Per il cardiologo le risorse per ricerca e assistenza sono inadeguate
Le malattie cardiovascolari "restano la prima causa di morte, ovvero il killer numero uno in Europa: circa un decesso su due avviene infatti per queste malattie che sono la causa del 40% delle morti tra gli uomini e del 50% tra le donne, le quali sono più colpite degli uomini stessi". Lo ha affermato il cardiologo Filippo Crea della facoltà di Medicina e Chirurgia del Policlinico Agostino Gemelli nel suo intervento in occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico 2017-18 della sede di Roma dell'università Cattolica.
Oggi, ha detto Crea, "si muore meno di infarto acuto ma di più per scompenso cardiaco che è una diretta conseguenza dell'infarto". Purtroppo però, ha avvertito, "le risorse disponibili sia per la ricerca che per l'assistenza sono del tutto inadeguate all'enorme impatto epidemiologico delle malattie cardiovascolari. Anzi - ha sottolineato - i finanziamenti pubblici e privati a sostegno della ricerca sulle cause e sul trattamento delle malattie cardiovascolari sono stati, negli ultimi anni, progressivamente ridotti, ma senza risorse adeguate sarà difficile mettere a punto terapie più efficaci di quelle attuali".
Tra gli obiettivi indicati da Crea un rafforzamento della prevenzione ed anche della ricerca. L'esperto ha quindi ricordato come nel 1994 i ricercatori della Cattolica sono stati i primi a dimostrare che l'infiammazione ha un ruolo importante nel causare l'infarto, e proprio quest'anno un trial clinico ha dimostrato che un farmaco antinfiammatorio migliora la prognosi dei pazienti con infarto. Stiamo adesso dimostrando - ha sottolineato - che non esiste un solo tipo di infarto bensì quattro tipi diversi ed ognuno necessita di una terapia specifica che stiamo indagando". Crea, nella sua esperienza decennale, ha anche avuto in cura il premio Nobel Rita Levi Montalcini e Madre Teresa di Calcutta. Ha inoltre avuto in cura recentemente il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni a seguito di un problema cardiologico.
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