Studio sulla colecistochina: controlla la sazietà
Quando l'ormone della sazietà, la colecistochina, ha un alto livello, il rischio di avere il morbo di Alzheimer si riduce del 65%. E' questo il risultato di uno studio dell'Università dell'Iowa che è stato pubblicato sulla rivista scientifica Neurobiology of Aging. La ricerca ha coinvolto 287 persone e ha analizzato proprio questo particolare ormone che si trova sia nell'intestino tenue sia nel cervello. Nel tenue la colecistochina permette l'assorbimento di grassi e proteine. Nel cervello, invece, è nell'ippocampo (la regione cerebrale che si occupa della formazione della memoria). Gli studiosi hanno scoperto che le persone che hanno un maggiore livello di colecistochina hanno un rischio ridotto del 65% di avere un deterioramento cognitivo, o il morbo di Alzheimer.
Sono stati anche analizzati i livelli delle proteine p-tau e tau, che si pensa siano tossiche per il cervello, per vedere come queste possono avere un impatto sulla colecistochina e sulla memoria. Hanno scoperto che con l'aumento dei livelli delle tau, la maggior quantità di colecistochina non era più correlata a un minore declino della memoria. "Osservando l'aspetto nutrizionale, possiamo dire se una certa dieta può prevenire la malattia di Alzheimer o prevenire la progressione della stessa patologia", ha detto Alexandra Plagman, autrice principale dello studio.
fonte: Neurobiology of Aging
Lo indica una ricerca della Monash University di Melbourne, pubblicata su Preventive Medicine Report
Alessandro Padovani: “Per l’Alzheimer si riduce l’incidenza e aumenta la prevalenza. Gli ottantenni di oggi sono meno colpiti, ma l’invecchiamento della popolazione porta in assoluto a un incremento di pazienti”
La variante protettiva identificata dallo studio si trova in un gene che produce fibronectina
Lo rivela uno studio condotto da un gruppo di ricercatori della Case Western Reserve University School of Medicine, pubblicato su Nature Neuroscience
Lo indica una ricerca della Monash University di Melbourne, pubblicata su Preventive Medicine Report
Alessandro Padovani: “Per l’Alzheimer si riduce l’incidenza e aumenta la prevalenza. Gli ottantenni di oggi sono meno colpiti, ma l’invecchiamento della popolazione porta in assoluto a un incremento di pazienti”
La variante protettiva identificata dallo studio si trova in un gene che produce fibronectina
Lo rivela uno studio condotto da un gruppo di ricercatori della Case Western Reserve University School of Medicine, pubblicato su Nature Neuroscience
Aumenteranno le ore, dalle attuali 3 alle future 6. Gli studi dovranno essere più facilmente fruibili, non trovarsi a un terzo piano senza ascensore ma fronte strada per essere raggiungibili da tutti
Lo rivela uno studio pubblicato sul Journal of American Medical Association che sottolinea l'amara scoperta
Il pericoloso patogeno scatena un'infezione potenzialmente mortale
Quici: “Siamo preoccupati perché da una simulazione sul rinnovo del contratto del comparto e della dirigenza emerge che il fabbisogno del triennio 2022/2024 è superiore ai 2,3 miliardi stanziati con la Finanziaria"
Commenti