L’andamento della retribuzione media è stata pressoché costante per il blocco della contrattazione collettiva nazionale
Continua a calare il numero dei dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale. Dal 2009 a 2017 la sanità pubblica ha perso oltre 46.500 addetti, con una contrazione del 6,2%. E' quanto emerge dal Conto Annuale della Ragioneria dello Stato 2017, che analizza i dati del personale della Pubblica Amministrazione. La Sanità è seconda (dopo l'area delle Regioni e autonomie locali) quanto a numero netto di perdite, ma "date le dimensioni del comparto, in termini percentuali, la contrazione del 6,2% non è fra le più significative", si legge. Inoltre, "il tasso di riduzione del personale di questo comparto si è fortemente ridotto negli ultimi anni" e in particolare è passato da 648.729 dipendenti del 2016 a 647.048 del 2017, ovvero 1.681 in meno. "Fattore rilevante" è rappresentato dalla sottoposizione o meno delle Regioni ai piani di rientro della spesa sanitaria.
Il personale medico e il personale non dirigente seguono questo andamento. Nel periodo 2007-2017 i medici registrano una diminuzione di 5.876 unità (-5%) mentre il personale non dirigente cala dalle 543.207 unità del 2007 alle 517.134 nel 2017, con una diminuzione del 4,8% (26.073 unità in meno). Ma in realtà i medici aumentano per la prima volta nel 2017 di 376 unità, il personale non dirigente diminuisce di 1.705 unità (tra questi gli infermieri di 58 unità) e i dirigenti non medici diminuiscono di 274 unità (ma tra questi aumentano di 75 unità i farmacisti). Nel lungo periodo, i dirigenti non medici e la macrocategoria “altro personale” (direttori generali e personale contrattista) invece registrano decrementi maggiori. I primi con una diminuzione di 2.629 unità (-12,7 per cento), mentre l’altro personale passa dalle 1.587 unità del 2007 alle 1.010 nel 2017 (-36,4%).
La dinamica, sottolinea la stessa Rgs è il risultato delle misure di contenimento della spesa di personale e spiega che gli enti del Ssn, a differenza di altri settori del pubblico impiego, non sono sottoposti a un limite assunzionale da turn over ma a un vincolo di spesa: quella 2004 meno l’1,4 per cento. E per le Regioni adempienti (in equilibrio economico) è previsto negli anni dal 2015 al 2019, un percorso di graduale riduzione della spesa di personale ovvero una variazione dello 0,1 per cento fino al totale conseguimento nel 2020 degli obiettivi previsti dalla legge 191/2009.
Ulteriori vincoli in materia, sono scritti invece per le Regioni in Piano di rientro. Analizzando la variazione percentuale della distribuzione geografica del personale Ssn tra il 2007 e il 2017, si nota che le regioni più penalizzate sono il Lazio, la Campania e il Molise dove, rispettivamente, si ha un calo del personale del 20%, 22,4% e 26,30%. Al contrario regioni come la Valle d’Aosta, la Sardegna e la Basilicata hanno fatto registrare un deciso incremento del personale rispettivamente del 10,2%, 5,2% e 4,7%. Infine, regioni del centro nord come Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte registrano un andamento dell’occupazione in leggero calo.
La riduzione di personale, di tutte le categorie, è particolarmente significativa secondo la Rgs soprattutto nelle regioni in Piano di rientro e il dato medio complessivo di riduzione del personale dell’intero comparto sconta al suo interno una significativa varianza tra queste e le regioni, invece, in equilibrio finanziario.La media dei dipendenti ogni 10mila abitanti è di 122 unità e la Valle d’Aosta, la provincia autonoma di Bolzano, il Friuli Venezia Giulia, e la Liguria si collocano sopra la media. Tra le regioni sotto la media, la Campania, il Lazio, la Sicilia e la Puglia.
L’andamento della retribuzione media è stata pressoché costante per il blocco della contrattazione collettiva nazionale nel periodo 2010-2015 che ha lasciato invariate le retribuzioni del personale dipendente. Le variazioni registrate nella retribuzione media dopo il 2010, sono dovute alla diversa composizione del personale a seguito delle cessazioni dal servizio, solo in parte ricoperte da nuove assunzioni, per effetto delle limitazioni imposte al turn over. Risultati analoghi si raggiungono analizzando i rapporti tra le retribuzioni nelle varie macrocategorie di personale, costanti lungo tutto l’arco temporale considerato.
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