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Trapianto senza precedenti, l'aorta diventa trachea

Pneumologia Redazione DottNet | 21/05/2018 19:06

Paziente operato in Francia, "sto bene, posso correre 45 minuti"

Pazienti tracheotomizzati, che non potevano più respirare autonomamente, gravemente menomati nella vita quotidiana, sono tornati ad un'esistenza normale e anche a praticare sport. Per la prima volta, innestando tessuto dell'aorta di donatori deceduti al posto della trachea espiantata, si è ottenuto un risultato che ha sorpreso persino i chirurghi autori dell'operazione: il tessuto della trachea si è "trasformato" rigenerando di fatto la trachea e consentendo ai pazienti di avere un nuovo organo, perfettamente funzionante.

"Siamo passati di sorpresa in sorpresa" ha detto al Congresso dell'American Thoracic Society di San Francisco il capo dell'equipe dei chirurghi autori della prima mondiale, Emmanuel Martinod, primario del reparto di chirurgia toracica e vascolare all'ospedale "Avicenne" di Bobigny, in banlieue di Parigi. A spingere all'esperimento il professor Martinod c'era la constatazione che "si può sostituire un cuore, un polmone o un fegato ma non le vie aeree". La scelta del tessuto da provare è caduta sull'aorta, unico organo a non essere stato sperimentato come sostituto di tessuti di organi respiratori. L'intervento - possibile su 13 pazienti di un totale di 20 tracheotomizzati selezionati - è stato compiuto in 2 tappe: prima l'ablazione della lesione (in alcuni casi il tumore) con metodi chirurgici tradizionale e la ricostruzione di vie respiratorie con parti di aorta.

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Le aorte erano state prelevate su donatori deceduti poi conservate a meno 80 gradi. Bassissima l'incidenza del rigetto e, a sorpresa, veloce e rassicurante la "ricrescita" nel torace del paziente recettore. La trasformazione da un tessuto flessibile (l'aorta) in tessuto rigido (la trachea) è stato in un primo tempo favorito dall'impianto di uno stent all'interno del nuovo organo. Dopo un periodo di diversi mesi, i medici hanno riscontrato la trasformazione dell'aorta in trachea grazie alle cellule del paziente. In particolare, a crescere è stato l'epitelio, lo strato più superficiale della trachea, arrivando a far ricrescere la cartilagine.

Il risultato finale è stato il nuovo e spettacolare funzionamento dell'organo. La mortalità dopo 90 giorni è stata del 5% e non si sono registrate complicazioni gravi legate al trapianto o allo stent. La grande maggioranza dei pazienti, a distanza di diversi anni dal trapianto, respira ora normalmente. "Mi avevano avvertito che non sarebbe stata una passeggiata di salute - ha testimoniato uno dei trapiantati, Eric Volery, 40 anni, colpito da una stenosi tracheale che lo soffocava - 7 anni dopo l'operazione sono in perfetta salute e posso correre 45-50 minuti".

Fonte: ansa

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