Canali Minisiti ECM

Visite a cronometro in quattro regioni italiane

Sanità pubblica Redazione DottNet | 18/07/2018 21:00

Indagine di Cittadinanzattiva, i "tempari" sono una logica da contrastare

Almeno quattro Regioni italiane, Lazio, Liguria, Marche e Molise, prevedono 'visite a cronometro', ovvero disposizioni regionali o iniziative di singole aziende sanitarie locali sui minuti da dedicare alle visite mediche. E' quanto emerge dall'indagine di Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato, presentata ieri a Roma. I cosiddetti 'tempari', introdotti per ridurre i tempi delle liste d'attesa nella sanità pubblica, sono stati oggetto di contestazioni che hanno portato anche il Tar ad intervenire con una sentenza che di fatto bocciava il provvedimento introdotto nella regione Lazio.

Ma, dai questionari inviati da Cittadinanzattiva agli assessorati alla sanità, emerge che tra le 13 Regioni che hanno risposto alla domanda 'sono previste disposizioni sui minuti da dedicare alle visite?', in 4 hanno risposto sì: oltre, come noto, al Lazio, anche Liguria, Marche, Molise. "Quello degli stretti tempi di confronto con il medico - osserva Tonino Aceti, coordinatore del Tribunale per i diritti del malato - è un elemento importante per l'aderenza alle terapie, perché il tempo di conoscenza è tempo di cura. Tempari e minutaggi possono compromettere la relazione di fiducia e la personalizzazione dei percorsi di cura, perché rendono i medici meri esecutori e il Sevizio sanitario una catena di montaggio. Contrastare questa logica è una misura imprescindibile per migliorare la corretta assunzione dei farmaci".

pubblicità

"Il regionalismo sanitario fa sì che la situazione dei 'tempari' sia a macchia di leopardo e tra l'altro senza un monitoraggio organico", commenta Antonio Magi, segretario del Sumai, sindacato unico dei medici ambulatoriali italiani e promotore del ricorso al tribunale amministrativo. "In materia non esiste un'anagrafe precisa né numeri organici a livello nazionale. Alcune regioni stanno provando a introdurre provvedimenti simili, come Sardegna e Toscana, ma i tentativi per ora sono bloccati a seguito della sentenza del Tar del Lazio".

Commenti

1 Risposte Rispondi
Rispondi
Rispondi
Rispondi
Rispondi

I Correlati

Il nuovo Nomenclatore di specialistica ambulatoriale bloccherà l'abbattimento delle liste di attesa, con una drammatica ripercussione sui 36mila posti di lavoro

Obiettivo della Strategia: arginare “l’epidemia” delle patologie del cervello nel nostro Paese. Il Ministro Schillaci apre l’evento “One Brain, One Health”

Gli scienziati su Lancet: "Impatto peggiore di guerre e disastri naturali"

Schillaci: "L'utilizzo distorto può comportare effetti devastanti sulla salute delle persone, come tragicamente testimoniano i tanti decessi avvenuti negli ultimi anni, in particolare negli Stati Uniti"

Ti potrebbero interessare

Il nuovo Nomenclatore di specialistica ambulatoriale bloccherà l'abbattimento delle liste di attesa, con una drammatica ripercussione sui 36mila posti di lavoro

Promozione dell'allattamento al seno

Sanità pubblica | Redazione DottNet | 11/03/2024 13:44

I primi dati del Rapporto sulla fase iniziale del progetto Policy Aziendale sull’Allattamento

Per il presidente Clerici devono essere i microbiologi ad acquisire lo strumento, a fare la formazione del personale e fare i controlli, le validazioni e le refertazioni

I risultati, pubblicati su Cell & Bioscience, hanno mostrato come la perdita del cromosoma maschile può influenzare il trascrittoma, ovvero tutte le informazioni trascritte dai geni

Ultime News

Una recente pronuncia della Corte di Giustizia Europea (C-218/22 del 18 gennaio 2024) apre una breccia nel muro dell’impossibilità di monetizzazione delle ferie

Il nuovo Nomenclatore di specialistica ambulatoriale bloccherà l'abbattimento delle liste di attesa, con una drammatica ripercussione sui 36mila posti di lavoro

Obiettivo della Strategia: arginare “l’epidemia” delle patologie del cervello nel nostro Paese. Il Ministro Schillaci apre l’evento “One Brain, One Health”

Lo rivela uno studio condotto dagli scienziati dell’Università di Tromsø