Logopedista è la 'figura chiave' anche in terapia intensiva neonatale
Più piccoli e più fragili degli altri neonati, in Italia di bimbi prematuri ne nascono ogni anno circa 50mila. Se uno su 5 avrà danni a lungo termine anche gravi, uno su 2 presenterà ripercussioni più lievi ma che possono comunque condizionarne lo sviluppo, come disturbi del linguaggio o difficoltà di apprendimento, mentre 8 su 10 avranno difficoltà nell'alimentazione. Per ridurre le conseguenze di questi problemi la presenza di un logopedista nell'équipe di terapia intensiva può essere decisiva. E' quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista Logopedia e Comunicazione e presentato al congresso nazionale della Società Italiana di Otorinolaringologia in corso a Napoli. La sopravvivenza dei bimbi che nascono prima della 37ma settimana di gestazione, spiega Tiziana Rossetto, presidente della Federazione Logopedisti Italiani (FLI), "aumenta grazie a cure mediche e tecnologiche innovative".
Tuttavia, i prematuri ricoverati in terapia intensiva, precisa Sara Panizzolo, logopedista presso l'UOC di Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale all'Ospedale Monaldi di Napoli, e autrice dello studio, "sono sottoposti spesso a manovre invasive come l'intubazione oppure devono assumere farmaci che possono compromettere la capacità di usare correttamente la bocca. Possono non presentare riflessi orali o la tosse, ci può essere uno scarso tono muscolare di lingua, guance e labbra. E nell'80% dei casi difficoltà nell'alimentazione orale". Si tratta inoltre di problemi che, "se non vengono trattati precocemente si possono ripercuotere sulla salute futura, con un ritardo nello sviluppo di masticazione e articolazione verbale". Di qui la proposta della Fli di rendere disponibile in tutte le terapie intensive neonatali la figura del logopedista. Oggi invece, conclude Panizzolo, "viene coinvolto solo tardivamente, dopo che le alterazioni funzionali sono già evidenti, rendendo il trattamento molto più complesso".
fonte: Logopedia e Comunicazione
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