Canali Minisiti ECM

Mangiare più pesce potrebbe prevenire il Parkinson

Neurologia Redazione DottNet | 23/04/2018 16:21

Grazie a una proteina particolarmente abbondante in alcune specie

Mangiare più pesce può aiutare a prevenire il morbo di Parkinson. Questo il suggerimento che arriva da uno studio della Chalmers University of Technology, in Svezia, pubblicato su Scientific Reports. Lo studio punta sul ruolo di una proteina, la parvalbumina, che è anche l'allergene più diffuso nel pesce. Uno dei tratti distintivi del Parkinson è la formazione di amiloide (una sorta di 'ammasso') di una proteina, chiamata alfa-sinucleina, e ciò che i ricercatori hanno ora scoperto è che la parvalbumina può formare strutture amiloidi che si legano insieme alla proteina alfa-sinucleina. La parvalbumina "recupera" quindi in modo efficace le proteine alfa-sinucleina, usandole per i propri scopi, impedendo così in seguito la formazione di amiloidi potenzialmente dannosi.

Con la parvalbumina così abbondante in alcune specie ittiche, secondo gli studiosi aumentare la quantità di pesce nella dieta potrebbe essere un modo semplice per combattere il Parkinson. Aringhe, merluzzi, scorfani, salmone sockeye e dentice rosso, presentano livelli particolarmente elevati, ma la proteina è comune anche in molte altre specie. È importante sapere però che i livelli possono anche variare notevolmente nel corso dell'anno. "Il pesce è normalmente molto più nutriente alla fine dell'estate, a causa dell'aumentata attività metabolica. I livelli di parvalbumina sono molto più alti nei pesci per il sole, quindi potrebbe essere utile aumentare il consumo durante l'autunno", dice Nathalie Scheers, una delle autrici della ricerca. Anche altre malattie neurodegenerative, tra cui l'Alzheimer, la Sla e la malattia di Huntington, sono causate da certe strutture amiloidi che interferiscono nel cervello. Il team vuole quindi approfondire ulteriormente se ciò che sembra valido per il Parkinson possa esserlo anche per altre patologie.

pubblicità

fonte: Scientific Reports

Commenti

I Correlati

Lo rivela un maxi studio che ha coinvolto oltre 491 mila individui, condotto da Antonio Terracciano, del Florida State University College of Medicine in Tallahassee e pubblicato sulla rivista Jama Neurology

Tra i fattori che possono determinare un aumento del rischio di insorgenza della malattia, anche l’esposizione a tossine esogene come pesticidi, metalli e prodotti chimici industriali, oppure lo stile di vita (dieta e fumo)

Un innovativo sistema robotico associato a misurazioni neurofisiologiche getta luce sull’origine e la natura di questo sintomo debilitante

Tra gennaio 2000 e dicembre 2016 sono stati analizzati oltre 122mila soggetti con età compresa all’ingresso nello studio fra 65 e 74 anni coperti dal sistema di assistenza sanitaria americano MEDICARE (87,6%), metà dei quali con diagnosi di Parkinson

Ti potrebbero interessare

La SINPIA ribadisce l’importanza di diagnosi precoce e interventi abilitativi personalizzati per bambini e adolescenti con ASD e loro caregiver

Si tratta di malattie rare, con una prevalenza di meno di 5 persone ogni 100.000 nel mondo

Vianello: "I fattori di rischio, da soli e ancora di più in combinazione tra loro, aumentano il rischio di essere colpiti da ictus cerebrale"

Gli esperti degli IRCCS Maugeri Pavia sottolineano l’importanza di contrastare gli effetti negativi dell’invecchiamento e promuovere il benessere psicofisico attraverso la combinazione di prevenzione, riabilitazione motoria e cardiorespiratoria e sti

Ultime News

Ne parla la Fondazione Giovanni Lorenzini con il progetto “I primi 1000 giorni di vita” presentato nella giornata conclusiva del “Milan Summit Longevity”

Alla Conferenza HIMSS[1] 2024, uno Showcase sull’ interoperabilità dimostra come SDC può ottimizzare i processi e creare un ambiente favorevole al recupero del paziente

Trattamenti estetici prima causa per epatite B e C

Il provvedimento allo studio: niente più tetti di spesa per le assunzioni, via libera agli incentivi. Le richieste di Cittadinanzattiva