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Caso Astori: il certificato sportivo e gli obblighi dei medici

Professione Redazione DottNet | 10/12/2018 21:39

Il caso del calciatore morto nove mesi fa. Le norme per la certificazione agonistica. Le malattie nascoste

Anomalie nel tracciato dell'elettrocardiogramma, aritmie ventricolari che potevano essere delle avvisaglie, dei segnali della patologia che poi sarebbe costata la vita al capitano della Fiorentina Davide Astori. A nove mesi dal decesso del calciatore, morto improvvisamente a Udine il 4 marzo scorso nell'hotel dove la squadra era in ritiro, la procura di Firenze ha iscritto nel registro degli indagati due medici. Uno è di Firenze, il professor Giorgio Galanti, ordinario di medicina interna all'ospedale di Careggi e fino a pochi giorni fa direttore del dipartimento medicina sportiva. L'altro medico sarebbe di Cagliari.

Per entrambi l'accusa sarebbe di omicidio colposo. Astori, prima di arrivare a Firenze aveva giocato anche nel Cagliari. L'attenzione degli inquirenti si sarebbe spostata su loro a seguito dei risultati della perizia per la quale era stato incaricato il professor Domenico Corrado dell'Università di Padova, tra i massimi esperti in materia di morte cardiaca improvvisa. I due medici, entrambi esterni alle società sportive, incaricati di certificare l'idoneità degli atleti, non avrebbero eseguito, in due occasioni, quelle indagini aggiuntive che le prove da sforzo avrebbero richiesto. "Le indagini fatte su Astori erano 'insufficienti' per trovare la malattia che poi ha causato la sua morte": Astori è deceduto per una cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro come aveva evidenziato l'autopsia svolta a Udine.

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"E' una patologia silente non facile da individuare. Io non dico che erano sbagliate, posso solo dire che i due episodi di aritmie registrate in passato potevano indurre a fare ulteriori approfondimenti come previsto dalle linee guida", ha proseguito Corrado. Secondo il perito dunque nel cuore del calciatore qualcosa non funzionava come doveva per un professionista. "Non so esattamente di cosa si tratta, ero fuori Firenze e vedrò il mio avvocato solo domani mattina", ha commentato Galanti confermando di aver ricevuto l'avviso di garanzia. "Rifletteremo bene su quella che sarà la linea difensiva", ha aggiunto il suo difensore, l'avvocato Sigfrido Fenes. Tra i referti finiti nel mirino della procura di Firenze ci sarebbero gli esami eseguiti nel 2016 e nel 2017 a Careggi. Indizi che, secondo le linee guida di idoneità sportiva, avrebbero dovuto portare a esami più approfonditi sul cuore di Astori che invece non sarebbero stati fatti, nè a Firenze nè, in precedenza, a Cagliari.

In attesa di ulteriori sviluppi dell'inchiesta la società viola sceglie la linea del silenzio: "Il Club viola, da sempre vicino alla famiglia di Davide - afferma il presidente dell'Acf Fiorentina Mario Cicognini, ritiene doveroso mantenere un rigoroso silenzio nel rispetto del ricordo del nostro capitano e dei suoi cari, in attesa di ulteriori sviluppi delle indagini in corso". Silenzio sull'inchiesta anche all'Azienda ospedaliera e universitaria di Careggi: il centro guidato da Galanti fino a pochi giorni fa, quando è andato in pensione, da sempre è il punto di riferimento per la Fiorentina: è qui, tranne pochi casi, che vengono effettuate le visite per i nuovi acquisti e quelle d'inizio stagione.

Gli obblighi di legge per il certificato

In Italia sono tenuti obbligatoriamente e per legge a sostenere la visita agonistica tutti i tesserati a una Federazione del Coni, a una disciplina sportiva associata o a un Ente di promozione sportiva riconosciuto dal Coni, con l’età minima per l’inizio e la fine dell’attività agonistica, stabilita da ciascuno di questi soggetti. Il protocollo di visita è nazionale ed è definito dalla legge, con varianti in funzione delle diverse pratiche sportive; le Regioni ne stabiliscono l’attuazione e l’organizzazione. La certificazione, gratuita in Italia per minorenni e disabili, è specifica per ogni sport o disciplina praticata, poiché viene valutato dal medico certificatore (che deve essere per legge uno specialista in Medicina dello sport) il rischio sportivo, valutato sia in gara sia in allenamento, rispetto a specifiche patologie che potrebbero consentire la pratica solamente di alcuni tipi di attività sportive ma non di altre. La periodicità della visita è di norma annuale, salvo alcuni sport per la quale è biennale (pr esempio: golf, tiro con l’arco).

L’iter della visita

La visita deve seguire precise modalità, stabilite dalla legge, con la contemporaneità di tutti gli accertamenti obbligatori periodici. Oltre a un’approfondita anamnesi (intervista sulla storia clinica, ndr) e alla visita clinica con valutazione di tutti gli organi e apparati, nel corso della visita devono essere seguiti un elettrocardiogramma a riposo e dopo esecuzione di una prova da sforzo (step test) con valutazione del recupero dopo sforzo, un esame delle urine e una spirometria per la valutazione della capacità respiratoria. Secondo le più recenti Linee guida, dopo i quarant’anni per gli uomini e i cinquanta per le donne, viene consigliato un test da sforzo massimale in presenza di fattori di rischio cardiovascolare. Il medico certificatore può, ai fini della concessione dell’idoneità, e su motivato sospetto clinico-diagnostico, richiedere anche accertamenti suppletivi. La documentazione relativa alla visita deve essere conservata almeno cinque anni a cura del medico certificatore, o dalla struttura pubblica o privata accreditata.

Patologie nascoste

L'Italia è la nazione al mondo che ha i controlli più severi per l'idoneità sportiva, ma nonostante gli esami ci sono delle patologie cardiache che possono sfuggire. Lo afferma Ciro Indolfi, presidente eletto della Società Italiana di Cardiologia, commentando la notizia dei due medici indagati per la morte di Davide Astori. "Ovviamente non possiamo entrare nei dettagli del caso Astori senza conoscere l'esito degli esami - sottolinea Indolfi -, ma in generale il messaggio che possiamo dare, anche per tranquillizzare gli sportivi e le famiglie, è che l'Italia ha la migliore regolamentazione al mondo per l'idoneità sportiva, i problemi cardiaci non vengono assolutamente sottovalutati. In altri paesi, compresi quelli anglosassoni, i professionisti non fanno neanche l'elettrocardiogramma per avere l'idoneità, al punto che ci sono sportivi italiani che vanno all'estero per poterla ottenere".

Il sistema italiano, che prevede oltre alla visita del medico sportivo anche l'elettrocardiogramma a riposo e sotto sforzo, ha già salvato e salva molte vite, sottolinea Indolfi, che insegna Cardiologia all'università di Catanzaro. "Ci sono purtroppo malattie cardiache molto subdole che non possono essere rilevate se non con esami molto complessi, a cui è impensabile ricorrere per tutti gli sportivi. Non sempre si hanno campanelli d'allarme dall'elettrocardiogramma, e peraltro le linee guida del Collegio Americano di Cardiologia, a cui spesso si fa riferimento, prevedono che anche in presenza di alcuni tipi di anomalie se non c'è un problema strutturale del cuore l'idoneità puó essere data".

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