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Guardia medica sotto attacco: le Regioni bloccano le indennità

Professione Redazione DottNet | 26/07/2018 21:42

Boom di aggressioni, si parla di circa 3mila l'anno. Ma in alcune Asl l'indennità di rischio è stata bloccata

Ad Avellino l’Azienda Sanitaria Locale dal mese di giugno 2018 non corrisponde più l’indennità di 3 euro all’ora per i medici di Continuità Assistenziale (ex Guardia Medica).Va meglio a chi lavora per la Asl Avezzano-Sulmona-L’Aquila che sospende il recupero delle indennità di rischio delle guardie mediche.grazie a una legge approvata nelle settimane scorse dalla Regione. Stesso iter per la Basilicata dove il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità una proposta di legge sulle “Disposizioni in materia sanitaria”. Il provvedimento ha lo scopo di bloccare le azioni di recupero avviate dalle aziende sanitarie nei confronti dei medici dopo l’iniziativa della Corte dei Conti, che nei mesi scorsi aveva contestato la legittimità di alcune indennità assegnate ai medici con l’accordo integrativo del 2008 (per condizioni di disagio, uso dell’auto propria, guardia medica pediatrica), e dopo la conseguente decisione del governo regionale che ha sospeso quelle indennità.

I casi tuttavia sono ancora molti e riguardano soprattutto le amministrazioni di alcune regioni, tra cui Abruzzo, Campania, Basilicata e Sardegna, che paradossalmente bloccano le indennità di rischio sugli stipendi e, addirittura, in taluni casi - come Avellino - richiedono il rimborso di quelle già erogate in precedenza, anche alla luce del fatto che la Corte dei Conti ha ritenuto illegittime tali indennità, potendosi configurare un potenziale danno all’erario».

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Tali provvedimenti vengono varati dalle Aziende sanitarie in attuazione di delibere regionali che, al fine di contenere i costi della medicina convenzionata, hanno disposto il blocco di alcune voci retributive. Si tratta di atti adottati unilateralmente dalle Aziende sanitarie che modificano le clausole del Contratto integrativo regionale, che ha riconosciuto un compenso aggiuntivo di 4 euro l’ora quale indennità per i rischi legati alla tipologia dell’incarico.

L'indennità nasce a causa della particolarità della loro attività. L'emolumento aggiuntivo avrebbe dovuto rifondere il medico per l’utilizzo del proprio veicolo nei vari spostamenti da una sede all’altra, per l’assistenza pediatrica (che comporta una serie di maggiori e più gravose responsabilità) ma soprattutto era connessa al potenziale rischio per l’incolumità dei medici che, soprattutto quando esercitano in sedi isolate o in zone molto critiche, potevano essere vittime di malviventi di ogni sorta.

«I medici possono però richiedere la declaratoria di illegittimità, con conseguente disapplicazione dei provvedimenti assunti dalle Asl con cui è stata sospesa l’erogazione dell’indennità di rischio ai medici di continuità assistenziale», sottolineano alla Consulcesi & Partners. 

Alcune pronunce giurisprudenziali, intervenute sulla questione, hanno per l’appunto affermato che i provvedimenti delle Aziende sanitarie non potevano essere adottati autoritativamente dall’Amministrazione perché - per individuare concretamente le modalità di contenimento della spesa da attuare – l’Azienda avrebbe dovuto attivare la "concertazione" e cioè il confronto con la Regione e le organizzazioni sindacali (v. da ultimo Trib. di Teramo 13.06.2017 ed inoltre, Corte di Appello di L'Aquila n. 595/2013; Tribunale di Chieti n. 473/2012; Tribunale dell'Aquila n. 361 e n. 362/2011).

«È legittimo il potere discrezionale della Pubblica Amministrazione di fissare un limite di spesa a prescindere da qualsiasi contrattazione collettiva con le strutture sanitarie, - spiegano alla Consulcesi & Partners  - ma non può dirsi altrettanto delle concrete modalità con cui il rispetto di tali limiti viene perseguito, laddove queste comportino modifiche ed integrazioni agli Accordi collettivi regionali che non possono essere derogati unilateralmente dall’Amministrazione, vincolata al loro rispetto».

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