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Ex specializzandi: si va verso un accordo con lo Stato

Professione Redazione DottNet | 18/09/2018 18:34

C'è il rischio che lo Stato debba versare oltre 16 miliardi di euro a 110mila medici

Lo Stato italiano rischia di dover sborsare più di 16 miliardi agli oltre 110mila medici che hanno frequentato la Scuola di Specializzazione in Medicina tra il 1978 e il 2006. È quanto emerge dall’analisi della testata giornalistica Sanità Informazione, che ha promosso il convegno, patrocinato da FNOMCeO, ENPAM, Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Tor Vergata e Ordine degli Avvocati di Roma, dal titolo “Formazione specialistica medica. Diritto al risarcimento e prescrizione: limiti e opportunità nel diritto comunitario e nell’ordinamento italiano”, organizzato presso la Sala Capitolare del Convento di S. Maria sopra Minerva - Senato della Repubblica.  Una vertenza che si trascina da più di vent’anni a causa della discriminazione patita dai medici specializzati tra il 1978 e il 2006 senza ricevere il corretto trattamento economico, nonostante fosse previsto dalle direttive Ue in materia (75/362/CEE, 75/363/CEE e 82/76/CEE).

«È il momento di individuare una soluzione normativa per tutelare i diritti dei medici e, al tempo stesso, far risparmiare lo Stato» dichiara il senatore Antonio De Poli, presente alla conferenza stampa. «Proprio per questo, - continua De Poli – è già pronto un disegno di legge per un accordo che conterrà i costi del contenzioso di 5 miliardi. Sarò il primo firmatario di questa proposta e tanti altri colleghi, dell’intero arco parlamentare, la sottoscriveranno convintamente».

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«Le risorse risparmiate si potrebbero dedicare a tanti fondamentali capitoli di spesa per la Sanità – sottolinea il senatore Pierpaolo Sileri, Presidente della Commissione Sanità – come lo sblocco del turn over per il personale medico-sanitario e l’aumento delle borse disponibili per le scuole di specializzazione, l’unica strada per colmare il progressivo pensionamento dell’attuale classe medica che rischia di minare le fondamenta del Sistema Sanitario Nazionale. Misure essenziali per garantire il pieno diritto alla salute a tutta la cittadinanza». «Bisogna porre un freno – conclude Sileri – a questo circolo vizioso, perché alla fine sono i cittadini a rimetterci, per i costi a carico dell’erario e l’ulteriore mole di lavoro nei nostri già oberati Tribunali».

«Non esistono diritti di serie a e di serie b, i diritti acquisiti meritano tutti pari rispetto e dignità dinnanzi alla Pubblica Amministrazione» commenta il senatore Antonio Saccone, della Commissione Bilancio.

Durante il convegno sono stati affrontati i diversi ambiti del contenzioso, attraverso gli autorevoli contributi  di giuristi ed esponenti del mondo sanitario quali: il professor Guido Alpa, Ordinario di Diritto civile presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Roma “Sapienza”, il professor Bernardo Giorgio Mattarella, Ordinario di Diritto amministrativo presso il Dipartimento di Giurisprudenza della Luiss “Guido Carli” e l’On. Federico Gelli, Dirigente azienda sanitaria Toscana centro.

«Anche alla luce di quanto emerso nella giornata di oggi – spiega l’avvocato Marco Tortorella, esperto del contenzioso – un accordo transattivo tra lo Stato e i medici è una soluzione di semplice buon senso che consentirebbe al legislatore di riappropriarsi del suo ruolo, da troppo tempo affidato ai Tribunali. Dopo le più recenti pronunce della Corte di Giustizia Europea, e sulla base della più corrette interpretazioni giuridiche, le somme che d’ora in poi dovranno essere riconosciute ai medici potrebbero essere triplicate e, in ragione dell’incertezza giuridica protrattasi nel tempo, il termine della prescrizione non dovrebbe scattare prima del 2021».

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