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Cassazione, il tempo per la vestizione va retribuito

Medlex Redazione DottNet | 19/02/2019 21:21

Quelle ore danno diritto alla retribuzione perché è un obbligo imposto dalle superiori esigenze di sicurezza ed igiene

L'orario di vestizione va retribuito. Lo afferma la Corte di Cassazione nell'ordinanza 3901 dell’11 febbraio (clicca qui per scaricare il testo completo) che rimanda alla Corte d’Appello di Perugia la decisione. La Corte territoriale, in riforma della pronuncia del Tribunale di Orvieto, aveva rigettato la domanda di cinque infermieri, tutti impiegati presso il medesimo Ospedale locale, volta ad ottenere la condanna dell’Ausl della Regione Umbria, al pagamento del compenso a titolo di indennità per lavoro straordinario.

Si trattava del tempo occorrente per la vestizione, anticipato di 15 minuti rispetto all’inizio del turno, e per il passaggio di consegne al personale del turno montante, di altri 15 minuti. La corte d'Appello, aveva confermato la sentenza di primo grado, non riconoscendo agli istanti il diritto alla retribuzione per lavoro straordinario per il passaggio di consegne a fine turno, ma l’aveva riformata positivamente con riguardo al tempo necessario alla vestizione a inizio turno.

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La motivazione si fondava sul principio vigente nel pubblico impiego contrattualizzato, secondo cui le prestazioni di lavoro straordinario per le quali si chiede il relativo compenso, devono essere preventivamente autorizzate.

Ebbene, da quanto emerso in giudizio non risultava che il dirigente del servizio infermieristico o gli altri organi competenti dell’Ausl avessero mai concesso tale autorizzazione o quanto meno, essa non era stata provata dai ricorrenti.

La sentenza
La Cassazione ha invece deciso di rinviare il tutto alla Corte d’Appello in diversa composizione perché “questa Corte – si legge - ha già deciso sull'oggetto della presente controversia, pronunciando il seguente principio di diritto: ‘In materia di orario di lavoro nell'ambito dell'attività infermieristica, nel silenzio della contrattazione collettiva, il tempo di vestizione-svestizione dà diritto alla retribuzione al di là del rapporto sinallagmatico, trattandosi di obbligo imposto dalle superiori esigenze di sicurezza e igiene, riguardanti sia la gestione del servizio pubblico sia la stessa incolumità del personale addetto’ (Cass. n.12935 del 2018; Cass.27799 del 2017)”.

Secondo l’ultima sentenza richiamata dalla Cassazione l'onere della vestizione dei sanitari non è imposto da un interesse aziendale ma da quello dell'igiene pubblica e quindi ha ritenuto “correttamente affermato il diritto alla retribuzione soltanto per il tempo effettivo eventualmente di volta in volta utilizzato dal lavoratore; che pertanto il punto qualificante della controversa materia diventa verificare se i tempi di vestizione/svestizione siano stati utilizzati fuori o all'interno dell'orario di lavoro”.

Per quanto riguarda in particolare il lavoro nelle strutture sanitarie la sentenza ricorda che “nel silenzio della contrattazione collettiva integrativa, il tempo di vestizione/svestizione dà diritto alla retribuzione, essendo detto obbligo imposto dalle superiori esigenze di sicurezza e igiene riguardanti sia la gestione del servizio pubblico sia la stessa incolumità del personale addetto”. E questo anche se intanto con il rinnovo del contratto siglato il 21 maggio 2018 – ma i fatti si riferiscono a una data antecedente -  è stata prevista la retribuzione del tempo di vestizione e svestizione, determinandola in 15 minuti per ogni turno. Infine, per completezza, vi è da riferire come il diritto alla retribuzione di questo tempo, se dovuto, si prescrive nel termine di cinque anni.

“In definitiva – conclude la Cassazione - il ricorso va accolto; la sentenza impugnata va cassata e la causa rinviata alla Corte d'Appello in diversa composizione, anche sulle spese del giudizio di legittimità: visto l'accoglimento del ricorso non sussistono i presupposti per il versamento da parte dei ricorrenti dell'ulteriore importo a titolo di contributo unificato”.

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