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Neonatologi, il congedo di maternità dev'essere di sei mesi

Nutrizione Redazione DottNet | 20/12/2018 16:27

Favorisce l'allattamento al seno. Il presidente Fabio Mosca: "Tutela maggiore per i neonati pretermine e per i nati con gravi patologie"

"Il congedo di maternità dovrebbe essere di almeno 6 mesi, per agevolare le donne nel raggiungere il tempo minimo necessario per l'allattamento esclusivo al seno, primo ed ineguagliabile investimento che una madre può donare al proprio figlio".

Il Presidente della Società Italiana di Neonatologia (SIN), commentando l'emendamento alla Legge di Bilancio 2018 che prevede una riforma del Congedo di maternità, consentendo alle donne di poter scegliere di lavorare fino a pochi giorni dal parto, usufruendo dei 5 mesi di congedo ed astenersi dal lavoro esclusivamente dopo il parto, sposta il problema sulla tutela del neonato e dell’allattamento materno. 

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Nei primi giorni di vita, infatti, il 90% delle donne italiane comincia ad allattare al seno, ma già a 4 mesi l’allattamento materno esclusivo crolla al 31% e solo il 10% delle mamme continua ad allattare oltre i 6 mesi di vita.

Secondo il Presidente della SIN, Fabio Mosca, il vero problema non è la ripartizione dei 5 mesi previsti attualmente per il congedo di maternità, ma "garantire alla donna e ai genitori, anche con il congedo di paternità, esteso con la nuova legge a 5 giorni, il giusto supporto affinché i neonati possano essere seguiti adeguatamente nei primi mesi di vita, tenendo conto che il ruolo sociale della donna è radicalmente cambiato. Dobbiamo mettere in campo tutte le risorse per creare ed incentivare condizioni che permettano alle mamme di continuare ad allattare al seno almeno nei primi sei mesi di vita".

Il Presidente della SIN sottolinea anche l’importanza di stili di vita corretti durante la gravidanza, che devono essere consigliati e monitorati dal ginecologo, che concorderà con la singola donna gravida l’impegno lavorativo compatibile, a seconda del tipo di lavoro e dell’andamento della gravidanza stessa.

La vigente normativa, prevista dai d.l. n. 151/2001 e n.80/2015, garantisce il congedo di maternità in caso di parto prematuro a tutela di mamma e neonato, che è salvaguardato anche dalle nuove disposizioni in materia introdotte con la legge di bilancio. "I nati pretermine, cioè prima della 37a settimana, richiedono, infatti, molte più cure, sia perché spesso trascorrono lunghi periodi, a volte diversi mesi, ricoverati nelle Terapie Intensive Neonatali (TIN), sia perché il rientro a casa dopo la dimissione può essere complicato dalle diverse patologie di cui il bambino è affetto", continua Mosca - "L'allattamento al seno e la vicinanza dei genitori, favorite anche dall’apertura h24 delle TIN, costituiscono importanti terapie di supporto che possiamo garantire a questi neonati. Se da un lato apprezziamo gli sforzi che stanno facendo il Governo e il Parlamento, anche con gli ultimi emendamenti alla Legge di Bilancio, per supportare la famiglia e i genitori, dall'altro chiediamo una sempre maggiore attenzione per i neonati pretermine e in generale per tutti i nati con patologie gravi, in particolare per migliorare l’assistenza domiciliare ed i servizi di follow up".

"Come SIN riteniamo prioritario concentrare il dibattito sulla creazione di condizioni favorevoli alla famiglia e alle donne lavoratrici", conclude Mosca, "la cui mancanza, in questi anni, ha influito in modo determinante sul calo della natalità. Bisogna riportare il neonato al centro del futuro e per farlo dobbiamo lavorare tutti insieme per sostenere le giovani coppie, i genitori e le famiglie. Le nuove opportunità di organizzazione dei congedi, anche quello paterno, si muovono sicuramente in questa direzione, ma è necessario un piano strutturato e continuativo di incentivi alle famiglie, che dia certezza e stabilità sul futuro."

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