Canali Minisiti ECM

Meno ictus ed embolie con un nuovo farmaco anticoagulante

Cardiologia Redazione DottNet | 19/02/2018 18:18

Studio su 30mila pazienti internazionali guidato dalla Humanitas

Aggiungere un farmaco anticoagulante di nuova generazione (Doac) alla terapia di pazienti che hanno avuto un infarto grave potrebbe essere la soluzione per prevenire il rischio di un nuovo infarto, ictus o embolie. A dirlo è una ricerca realizzata da Humanitas University e diretta da Giulio Stefanini, pubblicati su JAMA Cardiology, che ha analizzato quasi 500 studi e circa 30mila pazienti con infarto di varia gravità.    La ricerca è stata condotta in collaborazione con l'ospedale San Raffaele di Milano e con il Duke Clinical Research Institute americano. Ad oggi, spiegano gli esperti di Humanitas, il trattamento dell'infarto si basa sulla rivascolarizzazione con angioplastica, seguita da una terapia con due farmaci antiaggreganti per ridurre il rischio trombotico molto elevato in ogni tipo di infarto.

"Partendo dall'ipotesi che proprio la somministrazione indiscriminata post-infarto a tutti i pazienti fosse la causa degli scarsi risultati - commenta Stefanini - abbiamo analizzato tutti i dati ad oggi disponibili per verificare se l'efficacia dei nuovi farmaci anticoagulanti cambiasse in base al profilo di rischio dei pazienti. Per la prima volta, abbiamo trovato l'evidenza di un beneficio anti-trombotico molto marcato di questa classe di farmaci, ma solo nei pazienti con la tipologia di infarto più grave e, quindi, con rischio trombotico più elevato". In questi pazienti, i benefici in termini di protezione anti-trombotica "superano di molto il rischio di complicanze emorragiche, mentre nei pazienti con infarto meno grave l'uso dei Doac non è giustificato perché il rischio di emorragie va ad annullare il beneficio anti-trombotico. Questo risultato - conclude lo specialista - apre nuovi e importanti scenari nel trattamento dell'infarto che andranno confermati da studi disegnati ad hoc solo sui pazienti con infarto più grave".

pubblicità

fonte: JAMA Cardiology

Commenti

I Correlati

Silvestrini: "Se in passato si trattava di una patologia che colpiva principalmente i più anziani, oggi, complici gli stili di vita scorretti, l'età media si è abbassata"

Lo rivela uno studio condotto dai neurologi del dipartimento di Scienze cliniche applicate e biotecnologiche dell'Università dell'Aquila, pubblicato online sul Journal of Neurology, Neurosurgery, and Psychiatry

La terapia combinata clopidogrel-aspirina iniziata entro 72 ore dall’insorgenza dell’ictus ha portato a un rischio inferiore di nuovo ictus a 90 giorni rispetto alla sola terapia con aspirina

La comunicazione con il paziente deve necessariamente comprendere quella con la famiglia in quanto, una volta superata la fase acuta

Ti potrebbero interessare

Una over-50 su 2 soffre di insufficienza venosa. I consigli dei flebologi

E' la nuova campagna promossa dal Gruppo Servier in Italia in collaborazione con la Siprec), che mira a promuovere i benefici clinici, sociali ed economici che derivano dal seguire le terapie nelle malattie croniche cardiometaboliche

Silvestrini: "Se in passato si trattava di una patologia che colpiva principalmente i più anziani, oggi, complici gli stili di vita scorretti, l'età media si è abbassata"

Lo evidenzia lo studio danese DanGer Shock, pubblicato sul New England Journal of Medicine e presentato in occasione del 75/mo congresso dell'American College of Cardiology ad Atlanta (Usa)

Ultime News

Il professionista ha la possibilità di confrontare i dati in suo possesso con quelli acquisiti dall’Agenzia delle Entrate, visionando la propria dichiarazione precompilata, che sarà disponibile a partire dal prossimo 30 aprile

"Le farmacie rappresentano sempre più un punto di riferimento per la collettività e per il servizio sanitario nazionale costituendo spesso il presidio sanitario più prossimo per i cittadini"

Laiga: "Se si vuole dare un concreto aiuto alla maternità dopo la nascita, sarebbe più sensato investire tali soldi per rimediare ai gravi tagli al personale sanitario degli ultimi anni"

L’infezione prolungata ha portato all’emergere di una nuova variante immuno-evasiva a causa dell’ampia evoluzione all’interno dell’ospite. Il paziente è poi deceduto