di screening e diagnosi nel diabete gestazionale (GDM).

Il diabete gestazionale è per definizione una condizione di diabete diagnosticato nel secondo o terzo trimestre di gravidanza ed è determinato, nella maggior parte dei casi, da un’incapacità delle cellule beta del pancreas di sopperire alla fisiologica. insulinoresistenza, indotta dagli ormoni dell’unità fetoplacentare, con un aumento adeguato della secrezione insulinica. La presenza alla 10a settimana gestazionale di un valore di glicemia superiore a 92 mg/dl non è utilizzabile per fare diagnosi di GDM poiché alla 10a s.g. non vi è ancora un incremento degli ormoni della unità fetoplacentare tale da determinare insulinoresistenza; pertanto, il valore di glicemia riscontrato in tale occasione potrebbe ridursi nel prosieguo della gravidanza come accade nelle gravidanze fisiologiche. La diagnosi di diabete gestazionale non si effettua nel I trimestre di gravidanza né con la FPG né con l’OGTT, poiché i range di normalità di tali parametri sono stati validati alla 24a–28a s.g. e non ci sono evidenze scientifiche e cliniche che tali valori possano essere utilizzati nelle prime settimane di gravidanza. In Italia, a partire dal 2011, si seguono le Linee Guida Ministeriali sulla Gravidanza Fisiologica elaborate dal Sistema Nazionale Linee Guida (SNLG), dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS), dalla AMD e dalla SID. Sulla base di queste si effettua uno screening selettivo basato su fattori di rischio: alla 16a–18a s.g. in gravide ad alto rischio di GDM; alla 24a–28a s.g. in gravide a rischio. Lo screening si esegue mediante un unico OGTT con 75 g di glucosio con valori soglia per la diagnosi di 92 mg/dl per la glicemia a digiuno, di 180 mg/dl per la glicemia dopo un’ora e di 153 mg/dl dopo 2 ore dalla somministrazione del glucosio. È sufficiente un solo valore alterato per porre diagnosi di GDM. La scelta italiana di uno screening in epoca precoce della gravidanza (inizio del II trimestre) dipende dalla presenza di condizioni tali di insulinoresistenza che rendono la donna ad alto rischio di sviluppare diabete gestazionale in fase precoce della gravidanza, con conseguente elevato rischio di complicanze materne e fetali se tardivamente riconosciuto e non adeguatamente trattato.

Tali condizioni sono rappresentate da obesità, alterata glicemia a digiuno (IFG) prima della gravidanza o riscontrata nel I trimestre, e dal pregresso dia-bete gestazionale. Nel caso clinico presentato, la donna presentava ben 2 fattori di rischio (obesità e IFG) per GDM in epoca gestazionale precoce. Pertanto, avrebbe dovuto effettuare OGTT alla 16a–18a s.g. Alla 10a s.g., epoca in cui erroneamente è stata posta diagnosi di diabete gestazionale, si sarebbe dovuto da una parte escludere un diabete pregravidico misconosciuto, richiedendo la ripetizione della glicemia a digiuno o dosando l’emoglobina glicata, e dall’altra, vista anche la presenza di obesità, evitare un eccessivo incremento ponderale con l’impostazione di una dieta adeguata e la prescrizione di attività fisica, se non controindicata.

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Referenze bibliografiche:

McIntyre HD, Sacks DA, Barbour LA et al (2016) Issues with the diagnosis and classification of hyperglycemia in early pregnancy. Diabetes Care 39:53–54 4.

SNLG-ISS (2011) Linee GUIDA gravidanza fisiologica.

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