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Acufene: una degenerazione del nervo uditivo che i test normali non rilevano

Otorinolaringoiatria Redazione DottNet | 06/12/2023 15:30

Il ronzio nelle orecchie compare in più di un adulto su dieci in tutto il mondo. Nuovo studio condotto dai ricercatori americani

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'Istituto USA Mass Eye and Ear mostra che le persone che riferiscono di soffrire di acufene, un ronzio nelle orecchie che compare in più di un adulto su dieci in tutto il mondo, stanno sperimentando un problema del nervo uditivo che non viene rilevato dai test dell'udito convenzionali. I risultati di questo studio forniscono una migliore comprensione delle origini dell'acufene e sono stati pubblicati il 30 novembre su "Scientific Reports" .

"Oltre al fastidio di avere fischi persistenti o altri suoni nelle orecchie, i sintomi dell'acufene sono debilitanti per molti pazienti, causando privazione del sonno, isolamento sociale, ansia e depressione, influenzando negativamente le prestazioni lavorative e riducendo significativamente la qualità della vita", ha affermato l'autore senior dello studio Stéphane F. Maison, ricercatore principale presso il Mass Eye and Ear e direttore clinico della Mass Eye and Ear Tinnitus Clinic.

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"Non saremo in grado di curare l'acufene finchè non comprenderemo appieno i meccanismi alla base della sua genesi. Questo lavoro è un primo passo verso il nostro obiettivo finale di mettere a tacere l'acufene". Molte persone con perdita dell'udito riferiscono di un ronzio, uno squillo o addirittura di una sorta di ruggito nelle orecchie.

Da molto tempo si ritiene che questi sintomi, noti come acufene, siano il risultato di una plasticità disadattiva del cervello. In altre parole, il cervello cerca di compensare la perdita dell'udito aumentando la propria attività, provocando la percezione di un suono fantasma, l'acufene. Fino a poco tempo fa, però, questa idea era contestata poichè alcuni malati di acufene presentavano test uditivi normali.

Tuttavia, la scoperta della sinaptopatia cocleare nel 2009 da parte dei ricercatori del Mass Eye and Ear ha riportato in vita questa ipotesi poichè è stato dimostrato che i pazienti con un test uditivo normale possono comunque avere una perdita significativa del nervo uditivo. In considerazione di questo cambiamento di paradigma nel modo in cui ricercatori e medici pensano alla perdita dell'udito, Maison e il suo team hanno cercato di determinare se tale danno nascosto potesse essere associato ai sintomi dell'acufene sperimentati da un gruppo di partecipanti con udito normale.

Misurando la risposta del nervo uditivo e del tronco cerebrale, i ricercatori hanno scoperto che l'acufene cronico non era solo associato a un problema del nervo uditivo, ma che i partecipanti mostravano iperattività nel tronco encefalico. "Il nostro lavoro riconcilia l'idea che l'acufene possa essere innescato da una perdita del nervo uditivo, anche nelle persone con udito normale", ha affermato Maison.

In termini di direzioni future, i ricercatori mirano a trarre vantaggio dal recente lavoro orientato alla rigenerazione del nervo uditivo attraverso l'uso di farmaci chiamati neurotrofine. "L'idea che, un giorno, i ricercatori possano essere in grado di riportare il suono mancante al cervello e, forse, ridurne l'iperattività insieme alla riqualificazione, avvicina sicuramente la speranza di una cura alla realtà", ha aggiunto Maison.

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