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Boeri (Inps): nessun premio ai medici che tagliano le invalidità. Così funziona il meccanismo

Previdenza Redazione DottNet | 23/10/2018 13:52

I nostri medici non vanno offesi. Noi agiamo a tutela dei pensionati, nei primi 7 mesi del 2018 le revoche sono state pari al meno 1%

Tito Boeri, il presidente dell'Inps, scende in campo e difende i medici fiscali dopo la polemica dei giorni scorsi in cui si è diffusa la notizia che i camici bianchi avrebbero ottenuto incentivi sotto forma d'integrazioni del salario se avessero tagliato le prestazioni dell'Istituto. Sarebbe l'effetto che si evidenzia in seguito alla determinazione presidenziale n. 24 del 13/03/2018, ovvero il c.d. "Piano della Performance 2018-2020" (quindi già in vigore), con cui l'INPS ha individuato per i suoi dipendenti gli obiettivi da raggiungere per accedere ad alcune forme integrative/aggiuntive di salario.

Negli indicatori di efficacia dei medici dell'Inps "non c'è un privato interesse economico che ci scontra con il dovere professionale di agire secondo scienza e coscienza; c'è invece un incentivo collettivo a essere più efficienti e scrupolosi nella programmazione delle visite di verifica della permanenza dello stato invalidante" spiega Boeri in una lettera ai cittadini disabili e alle loro famiglie per rassicurarli in merito ad alcuni articoli di giornale su "presunte distorsioni nel sistema di misurazione e valutazione della performance dei medici dell'Inps". "Ogni singola azione intrapresa dall'Inps è mossa dalla volontà di agire nell'interesse e per la tutela dei melati e dei cittadini invalidi", assicura Boeri, precisando che con l'indicatore in questione, "da inizio anno, quando è stato introdotto, non c'è stato alcun aumento delle revoche delle prestazioni. Al contrario, la percentuale di revoche nei primi sette mesi del 2018 si è ridotta dell'1%".

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Allo stesso tempo, con l'indice in questione, spiega Boeri, "è aumentata" rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente la percentuale "di riscontrati peggioramenti dello stato di salute che danno luogo ad aumenti dei benefici". "A fine anno - annuncia - faremo una valutazione dell'efficacia di tutti gli indicatori presenti nel piano della performance", tra cui anche quello in questione. "La polemica alimentata da alcune testate, che non hanno esitato ad offendere la professionalità dei nostri medici, trae spunto dalla scelta dell'Inps di estendere loro l'obiettivo, sin qui stabilito per i soli dirigenti, di contribuire alla riduzione del debito pubblico", spiega Boeri, precisando che una sentenza del Consiglio di Stato "ci ha imposto di fissare obiettivi specifici per i medici: si sono così definiti molteplici indicatori che valutano la loro attività in base ai servizi forniti all'utenza oltre che un indicatore legato al contributo alla riduzione del debito pubblico in termini di 'Revoche prestazioni invalidità civile', 'Visite mediche di controllo' e 'Azioni surrogatorie'".

"Questo indicatore incide su meno del 2% della retribuzione dei medici ed è valutato a livello regionale. Ciò significa che concorrono al risultato tutti i medici della regione rendendo impossibile per un singolo professionista incidere col proprio comportamento sul risultato e, dunque, sulla sua retribuzione attesa", spiega Boeri, precisando che "l'inclusione tra gli obiettivi delle revoche può aver dato luogo ad equivoci e alimentato sull'imposizione per via amministrativa di criteri più restrittivi nell'accesso alle prestazioni socio-assistenziali dell'Istituto".

C'è da dire che una simile previsione potrebbe comportare conseguenze facilmente immaginabili: ad esempio, stante gli obiettivi posti al medico per ottenere incentivi o premi, il cittadino che si vede revocare o negare un beneficio (ad esempio l'invalidità civile) potrebbe legittimamente  dubitare che il dottore abbia agito secondo "scienza e coscienza"come dovrebbe fare secondo il giuramento professionale, e ipotizzare, invece, che questi abbia inteso perseguire un interesse economico personale.

Alla sfiducia dei cittadini nei confronti dell'amministrazione pubblica, si contrappone anche quella dei dottori che, invece, agiscono secondo il proprio dovere professionale: anche questi si vedrebbero penalizzati nel vedersi riconoscere premi decisamente inferiori rispetto ai colleghi che agiscono per i propri interessi per ottenere guadagni accessori.

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