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Trent'anni dal primo trapianto da cordone: 35mila i pazienti salvati

Medicina Interna Redazione DottNet | 14/11/2018 19:30

Il sangue cordonale è usato per trattare più di 80 differenti malattie potenzialmente mortali

Sono oltre 35mila i pazienti salvati nel mondo da un trapianto di cellule staminali ricavate dal cordone ombelicale, e tutto è iniziato esattamente 30 anni fa, con l'intervento su Mattew Farrow, un bambino di 5 anni affetto da anemia di Fanconi, una malattia rara. Giovedì scorso nel mondo si è celebrato il World Cord Blood Day, per ricordare l'importanza di questa donazione che ancora stenta a prendere piede.  Il primo trapianto di staminali cordonali è stato effettuato dall'ematologa Eliane Gluckman all'ospedale Saint Louis di Parigi, dove ancora è attiva. In quel caso vennero usate le cellule staminali prelevate dal cordone della gravidanza da cui è nata la sorellina del paziente.

"Al momento il sangue cordonale è usato per trattare più di 80 differenti malattie potenzialmente mortali - spiega la Save the Cord Foundation, no profit che organizza la giornata -, compresa la leucemia, i linfomi e l'anemia falciforme. Nonostante questi successi e la necessità di avere cellule staminali, nella maggioranza delle nascite nel mondo il cordone è gettato come un rifiuto medico".  L'affermazione è vera anche in Italia. Come ricorda il rapporto annuale pubblicato dal Centro Nazionale Sangue e dal Centro Nazionale Trapianti, nel 2017 su quasi 270mila parti effettuati in strutture abilitate alla raccolta sono stati raccolti poco più di 11.700 cordoni, appena il 4,4%. Di questi poi sono risultate idonee e quindi inserite in una delle 18 banche appena 825 unità. Dall'inizio dell'attività, nel 2007, al 31 dicembre 2017, le banche italiane contenevano oltre 45mila unità, mentre oltre 1.600 negli anni sono state rilasciate per l'utilizzo.

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La necessità di avere più campioni è tornata recentemente alla ribalta grazie al caso del piccolo Alessandro, il bambino in attesa di un trapianto di staminali, che potrebbe beneficiare anche di quelle cordonali se si trovasse un campione compatibile. Oltre all'uso nei trapianti, ricorda l'Adisco, l'associazione italiana delle donatrici di sangue cordonale, sono stati realizzati dal sangue cordonale anche dei farmaci come il gel piastrinico che cura i 'bambini farfalla'.  A influenzare le decisioni sulla donazione ci sono anche alcune polemiche sulla pratica. Da una parte ci sono coppie che preferiscono conservare il cordone in banche estere per l'uso personale, anche se al momento non ci sono terapie per cui le 'proprie' staminali sembrano efficaci. Dall'altra alcune fake news suggeriscono che la pratica potrebbe danneggiare il bambino.

"Per quanto riguarda la presunta incompatibilità tra donazione del sangue cordonale e la salvaguardia della salute del neonato - ricordano a questo proposito Cns e Cnt -, la pratica clinica della donazione prevede il prelievo a partire da un minuto fino a due minuti dalla nascita, una tempistica che determina una raccolta sufficiente ed adeguata di cellule staminali e non interferisce con le procedure del parto. Da quando è stata introdotta in Italia la raccolta del sangue cordonale per finalità di donazione, nessuna reazione avversa è stata segnalata a carico dei neonati donatori. Stesso dicasi per gli altri paesi europei ed extra europei".

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