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Infarti improvvisi, scoperta grave e diffusa mutazione

Cardiologia Redazione DottNet | 30/01/2018 20:57

Pericolo di mortalità cardiaca più alto del 50%, colpisce le persone sane

E' forse l'anello mancante per spiegare molte delle morti cardiache improvvise in persone sanissime, ma anche un fattore di rischio così grave e senza possibilità di prevenzione da causare già timore: si tratta di una o più mutazioni appena scoperte nelle cellule staminali.    Queste variazioni causano una bizzarra accumulazione delle stesse nel midollo spinale: il fenomeno, peraltro molto diffuso secondo recentissimi studi Usa, appare aumentare i rischi di infarti e ictus letali sino al 50-54%. In soggetti appunto senza altri elementi sinora considerati rischiosi,come l'ipertensione o il colesterolo alto.    Chiamata in sigla 'CHIP' (Clonal Hematopoiesis of Indeterminate Potential), la variante è stata scoperta indipendentemente e casualmente da team di scienziati americani impegnati in studi su tutt'altre patologie ed in particolare sulla leucemia. 

Il fattore 'CHIP' emerge e può venire identificato nei globuli bianchi che vengono prodotti dal midollo spinale.    La mutazione - cui il 'New York Times' dedica un vasto reportage - non e' ereditaria e viene acquisita durante la vita per motivazioni ancora non chiare,forse l'inquinamento,le tossine, lo stress, processi infiammatori. La presenza della variante appare aumentare esponenzialmente con l'età: secondo i dati combinati emersi da varie ricerche, 'CHIP' sarebbe presente nel 20% dei sessantenni, ma nel 50% degli ottantenni. "Questa è la scoperta cardiologica più importante dopo quella sul ruolo delle statine nel combattere il colesterolo",ha osservato Peter Libby, professore di Medicina ad Harvard. Secondo i dati raccolti in base all'analisi di svariati studi sui globuli bianchi del sangue di migliaia di americani, la presenza di questo singolare accumulo di di cellule staminali mutate nel midollo spinale fa salire il rischio di morte nel giro di 10 anni per infarto o ictus del 40-54%.  

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I dati emersi prima dalle ricerche di Bejamin Ebert, direttore di oncologia al Dana-Farber cancer Institute, e poi confermati da Sekar Kathiresan del Massachusetts General Hospital, hanno inoltre precisato che se da un lato il fattore CHIP aumenta del 50% i pericoli di morte cardiaca in pazienti normali e sani, il rischio per chi ha già avuto un infarto appare invece addirittura 4 volte maggiore.

fonte: ansa

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