Cgil, la legge di stabilità farà perdere migliaia di euro agli ex specializzandi. E col provvedimento si accorperebbe il ministero della Sanità col welfare: no dei sindacati
Per il sindacato medici della Cgil si tratterebbe di una perdita "di decine di migliaia di euro per ciascun medico, a cui si aggiunge il rischio, dopo aver sostenuto spese legali per processi lunghi anche piu' di dieci anni, di esser costretti a restituire i soldi ottenuti dopo la sentenza di primo grado". "Si tolgono ai medici i diritti sanciti dall'Europa - dichiara Massimo Cozza, segretario nazionale Fp-Cgil Medici - e conquistati con le sentenze della Cassazione. E' l'ennesimo tributo che si vorrebbe far pagare ai medici, gia' duramente colpiti da tutte le precedenti manovre, e contro il quale continueremo la nostra battaglia".Ma la legge di stabilità prevede anche altre norme che coinvolgono il mondo della sanità. Medici e dirigenti sanitari dicono 'no' all'ipotesi di accorpamento del ministero della Salute all'interno del dicastero del Welfare, e chiedono un ''governo nuovo che salvaguardi la sanita'''. In un comunicato unitario, infatti, le varie sigle sindacali mediche (tra le quali Anaao-Assoimed, Cimo, Fp-Cgil medici, Fimmg) in rappresentanza di medici, veterinari, dirigenti sanitari, tecnici e amministrativi dipendenti e convenzionati del SSN, chiedono che un ''governo nuovo, tecnico o tecnico-politico che sia, manifesti verso la sanita' italiana l'attenzione che merita un sistema complesso, ed al tempo stesso fragile, che incide profondamente sulla vita quotidiana di tutti i cittadini''. Il sistema sanitario, affermano i sindacati medici, ''non e' solo un agglomerato di spesa, ma rappresenta un grande contenitore di competenze professionali ed innovazioni tecnologiche, oltre che un volano essenziale per la stessa crescita del PIL. Occorre garantirne la sostenibilita', non solo economica, ma dei caratteri di universalismo ed equita', per rendere esigibile l'unico diritto che la Costituzione definisce fondamentale. Cominciando - proseguono - dal riconoscimento della autonomia del Ministero della Salute che e' il modo per garantire al Servizio sanitario nazionale il carattere di unitarieta' che abbiamo sempre difeso ed un ruolo di coesione sociale ed organizzativa oggi quanto mai necessario''. Secondo i sindacati, infatti, ''in un Paese in cui le differenze tra i vari servizi sanitari regionali tendono ad ampliarsi determinando disuguaglianze sempre piu' evidenti, e' indispensabile mantenere un baricentro che assicuri il coordinamento programmatorio e la salvaguardia dei criteri di uniformita' assistenziali, evitando pericolose derive che negano il riconoscimento del diritto alla salute come diritto esigibile in egual modo su tutto il territorio nazionale''.