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Creato un embrione uomo-pecora: utile per fabbricare organi

Medicina Interna Redazione DottNet | 19/02/2018 18:16

Ma la bioetica è contro, 'è inutile'; 20 anni di esperimenti controversi. La storia

 Un gruppo di ricercatori statunitensi ha creato in laboratorio un embrione ibrido uomo-pecora, in cui una cellula su 10.000 è umana, con la stessa tecnica utilizzata lo scorso anno per la chimera uomo-maiale ma con risultati decisamente migliori, visto che in quel caso il rapporto era di una a 100mila. L'annuncio ha immediatamente provocato perplessita' e critiche da parte degli scienziati ma anche e soprattutto dei bioeticisti che avevano bocciato queste pratiche, con diversi documenti, gia' dalle prime sperimentazioni che risalgono ormai a 20 anni fa e che hanno visto coinvolti, fra gli altri animali, anche scimmie, mucche e conigli.

A renderlo noto e' stata l'università della California Davis e da quella di Stanford, con una presentazione al meeting della American Association for the Advancement of Science. L'ibrido è stato ottenuto introducendo cellule staminali adulte 'riprogrammate' nell'embrione di pecora, che poi è stato lasciato crescere per 28 giorni, il massimo per cui l'esperimento aveva ottenuto l'autorizzazione, di cui 21 nell'utero di un animale. Nel periodo le cellule umane si sono riprodotte, spiega Pablo Ross, uno degli autori, anche se per arrivare alla possibilità di avere un intero organo serve un rapporto di uno a 100. Nella stessa presentazione i ricercatori hanno spiegato di essere riusciti ad ottenere embrioni di pecora e maiale privi del pancreas grazie alla tecnica Crispr di 'copia e incolla' del Dna, un passo ulteriore per far 'ospitare' agli animali gli organi umani. Il prossimo passo sarà chiedere l'autorizzazione a far crescere gli embrioni per 70 giorni, per verificare l'evoluzione dei tessuti. Uno dei possibili problemi, ammette lo stesso Ross, è l'eventualità che l'animale sviluppi una 'mente umana'. "Ma - spiega - se dovessimo accorgerci che le cellule finiscono nel cervello non proseguiremmo l'esperimento". 

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  I dubbi bioetici, spiega il direttore scientifico dell'Ospedale Bambino Gesù di Roma Bruno Dallapiccola, non sono i soli che accompagnano questi esperimenti. "La mia considerazione, al di là dei problemi etici che derivano dall'aver creato un oggetto che è così contro natura, è che non vedo l'utilità di questi test - sottolinea -. Se l'idea è far funzionare questo metodo in funzione dei trapianti, se si ha una cellula umana con una animale non si risolve il problema del rigetto". D'accordo con questa analisi, condivisa anche da un documento del Comitato Nazionale di Bioetica, anche il direttore del Centro di Ateneo di Bioetica dell'Università Cattolica Adriano Pessina. In estrema sintesi, rileva il bioeticista, "le obiezioni nei confronti di queste ricerche, peraltro già espresse da vari documenti, sono sia di natura scientifica, perché l'eventuale creazione di organi biologicamente compatibili con l'uomo non supera affatto tutte le questioni del rigetto e delle possibili violazioni delle barriere specifiche in ordine alla trasmissione di malattie, sia di natura etica e antropologica mettendo in conto che l'uomo, la persona umana, non può essere esposta, in termini simbolici e in termini biologici alla possibilità di una ibridazione, per ora di un insieme di cellule, di cui non si possono prevedere né gli esiti né l'estensione".

I tentativi nel corso degli anni

I tentativi di ottenere degli ibridi uomo-animale hanno avuto un picco tra la fine del secolo scorso e i primi anni duemila per studiare malattie umane o ottenere delle fonti di staminali, o come nel caso dichiarato per l'embrione ibrido uomo-pecora, con l'obiettivo futuro di poter avere degli organi da trapiantare.    Il primo tentativo riportato è quello dell'Universita' della California a San Francisco, dove nel 1997 il gruppo guidato dal biologo Roger Pedersen aveva trasferito nuclei di cellule umane all'interno di ovociti di scimmie. L'esperimento californiano è fallito per l'incompatibilita' fra il Dna umano e quello mitocondriale degli animali.

L'anno successivo invece la Advanced Cell Technology, una piccola compagnia statunitense, ha affermato di essere riuscita ad ottenere cinque embrioni 'chimera' con la stessa tecnica, che in linea teorica avrebbero potuto svilupparsi, utilizzando però cellule di mucca e di toro.    Negli anni successivi le cronache riportano il tentativo di Panayiotis Zavos, un ricercatore del'universita' del Kentuky che nel 2003 ha affermato di aver ottenuto embrioni uomo-mucca che si sarebbero sviluppati regolarmente per due settimane e teoricamente si sarebbero potuti impiantare in un utero umano.    Nello stesso anno la Shanghai Second Medical University ha annunciato la creazione di centinaia di ibridi uomo-coniglio distrutti dopo aver prelevato le cellule staminali embrionali.  

Altre notizie sono arrivate nel 2004, quando la Mayo Clinic in Minnesota ha prodotto maiali con cellule del sangue umane, e nel 2005, quando il Salk Institute ha riportato di aver ottenuto un topo con lo 0,001% di cellule umane. Negli anni successivi questo tipo di ricerche ha avuto uno stop, sia per l'opposizione di tipo etico in diversi paesi che ha portato a veri e propri bandi a questo tipo di ricerche sia per mancanza di risultati, visto che in nessun caso si sono avute poi applicazioni pratiche hanno giustificato esperimenti così 'estremi'. Con lo sviluppo delle tecniche moderne di genetica, a partire dalla possibilità di fare un 'editing' del Dna per cancellare interi geni, il vento sembra spirare di nuovo in favore di questi test. Ne sono prova la decisione del National Institute of Health americano di ricominciare a finanziare le ricerche in questo campo, annunciata a fine 2016, e quella identica presa dal governo giapponese, che dovrebbe entrare in vigore l'anno prossimo.

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