Studio italiano su stimolazione elettromagnetica del cervello
Un nuovo metodo può aiutare a determinare se una persona ha l'Alzheimer o un'altra forma di demenza che presenta sintomi simili. Secondo uno studio preliminare su Neurology, rivista medica dell'Accademia Americana di Neurologia, una tecnica non invasiva di stimolazione elettromagnetica del tessuto cerebrale può essere valida alternativa alla PET (Tomoscintigrafia ad Emissione di Positroni) o al prelievo di fluido spinale oggi utilizzati. La demenza frontotemporale costituisce il 10-15% dei casi di demenza. Caratterizzata da gravi cambiamenti di comportamento e linguistici, è spesso inizialmente confusa con disturbi psichiatrici, Alzheimer o Parkinson. "La demenza frontotemporale non può essere curata, ma può essere gestita, soprattutto se viene presa in anticipo. La diagnosi corretta però può essere difficile", commenta l'autrice dello studio Barbara Borroni, dell'Università di Brescia.
"I metodi attuali sono costose scansioni cerebrali o punture lombari che prevedono l'inserimento di un ago nella colonna vertebrale. E' emozionante pensare di essere in grado di effettuare la diagnosi in modo rapido e semplice con questa procedura non invasiva". La tecnica chiamata stimolazione magnetica transcranica (TMS), è costituita da una bobina elettromagnetica che viene posta sul cranio per creare impulsi elettrici che stimolano le cellule nervose e attraverso cui si valuta la capacità di condurre segnali elettrici tra i vari circuiti nel cervello. I ricercatori hanno esaminato 79 persone con probabile malattia di Alzheimer, 61 persone con probabile demenza frontotemporale e 32 persone della stessa età che non avevano segno di demenza. La demenza frontotemporale è stata distinta dalla malattia di Alzheimer con un'accuratezza del 90%, la malattia di Alzheimer da un cervello sano con 87% di precisione e la demenza frontotemporale da un cervello sano con un'accuratezza dell'86%. I risultati sono stati confrontati con PET o liquido spinale.
fonte: ansa
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