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Staminali, si cercano quelle del cuore

Cardiologia | 31/01/2011 11:28

E' ancora aperta la caccia alle cellule staminali del cuore. Quelle che finora erano state riconosciute come cellule staminali proprie del tessuto cardiaco potrebbero non essere affatto tali. E' quanto e' emerso nell'incontro organizzato a Milano dal centro interdipartimentale di ricerca sulle cellule staminali dell'universita' di Milano, UniStem, e dalla Fondazione Giovanni Lorenzini. ''Potrebbero essere cellule staminali provenienti da altri tessuti che hanno raggiunto il cuore e lo hanno colonizzato'', ha detto la direttrice di UniStem, Elena Cattaneo. ''Si sta dibattendo molto sull'esistenza o meno di cellule cardiache, ma questo e' un dato da consolidare''. Le esperienze in questo campo non mancano certamente, come hanno dimostrato i risultati presentati da Giulio Pompilio, del Centro cardiologico Monzino di Milano, o quelli di Antonio Maria Leone, del Policlinico Gemelli di Roma.

Secondo i dati presentati da quest'ultimo, degli almeno 300 interventi eseguiti nel mondo nel cuore con cellule staminali, il 3% ha dato un effettivo beneficio. Un dato, secondo gli esperti, difficile da valutare e sostanzialmente analogo a quello relativo all'efficacia di alcuni farmaci. ''E' difficile stabilire la gerarchia cellulare nel cuore, ma - ha rilevato Cattaneo - non bisogna dimenticare che ricerche di questo tipo richiedono tempi lunghissimi: ci sono voluti 30 anni per capire quale fosse la gerarchia delle cellule staminali nel sangue''. Che il dibattito sia ancora aperto lo hanno dimostrato anche i dati presentati oggi da Giulio Cossu, del dipartimento di Biologia dell'universita' di Milano, secondo il quale le cellule staminali del muscolo potrebbero essere interessanti anche a livello cardiaco.

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Passi avanti se ne fanno, comunque, continuamente. Per esempio Alessandra Moretti, dell'Universita' tecnica tedesca di Monaco, e' riuscita a riprodurre in laboratorio le cellule cardiache responsabili della morte improvvisa, ossia della sindrome del QT lungo. E Marisa Jaconi, dell'universita' svizzera di Ginevra, ha dimostrato che cellule staminali riprogrammate (Ips) conservano una sorta di memoria che le rende meno flessibili rispetto alle cellule staminali embrionali.

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