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Scoperta la causa principale delle aritmie per la sindrome di Brugada

Cardiologia Redazione DottNet | 27/11/2018 14:06

Studio italiano rivela un'anomalia del muscolo cardiaco stesso e uno stato infiammatorio non comune

Nel 75% dei casi della sindrome di Brugada, una rara malattia genetica che colpisce il cuore, alla base delle aritmie cardiache tipiche della patologia c'è un'anomalia del muscolo cardiaco stesso e uno stato infiammatorio anomalo.  Questo è il risultato di una ricerca italiana condotta dalla Fondazione policlinico universitario A. Gemelli Irccs - Università Cattolica e pubblicata sul Journal of the American College of Cardiology. Questa scoperta permetterà di predire quali pazienti con la sindrome sono a rischio di aritmie e di morte cardiaca improvvisa, soprattutto in soggetti giovani altrimenti considerati completamente sani. "Con questo lavoro abbiamo ulteriormente dimostrato che importanti alterazioni del muscolo cardiaco sono presenti nella maggior parte dei pazienti che sono alla base delle alterazioni elettriche e delle aritmie fatali", spiega Antonio Oliva, dell'Istituto di sanità pubblica dell'Università Cattolica e coordinatore dello studio.

Per Filippo Crea, direttore del Dipartimento di scienze cardiovascolari e toraciche del Gemelli viene dimostrato "che non solo alterazioni genetiche ma anche un'infiammazione del cuore può causare la sindrome di Brugada". Ciò, aggiunge "apre nuove strade per l'identificazione dei pazienti con sindrome di Brugada ad alto rischio di morte improvvisa che necessitano dell'impianto di un defibrillatore". Lo studio è stato supportato da un finanziamento della Fondazione Telethon assegnato a Maurizio Pieroni del Dipartimento cardiovascolare e neurologico dell'Ospedale San Donato di Arezzo e al professor Oliva ed è stato svolto in collaborazione con Ramon Brugada dell'Università di Girona, in Spagna (colui che ha scoperto la patologia).  La prevalenza stimata nel mondo della sindrome è di cinque casi ogni diecimila persone. Viene diagnosticata generalmente in età adulta. In età infantile può spiegare alcuni casi di sindrome della morte in culla. Tra i due sessi è quello maschile il più colpito, con un'incidenza da otto a dieci volte maggiore di quella del sesso femminile.

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fonte: Journal of the American College of Cardiology

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