E' ancora aperta la caccia alle cellule staminali del cuore. Quelle che finora erano state riconosciute come cellule staminali proprie del tessuto cardiaco potrebbero non essere affatto tali. E' quanto e' emerso nell'incontro organizzato a Milano dal centro interdipartimentale di ricerca sulle cellule staminali dell'universita' di Milano, UniStem, e dalla Fondazione Giovanni Lorenzini. ''Potrebbero essere cellule staminali provenienti da altri tessuti che hanno raggiunto il cuore e lo hanno colonizzato'', ha detto la direttrice di UniStem, Elena Cattaneo. ''Si sta dibattendo molto sull'esistenza o meno di cellule cardiache, ma questo e' un dato da consolidare''. Le esperienze in questo campo non mancano certamente, come hanno dimostrato i risultati presentati da Giulio Pompilio, del Centro cardiologico Monzino di Milano, o quelli di Antonio Maria Leone, del Policlinico Gemelli di Roma.
Secondo i dati presentati da quest'ultimo, degli almeno 300 interventi eseguiti nel mondo nel cuore con cellule staminali, il 3% ha dato un effettivo beneficio. Un dato, secondo gli esperti, difficile da valutare e sostanzialmente analogo a quello relativo all'efficacia di alcuni farmaci. ''E' difficile stabilire la gerarchia cellulare nel cuore, ma - ha rilevato Cattaneo - non bisogna dimenticare che ricerche di questo tipo richiedono tempi lunghissimi: ci sono voluti 30 anni per capire quale fosse la gerarchia delle cellule staminali nel sangue''. Che il dibattito sia ancora aperto lo hanno dimostrato anche i dati presentati oggi da Giulio Cossu, del dipartimento di Biologia dell'universita' di Milano, secondo il quale le cellule staminali del muscolo potrebbero essere interessanti anche a livello cardiaco.
Società scientifiche ed esperti concordano sulla necessità di agire sull’organizzazione e il monitoraggio – anche attraverso i LEA - e sulla comunicazione per un paziente più consapevole
Per colmare questo vuoto, è stato realizzato il Manifesto: “Rischio cardiovascolare residuo: analisi del contesto e delle opzioni terapeutiche, tra innovative strategie di prevenzione e sostenibilità di sistema”
Abbott annuncia la disponibilità in Italia di AVEIR™ DR, il primo sistema di pacemaker bicamerale senza fili al mondo per trattare le persone con un ritmo cardiaco anomalo o più lento del normale. Eseguiti già i primi impianti in Italia
Il documento ha affrontato il tema dell’aderenza terapeutica nei suoi diversi aspetti, sia a livello mondiale che italiano
Società scientifiche ed esperti concordano sulla necessità di agire sull’organizzazione e il monitoraggio – anche attraverso i LEA - e sulla comunicazione per un paziente più consapevole
Per colmare questo vuoto, è stato realizzato il Manifesto: “Rischio cardiovascolare residuo: analisi del contesto e delle opzioni terapeutiche, tra innovative strategie di prevenzione e sostenibilità di sistema”
Abbott annuncia la disponibilità in Italia di AVEIR™ DR, il primo sistema di pacemaker bicamerale senza fili al mondo per trattare le persone con un ritmo cardiaco anomalo o più lento del normale. Eseguiti già i primi impianti in Italia
Il documento ha affrontato il tema dell’aderenza terapeutica nei suoi diversi aspetti, sia a livello mondiale che italiano
Commenti