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Rapporto Osservasalute, fallimento dell'Ssn per il gap tra regioni

Sanità pubblica Redazione DottNet | 19/04/2018 18:37

Intervista con Ricciardi (Iss): occorre partire da un riequilibrio del riparto del Fondo Sanitario Nazionale

La notizia positiva è che ritorna a crescere l'aspettativa di vita in Italia, dopo il calo registratosi due anni fa, facendo del nostro uno dei Paesi più longevi al mondo. Quella negativa è che, pur vivendo di più, gli italiani vivono però peggio, soprattutto al Sud. E proprio il Meridione rappresenta un'emergenza, perchè se è vero che oggi in Italia si muore meno per tumori e malattie croniche, ciò vale solo nelle regioni dove la prevenzione funziona, ovvero principalmente al Nord. Nel Mezzogiorno, invece, il tasso di mortalità per queste malattie è maggiore di una percentuale che va dal 5 al 28% e la Campania è la regione con i dati peggiori.  

E' questa l'istantanea dell'Italia della salute: un Paese 'a due velocità' e con un profondo divario tra Nord e Sud. A dirlo sono i dati del Rapporto Osservasalute 2017, pubblicato dall'Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane che ha sede all'Università Cattolica di Roma, frutto del lavoro di 197 ricercatori distribuiti su tutto il territorio. Ad emergere è dunque, innanzitutto, un divario Nord-Sud "divenuto ormai insopportabile e contrario alla nostra stessa Costituzione, a tutela della salute di tutti i cittadini", ha affermato il direttore dell'Osservatorio e presidente dell'Istituto superiore di Sanità, Walter Ricciardi, che per questo lancia un appello al futuro governo perchè si pensi ad "una sorta di Piano Marshall per il Sud". L'aspettativa di vita nel Paese, ha sottolineato, "è diseguale e nel Mezzogiorno si vive in media fino a 4 anni in meno".

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Ed i dati sono chiari: in Campania, ad esempio, si registra un +28% di mortalità per tumori e malattie croniche rispetto alla media nazionale del 2,3%, in Sicilia la mortalità è del +10%, in Sardegna è del +7% ed in Calabria è del +4,7%. Laddove invece la prevenzione funziona, e cioè principalmente al Nord, la salute degli italiani, avverte il Rapporto, "è più al sicuro". Infatti, le regioni con la mortalità precoce più bassa risultano l'Umbria (204,7 per 10.000), l'Emilia-Romagna (205,8 per 10.000) e il Veneto (206,9 per 10.000). Nel sud Italia, inoltre, 1 persona su 5 dichiara di non aver soldi per pagarsi le cure, quattro volte la percentuale osservata nelle regioni settentrionali, ciò a fronte di una spesa out of pocket (da parte dei cittadini) per la salute che negli ultimi anni è aumentata, mediamente, di circa l'8,3% (2012-2016) ma in maniera disuguale nel Paese.  

Il Rapporto lancia anche un ulteriore allarme, quello relativo agli anziani non autosufficienti che in soli 10 anni supereranno i 6 milioni: "Ci troveremo di fronte a seri problemi per garantire un'adeguata assistenza agli anziani - avverte il direttore scientifico dell'Osservatorio, Alessandro Solipaca - perché la rete degli aiuti familiari si va assottigliando a causa della bassissima natalità e della precarietà dell'attuale mondo del lavoro che non offre tutele ai familiari caregiver". Quanto agli stili di vita, migliorano anche se lievemente: gli italiani tendono a fare più sport, ma scontano ancora tanti problemi, in primis quelli con la bilancia (nel periodo 2001-2016 è aumentata la percentuale delle persone in sovrappeso: 33,9% contro 36,2% ed è aumentata la quota degli obesi). Anche il vizio del fumo dal 2014 resta praticamente stabile (al 2016 si stima fumi il 19,8% della popolazione over-14 anni) ed aumentano i bevitori di alcolici.

Migliorano, anche se lievemente, gli stili di vita degli italiani: tendono a fare più sport, ma scontano ancora tanti problemi, in primis quelli con la bilancia (nel periodo 2001-2016 è aumentata la percentuale delle persone in sovrappeso: 33,9% contro 36,2%); soprattutto è aumentata la quota degli obesi ed anche il vizio del fumo dal 2014 resta in Italia praticamente stabile (al 2016 si stima fumi il 19,8% della popolazione over-14 anni) ed aumentano i bevitori di alcolici. E' il quadro che emerge dal Rapporto Osservasalute.  

- SEMPRE PIU' OBESI: Nel 2016 più di un terzo della popolazione adulta (35,5%) è in sovrappeso, mentre poco più di una persona su dieci è obesa (10,4%); complessivamente, il 45,9% dei soggetti over-18 è in eccesso ponderale. Le regioni meridionali presentano la prevalenza più alta di persone obese (Abruzzo 14,2%, Puglia 13,1% e Molise 12,4%). Ed in lotta con la bilancia sono anche bambini e adolescenti: quelli di 6-17 anni in sovrappeso o obesi sono il 24,7% (media 2015-16). La prevalenza più elevata è tra i bambini che vivono in famiglie con risorse economiche scarse, ma soprattutto in cui il livello di istruzione dei genitori è più basso.

- LEGGERO AUMENTO DEGLI SPORTIVI: Nel 2016, le persone che dichiarano di praticare uno o più sport nel tempo libero sono il 34,8% della popolazione, pari a circa 20 milioni e 485 mila. Nel 2015 erano il 33,3% della popolazione, pari a circa 19 milioni e 600 mila. Le regioni che registrano la più bassa quota di praticanti sportivi sono Campania (20,0%), Sicilia (24,0%), Calabria (24,2%), Molise (25,1%) e Basilicata (26,1%).   

- ALCOLICI, CONTINUANO AD AUMENTARE I CONSUMATORI: si riduce ancora, anche se di poco, la percentuale dei non consumatori (astemi e astinenti negli ultimi 12 mesi), pari al 34,4% (nel 2014 era il 35,6%, nel 2015 34,8%) degli individui con oltre 11 anni. Considerando i giovani (11-17 anni) consumatori a rischio va rilevato per la Campania un aumento notevole per entrambi i sessi, +78,2% rispetto al 2015.

- COSTANTE IL NUMERO DEGLI ITALIANI FUMATORI: Rispetto agli anni precedenti in cui si registrava un calo (nel 2010 fumava il 22,8% degli over-14, nel 2011 il 22,3%, nel 2012 il 21,9% e nel 2013 il 20,9%), l'ultima edizione del Rapporto evidenzia un assestamento della quota dei fumatori. Sono circa 10 milioni e 430 mila i fumatori in Italia nel 2016 (nel 2015 erano 10 milioni e 300 mila), poco più di 6 milioni e 300 mila uomini e poco più di 4 milioni e 100 mila donne. Si tratta del 19,8% della popolazione di 14 anni e oltre. La più alta prevalenza di fumatori si continua a registrare in Campania (23,4% della popolazione di 14 anni e oltre), seguita da Umbria (22,8%) e Basilicata (21,5%). La Calabria, invece, registra la più bassa prevalenza di fumatori di sigarette (15,9%), seguita dal Veneto (16,2%). Il vizio è duro a morire soprattutto tra i giovani.   Dunque, avverte il Rapporto, "sarebbero auspicabili ulteriori azioni, scoraggiando, per esempio, il consumo di tabacco con l'aumento del costo dei pacchetti, così come hanno già fatto altri Paesi. Nel 2016, in Italia, il costo medio di un pacchetto di sigarette era 5,62 euro, contro i 10,07 euro della Norvegia o 10,26 euro dell'Irlanda".

L'intervista con Walter Ricciardi

L'Italia della salute è divisa in due e tale divario "sta ormai diventando insopportabile: al Sud si vive meno e peggio che al Nord ed il gap è ancora maggiore rispetto ai Paesi europei, tanto che a Napoli si vive in media ben 6 anni in meno che a Stoccolma, in Svezia". La denuncia arriva dal direttore dell'Osservatorio nazionale dell'Università Cattolica sulla salute nelle regioni italiane, nonchè presidente dell'Istituto superiore di sanità (Iss), Walter Ricciardi, che lancia un appello ai futuri governo e Parlamento affinchè si pensi ad una sorta di Piano Marshall per sostenere il Meridione.  

"Nella città metropolitana di Napoli si vive in media ben 6 anni in meno rispetto alla città di Stoccolma", ha affermato Ricciardi, che oggi ha presentato il Rapporto Osservasalute 2017 pubblicato dall'Osservatorio e dal quale emerge una forte disparità negli indicatori di salute tra Nord e Sud d'Italia.    Nel Mezzogiorno, ha spiegato, "l'unica eccezione positiva è rappresentata dalla Basilicata. Dal Rapporto emerge però fortemente un dato: nelle regioni che si sono attivate per dare vita concretamente a piani di prevenzione, a partire dalla promozione di corretti stili di vita, si è avuta una ricaduta positiva sulla salute dei cittadini. Vi è cioè un'alta percentuale di mortalità evitabile, e ciò - ha chiarito - proprio attraverso la prevenzione oncologica, vaccinale, lo stop al fumo e all'alcol e l'incentivazione di attività fisica e corretta alimentazione".

L'aspettativa di vita è cioè "diseguale e nel Mezzogiorno si vive in media fino a 4 anni in meno. Un esempio su tutti: una donna del Sud, con una aspettativa di vita di 84 anni, vive gli ultimi 16 anni in cattiva salute rispetto a una svedese che, vivendo in media 83 anni, ne vive in malattia solo 5". Dunque, avverte, "il Sud si allontana sempre di più ed è come se fosse un Paese diverso, con indicatori di salute simili alla Serbia o alla Tunisia dove, però, ci sono strutture con indicatori anche migliori dei nostri". Da qui l'appello: "Le sfide per il futuro sono garantire la sostenibilità e l'universalismo del nostro Servizio sanitario nazionale e superare le diseguaglianze di salute sul territorio. I nuovi governo e Parlamento passino ora dalle parole ai fatti: la priorità - avverte Ricciardi - è aiutare il Mezzogiorno ad uscire dal ritardo che si registra in tutti i campi".

Per questo, è la proposta del presidente dell'Iss, "si dovrebbe predisporre una sorta di Piano Marshall a sostegno del Meridione e da coordinarsi tra governo, Parlamento e Regioni".

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