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Nel 2015 super mortalità: 105mila i decessi evitabili

Sanità pubblica Redazione DottNet | 08/02/2018 19:47

Nel 44% dei casi le morti sono stati causate da tumore, in oltre il 60% riguardano gli uomini

Con circa 105mila morti evitabili, il 2015 si conferma l'anno della "supermortalità". Rispetto al 2014, sono stati infatti circa 1.800 in più, ovvero il 2%, i decessi avvenuti prima dei 75 anni per cause prevenibili o trattabili con interventi di prevenzione primaria, diagnosi precoce o terapia. Tra queste morti evitabili ben il 44%, ovvero 46mila, riguardavano persone con tumori. A dirlo è il Rapporto MEV(i) 2018, ovvero Mortalità Evitabile con Intelligenza, elaborato da Nebo Ricerche PA su dati Istat rilasciati a gennaio 2018.  

Che si tratti di infarti, ictus, incidenti stradali, tumori, epatiti, errori medici, il numero delle morti evitabili tra i maschi nel 2015 è di circa 67mila, quasi il doppio di quello delle femmine, ovvero 38mila, ed "è caratterizzato da un maggior peso dei decessi dovuti a cause evitabili con prevenzione primaria, vale a dire quella legata ad abitudini e stili di vita (come alimentazione, tabagismo, consumo di alcol)".

Le classifiche provinciali e regionali confermano un'Italia a due velocità, con Rimini, Treviso e il Trentino ai primi posti per minore mortalità evitabile, Napoli e la Campania in fondo.    "Numeri che ci indicano quanto sia necessario promuovere educazione alla salute e una corretta informazione sanitaria.    Abbiamo ancora un piccolo esercito di donne che continuano a morire di tumori al collo dell'utero e alla mammella, che in buona parte potrebbero essere limitati", dichiara all'ANSA Natalia Buzzi, responsabile scientifica del rapporto.  

Nel solo 2015 sono infatti circa 46.600 i decessi per cancro che avrebbero potuto essere evitati tramite screening o stili di vita. Quanto al dibattito sulla 'Super mortalità' registrata nell'anno 2015, che ha richiamato l'attenzione dei media, il rapporto sottolinea che dei circa 47.000 casi di differenza tra il 2015 e il 2014, il 92% riguardano decessi avvenuti oltre i 75 anni, e che quindi non rientrano nella mortalità evitabile. In questa categoria rientrerebbero invece solo 1.800 casi, pari al 2% cifra "che non sposta sensibilmente il bilancio del fenomeno studiato da MEV(i)".

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