2010 'annus horribilis' per la tubercolosi: tra i nuovi i casi registrati quest'anno dall'Organizzazione mondiale della sanità, la resistenza ai farmaci ha toccato picchi del 25% (un caso su 4). La 'super-tbc' dilaga, e in media si calcola che colpisca il 5% degli oltre 9 milioni di persone che si ammalano di questa infezione ogni anno nel pianeta. A lanciare l'allarme è un gruppo di esperti italiani relatori al 20esimo Congresso annuale della Società europea di medicina respiratoria (Ers), di Barcellona.
Proprio in occasione del summit catalano, che proseguirà fino al 22 settembre, viene lanciato il network 'TbNet' sostenuto dall'Ers e dai Cdc europei (Ecdc): un'alleanza continentale per promuovere lo sviluppo di nuovi test diagnostici e di nuove terapie efficaci, contro una malattia che uccide a livello globale quasi 2 milioni di persone all'anno. "La tubercolosi è un problema mondiale che va affrontato da tutta comunità internazionale", spiega Giovanni Battista Migliori, responsabile Malattie infettive per l'Ers e direttore del Centro collaboratore Oms per la Tbc e le patologie polmonari di Tradate (Varese). L'unione, insomma, fa la forza. Anche perché alla tubercolosi cosiddetta 'multidrug-resistant', (Mdr-Tb) che non risponde ai due antibiotici più potenti oggi sul mercato (isoniazide e rifampicina), si è aggiunta una forma di tbc 'extra-resistente', segnalata ufficialmente in 58 Paesi del mondo al marzo 2010: gli anglosassoni la chiamano 'extensively multidrug resistant' (Xdr-Tb), perché oltre non reagire a isoniazide e rifampicina è insensibile anche ai fluorochinoloni e ai tre farmaci anti-tbc iniettabili di seconda linea (amikacina, kanamicina, capreomicina). Meno di un caso di super-tbc su 3 (31%) riesce a essere curato con successo, evidenziano gli esperti. "Una percentuale ancora molto lontana dal target fissato dall'Oms all'85%", osserva Davide Manissero, a capo della Sezione infezioni del tratto respiratorio e coordinatore dell Programma tubercolosi degli Ecdc con base a Stoccolma, in Svezia.
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Spanevello: “E’ una malattia cronica e i casi in aumento, ma c’è la tendenza a gestirla solo in fase acuta. Non va sottovalutata, serve follow-up sistematico e maggior aderenza alle cure”
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