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Mini cuore artificiale salva la vita a una bambina di tre anni

Cardiologia Redazione DottNet | 23/04/2018 18:05

L'intervento al Bambino Gesù. Il cuore è grande quanto una batteria. L'intervista ad Antonio Amodeo, il chirurgo che ha eseguito l'operazione

E' grande quanto una batteria stilo - appena 5 cm di lunghezza e 15 mm di diametro - ed ha salvato la vita ad una bimba di 3 anni. E' il mini-cuore artificiale Infant Jarvik 2015, impiantato alla piccola, affetta da miocardiopatia dilatativa, dai chirurghi dell'Ospedale pediatrico Bambino Gesù.    Un intervento eccezionale i cui primi esiti lasciano ben sperare: la bimba, operata il 2 febbraio e tuttora ricoverata, sta bene, cammina, mangia la pasta e gioca con l'iPad. Il mini-cuore è prossimo alla sperimentazione clinica negli Usa, ma l'Ospedale ha ottenuto un'autorizzazione straordinaria per il suo utilizzo per uso compassionevole previo consenso dell'ente statunitense per i farmaci Food and drug administration, del Ministero della Salute e del Comitato etico del nosocomio.

E' il secondo intervento al mondo di impianto del mini-cuore dopo quello del 2012, sempre all'Ospedale della Santa Sede. Il dispositivo è stato sviluppato con i fondi del National Institute of Health all'interno del programma statunitense PumpKIN (Pumps for Kids, Infants, and Neonates). Scopo del programma, mettere a punto il primo dispositivo miniaturizzato di assistenza ventricolare intracorporeo per i bambini più piccoli (sotto i 25-30 chili di peso) tra quelli in attesa di trapianto a causa di anomalie cardiache congenite o insufficienze cardiache severe, per i quali i dispositivi già esistenti non risultano purtroppo appropriati. Per la piccola, il mini-cuore rappresentava l'ultima chance, dopo il fallimento dell'impianto di un Berlin Heart, un cuore artificiale paracorporeo che necessita l'ausilio di una consolle esterna collegata con cannule al torace del paziente

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Il mini-cuore potrebbe ora rivelarsi una "rivoluzione": "Se le premesse di minore mortalità e morbilità verranno confermate dai test clinici che inizieranno entro il 2018 in Usa, si tratta di una vera rivoluzione nel mondo dell'assistenza meccanica pediatrica", ha affermato Antonio Amodeo, responsabile ECMO e assistenza meccanica cardiorespiratoria e trapianto di cuore artificiale del Bambino Gesù, che ha eseguito l'intervento.    Infatti, "il cuore 'Berlin' - spiega Amodeo - è l'unico, negli ultimi 20 anni, adatto all'impianto su bimbi così piccoli, ma si tratta di un cuore para-corporeo che implica che dal torace fuoriescano varie cannule che sono collegate ad una consolle. Il piccolo paziente dunque, è costretto a rimanere a letto in ospedale in attesa che arrivi un cuore idoneo per il trapianto".    Il nuovo dispositivo, invece, "è il primo cuore totalmente impiantabile per bimbi da 1 a 8 anni, con la fuoriuscita di un unico piccolo tubo dall'addome collegato ad una batteria facilmente portatile in un marsupio o cintura. Il vantaggio enorme - rileva il chirurgo - è che i piccoli pazienti, in attesa del trapianto, possono tornare a casa e svolgere una vita pressochè normale". Ora, conclude Amodeo, "ci auguriamo che la sperimentazione clinica in Usa possa dimostrare anche un minor tasso di mortalità, attestato ad oggi con il Berlin heart al 25-30%".

L'intervista

Potrebbe rivelarsi una "rivoluzione" in ambito pediatrico l'utilizzo del nuovo mini-cuore artificiale Infant Jarvik 2015, il cui impianto ha salvato la vita ad una bimba di 3 anni operata all'Ospedale Bambino Gesù: "Se le premesse di minore mortalità verranno confermate dai test clinici che inizieranno entro il 2018 in Usa, si tratta di una vera rivoluzione nel mondo dell'assistenza meccanica pediatrica", ha affermato Antonio Amodeo, responsabile ECMO e assistenza meccanica cardiorespiratoria e trapianto di cuore artificiale del Bambino Gesù, che ha eseguito l'intervento.

Negli ultimi 20 anni, infatti, spiega l'esperto, "per i piccoli pazienti è stato disponibile un solo modello di cuore artificiale para-corporeo, che se da un lato faceva registrare un 70% di sopravvivenza, dall'altro non permetteva la dimissione a casa dei pazienti. Adesso, sarà invece possibile dimetterli dopo l'intervento, permettendo loro il reinserimento nel tessuto sociale e familiare in attesa del trapianto di cuore. Bisogna considerare che la maggior parte delle assistenze meccaniche cardiocircolatorie pediatriche si effettua proprio entro i primi tre anni di vita, quando i pazienti sono più piccoli: l'utilizzo della mini-pompa cardiaca potrà rappresentare una svolta".

In Usa, il programma PumpKIN per finanziare lo sviluppo e la valutazione clinica del Jarvik 2015 ha avuto inizio nel 2004 poiché i bambini con insufficienza cardiaca "avevano a quei tempi un numero davvero ridotto di opzioni che consentisse loro di rimanere in vita - sottolinea Timothy Baldwin, responsabile del progetto PumpKIN -. Questo è vero ancora oggi. Tenendo conto di tutti gli sforzi fatti per arrivare fino a questo punto, l'apparente successo del primo impianto effettuato presso il Bambino Gesù è per noi molto gratificante. Mentre ci prepariamo all'inizio della sperimentazione clinica qui negli Stati Uniti, quest'esperienza ci aiuterà a capire meglio come funziona il dispositivo e come prenderci cura al meglio dei delicati pazienti tenuti in vita grazie al Jarvik 2015".

Nei 14 anni del progetto PumpKIN, la FDA ha concesso solamente due autorizzazioni per l'uso compassionevole del dispositivo. La prima, nell'aprile del 2012, riguardava il prototipo dell'Infant Jarvik. Il via libera alla procedura fu concesso sempre al Bambino Gesù per salvare la vita di un bambino di 16 mesi in attesa di trapianto di cuore. La seconda autorizzazione è quella rilasciata all'inizio di quest'anno e che ha permesso di salvare la vita alla piccola paziente di 3 anni ricoverata dallo scorso luglio presso il dipartimento medico e chirurgico di cardiologia pediatrica dell'Ospedale.

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