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In aumento i medici che scelgono di andare all'estero: nei Paesi del Golfo stipendi fino a 20mila euro

Professione Redazione DottNet | 05/05/2024 18:31

Il lavoro non solo è diventato sempre più gravoso ma gli operatori sanitari sono costretti quotidianamente ad affrontare rischi crescenti legati ad aggressioni, sia verbali che fisiche, e denunce in sede legale

“Dal 2022 i medici emigrati stabilmente all’estero sono nuovamente aumentati, forse anche delusi per non aver visto concretizzarsi la stabilizzazione del loro rapporto di lavoro legato all’emergenza pandemica. Attualmente fuori sarebbero in almeno 38 mila”. Lo scrive il Corriere della Sera citando il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli. Secondo il quotidiano, “a portarli altrove è anche, ma non solo, la prospettiva di stipendi migliori e di contratti a tempo indeterminato. La remunerazione media degli specialisti in Italia è al terz’ultimo posto di una graduatoria elaborata, sulla base di dati del ministero della Salute, dall’Ocse. Alle colonnine più basse del grafico sono abbinati Portogallo e Grecia”. Spicca come esempio della crisi sanitaria della sanità pubblica italiana, il bando recentemente indetto dalla Regione Campania. Un concorso unico regionale per assumere medici di Pronto Soccorso: su 363 posti solo 62 candidati sono risultati idonei. 

In testa Lussemburgo, con sensibile distacco, Islanda, Olanda, Danimarca, Finlandia, poi Germania e Regno Unito. Il Belgio è nono, al dodicesimo la Svizzera seguita dalla Francia, tra le mete più ambite dai nostri grazie alla vicinanza geografica. Roberto Carlo Rossi, presidente dell’Ordine di Milano, reputa che la corsa verso l’estero sia ripresa a ritmi «impressionanti, il 30% in più dei nostri giovani se ne vanno rispetto agli anni precedenti la pandemia.

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Tra le cause dell'emigrazione dei camici bianchi, gli stipendi bassi: la remunerazione media degli specialisti in Italia si attesta agli ultimi posti della classifica elaborata dall’Ocse, con paesi come Portogallo e Grecia a far loro compagnia. Paesi come Lussemburgo, Islanda, Olanda e altri primeggiano nella graduatoria, offrendo ai medici condizioni economiche e professionali di gran lunga superiori. Ma non sono solo i paesi occidentali ad attrarre i giovani medici italiani. C’è un esodo più ristretto, ma significativo, verso i Paesi del Golfo, dove gli stipendi sono addirittura doppi o tripli rispetto a quelli offerti in patria. Qui, il 90% dei sanitari sono stranieri, attratti dalle generose retribuzioni mensili che possono arrivare fino a 20.000 euro, oltre a una serie di benefit che includono alloggio, istruzione per i figli e agevolazioni fiscali.

Del resto, le remunerazioni, anche a causa del blocco contrattuale ultradecennale, oramai sono ridotte a circa il 50% di quelle che offrono i paesi dell’ovest europeo, che entreranno in diretta competizione con l’Italia nella ricerca di personale sanitario nei prossimi anni, potendo godere di una situazione di evidente vantaggio per la maggiore valorizzazione delle capacità professionali oltre che per gli alti salari.Anche a causa del blocco del turnover, i turni di servizio per i singoli operatori sono in netto incremento numerico negli ospedali italiani, con weekend quasi tutti occupati da guardie e reperibilità, difficoltà perfino nel godere delle ferie maturate, straordinari non retribuiti. Il lavoro non solo è diventato sempre più gravoso ma gli operatori sanitari sono costretti quotidianamente ad affrontare rischi crescenti legati ad aggressioni, sia verbali che fisiche, e denunce in sede legale. In particolare è da considerare che la presenza delle donne in sanità è in progressivo aumento e i turni disagevoli previsti dal lavoro in ospedale non consentono loro di dedicarsi alla famiglia come vorrebbero.

Anche le possibilità di carriera sono state rese scarse: in Italia nel 2009 i direttori di Struttura Complessa, cioè l’apice della carriera professionale, erano 9691, nel 2019 solo 6629, il 31,5% in meno. I Responsabili di Struttura Semplice, il livello immediatamente inferiore, nel 2009 erano 18.536, dopo 10 anni il 44% in meno, cioè 10.368.Se si passa poi al ruolo dei Dirigenti medici nelle Aziende si può constatare un considerevole svilimento della loro autonomia decisionale con assente coinvolgimento nei processi decisionali mentre la professionalità risulta poco premiata e per nulla incentivata. In questo contesto, il lavoro dei Medici non solo ha perso valore economico, ma anche sociale. Il privato, pertanto, diventa sempre più attrattivo, anche per la possibilità di un trattamento fiscale agevolatodel reddito prodotto. Per la medicina di famiglia o specialistica ambulatoriale si aggiunge il fatto di non prevedere il lavoro notturno e festivo.

E come rilevava qualche mese fa un'Indagine Anaao, un medico su tre è disposto a cambiare lavoro. Le richieste restano, appunto, più tempo libero e stipendi più alti L’Italia si trova, dunque, di fronte a una crisi senza precedenti nel settore sanitario, con una fuga di cervelli che rischia di compromettere irrimediabilmente il futuro del sistema sanitario nazionale. È urgente intervenire con misure concrete per migliorare le condizioni di lavoro dei medici e ridare fiducia a una categoria professionale fondamentale per la salute del paese.

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